Sappiamo dalla testimonianza delle parole di Cristo stesso che ai dannati sarà permesso di parlare con Lui, dopo aver ricevuto la loro condanna. Poi (cioè dopo che la sentenza è stata pronunciata) Egli ci dice: "Gli risponderanno anche dicendo: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato, assetato, forestiero, nudo, malato o in prigione e non ti abbiamo servito?" (Mt. xxv. 44). Quando le anime perdute percepiranno che non c'è alcun residuo di speranza che la loro terribile sentenza di condanna possa essere mitigata, nella loro disperazione, pronunceranno orribili imprecazioni: "Maledetti i genitori che ci hanno messo al mondo; maledetti tutti coloro che ci hanno indotto al peccato; maledetti tutti gli uomini che hanno vissuto con noi su questa terra; maledetto Colui che ci ha creati; maledetto il sangue di Cristo, con il quale siamo stati redenti; maledetti tutti i santi di Dio!". Che cosa farà il Giudice divino quando li sentirà vilipendere Dio in questo modo sconvolgente? Quando Egli stesso, davanti al consiglio ebraico, riconobbe di essere il Figlio di Dio, il sommo sacerdote Caifa si stracciò le vesti e gridò a gran voce: "Ha bestemmiato; ora che avete udito la bestemmia, che ne pensate?". E il popolo, rispondendo, disse: "È degno di morte". La stessa scena si svolgerà ora, solo che sarà mille volte più terribile. Quando Cristo sentirà queste bestemmie, esclamerà, con santa indignazione: "Hanno bestemmiato Dio, hanno maledetto Me e i miei santi! L'avete sentito voi stessi, ora che ne pensate?". Allora tutti gli angeli e i santi risponderanno: "Sono degni della morte eterna, delle pene eterne dell'inferno! Via con loro nel luogo del tormento, via con loro nel fuoco eterno!". Allora si compirà ciò che è stato predetto nel libro della Sapienza: "Il Giudice divino prenderà lo zelo come armatura e armerà la creatura per la vendetta dei suoi nemici. Indosserà la giustizia come corazza e prenderà il vero giudizio come elmo. Prenderà l'equità come scudo invincibile, affilerà la sua ira severa come lancia e il mondo intero combatterà con Lui contro gli sprovveduti. Allora i fulmini scenderanno direttamente dalle nubi, come da un arco ben teso. Saranno scagliati e voleranno verso il bersaglio. Una fitta grandine sarà lanciata su di loro dall'ira della pietra; le acque del mare si scateneranno contro di loro e i fiumi scorreranno insieme in modo terribile. Un vento potente si alzerà contro di loro e come un turbine li dividerà; la loro iniquità porterà tutta la terra nel deserto e la malvagità rovescerà i troni dei potenti" (Sap. v. 18-24). In queste terribili parole la Sacra Scrittura, il libro della verità eterna, descrive la sacra indignazione con cui il Giudice supremo castigherà i dannati mentre sono ancora sulla terra. Tutti gli elementi, i tuoni, i fulmini, le grandinate, i flutti impetuosi dell'oceano, i turbini e le tempeste, tutte le potenze, insomma, della natura diventeranno strumenti per eseguire la vendetta di Dio su coloro che si sono ribellati a Lui, su quei miserabili abbandonati la cui esistenza sulla terra è stata un lungo e terribile oltraggio al loro Creatore. Infatti, con le loro parole e le loro opere hanno bestemmiato Lui, il Dio di infinita santità, potenza e amorevolezza. Hanno offeso senza ritegno il Creatore e il Conservatore del regno della natura; perciò tutta la natura si solleva contro di loro per vendicarsi. Ora, quando Cristo avrà riversato su questi infelici esseri tutta la rabbia delle potenze della natura nella loro furia vendicativa e primitiva, la terra si aprirà sotto i loro piedi ed essi, insieme a tutti i diavoli, saranno inghiottiti. San Giovanni, nell'Apocalisse, dice: "E un angelo potente prese una pietra, come se fosse una grande macina da mulino, e la gettò nel mare, dicendo: Con tale violenza sarà gettata Babilonia, la grande città, e non si troverà più nulla" (Apoc. xviii. 21). Queste parole pronunciate dall'angelo non significano forse che tutte le anime perdute scenderanno all'inferno con l'impeto di una macina da mulino che affonda in fondo all'abisso di acque in cui viene scagliata?
Oh, terribile caduta dei dannati! Chi può pensare ad essa senza rabbrividire! Ahimè per coloro per i quali è stata preparata; meglio sarebbe per loro se non fossero mai nati! Così scenderanno, e l'inferno, quando lo raggiungeranno, come un drago feroce, aprirà le sue fauci per divorarli, ed essi saranno inghiottiti al loro interno, secondo la profezia di Isaia: "L'inferno ha allargato la sua anima e ha aperto la sua bocca senza limiti, e allora i forti, i loro popoli, i loro alti e gloriosi vi scenderanno" (Is. v. 14). Chi può descrivere la disperazione dei dannati, la rabbia con cui nell'abisso profondo e cupo dell'inferno cercheranno, nella loro furia, di dilaniarsi e lacerarsi a vicenda. Quali parole possono descrivere gli ululati e i gemiti che risuoneranno in quel luogo di tormento? È al di là del potere dell'uomo di concepire. Infatti, se la Sacra Scrittura ci dice che occhio non ha visto, né orecchio ha udito, né è entrato nel cuore dell'uomo ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano, non si può forse dire che l'uomo non può farsi un'idea di ciò che Dio ha preparato per coloro che lo hanno insultato così frequentemente, così sfacciatamente? E se le gioie del cielo superano ogni nostra capacità di descrizione, non saranno forse inconcepibilmente grandi anche i tormenti dell'inferno? Rifletti su questo, o lettore, rifletti spesso, e non sprecare la tua vita in piaceri oziosi, ma cerca di salvare la tua anima. Invoca Dio con tutto il fervore del tuo cuore e supplicalo di concederti una sentenza favorevole nel giorno del giudizio finale, dicendo: Dio giustissimo e giudice di tutti gli uomini! Molte volte e gravemente ti ho offeso e non ho nulla da aspettarmi dalla tua giustizia se non un severo castigo. Tuttavia, ora confesso i miei misfatti; me ne pento e li aborrisco, e mi riprometto fermamente, da questo momento in poi, di esserti sempre fedele. Ti prego quindi di perdonare misericordiosamente i miei peccati, affinché io possa sfuggire alla morte eterna e possa raggiungere la felicità eterna. Amen
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