«Donna, ecco tuo figlio!».
Era la seconda natività. Maria aveva dato alla luce il suo primogenito senza dolori di parto, nella grotta di Betlemme; adesso dà alla luce il suo secondogenito, Giovanni, tra i dolori del Calvario. Solo adesso Maria sperimenta i dolori del parto, non solo nel dare alla luce il suo secondogenito, Giovanni, ma anche nel dare alla luce tutti coloro che, nelle ere cristiane, sarebbero nati da lei come «figli di Maria».
Ora possiamo capire perché Gesù fu chiamato suo «primogenito ». Non perché Maria avrebbe avuto altri figli secondo la carne e il sangue, ma perché avrebbe partorito altri figli attraverso le doglie del suo cuore. La condanna divina inflitta a Eva è ora rinnovata in Maria, la nuova Eva, poiché essa partorisce i suoi figli con dolore.
Maria, quindi, non è solo la madre di Gesù Cristo, ma è anche madre nostra. Questo non le è dato semplicemente come titolo di cortesia; non si tratta nemmeno di una finzione giuridica o di un linguaggio figurato. Siamo veramente figli suoi e lo siamo a pieno diritto, poiché essa ci ha partoriti nel dolore ai piedi della croce.
All’ombra dell’albero del bene e del male, Eva aveva perso il titolo di Madre dei viventi, a causa della sua debolezza e della sua disobbedienza. Ora, invece, ai piedi dell’albero della croce, Maria, grazie al suo coraggioso sacrificio e alla sua fedele obbedienza, ha riacquistato il titolo di Madre dei viventi.
Che destino meraviglioso avere come madre la Madre di Dio e come fratello Gesù!
(Fulton J. Sheen, da "Le ultime Sette Parole")
Nessun commento:
Posta un commento