lunedì 10 aprile 2023

I SEGNI DI DIO NELLA VITA DI UN BAMBINO AFRICANO

 


Come sono stati gli anni della scuola francese nel suo villaggio?


Dall'età di sette anni, andavo a scuola dopo la messa. A quel tempo, a casa parlavamo la nostra lingua, ma in classe e a ricreazione dovevamo usare il francese. Se infrangevamo questa regola, venivamo puniti con un "marchio", una specie di collanina di legno grezzo che simboleggiava la nostra colpa... Ma la verità è che i bambini erano orgogliosi di andare a scuola e di imparare la lingua e la cultura francese. Eravamo desiderosi di aprirci a tutto ciò che portava alla conoscenza e al mondo della scienza.

L'amicizia tra i compagni di scuola era molto stretta: anche i più grandi erano molto uniti. Potevamo litigare, ma non succedeva mai nulla di grave. Oggi ho perso molti di quegli amici: sono morti molto giovani. Altri vivono ancora nel villaggio o in altre parti della Guinea. Ho molti ricordi di quel tempo puro, segnato dall'eroismo dei missionari, la cui vita era impregnata di Dio.

Ero figlio unico ed ero circondato dall'affetto, ma non iperprotetto. I miei genitori non mi hanno mai punito: avevo per loro un affetto immenso e una venerazione affettuosa. Anche se ora sono tornati alla casa del Padre, sento in ogni momento l'amore che ci tiene profondamente uniti.

Ricordo anche la mia nonna materna, che fu battezzata alla fine della sua vita, nel momento stesso della sua morte. Fu battezzata con il nome di Rosa, la santa a cui era dedicata la parrocchia. Mia nonna accettò il battesimo quando il sacerdote le spiegò che avrebbe potuto raggiungerci in cielo. All'inizio non capivo il significato del battesimo: era una gioia immensa che diventasse figlia di Dio, perché ero sicuro che un giorno saremmo andati a vivere in cielo insieme.

CARDINALE ROBERT SARAH

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