AGOSTINO AI SANTI FRATELLI E VESCOVI EUTROPIO E PAOLO
La quindicesima contestazione: con quale giustizia Dio imputerebbe all'uomo quello che l'uomo non può evitare?
6. 15. Scrive costui: Si deve dire anche questo: Dio è certamente giusto e non lo si può davvero negare. Ma Dio imputa all'uomo qualsiasi peccato. E anche questo, credo, si deve riconoscere, perché non è nemmeno peccato ciò che non sarà imputato a peccato. Ora, concessa l'esistenza di qualche peccato che non si possa evitare, com'è possibile dire giusto Dio, se si crede che imputi a chiunque ciò che non si può evitare? Noi rispondiamo che già nei tempi antichi si è gridato contro i superbi: Beato l'uomo a cui il Signore non imputa il peccato 40. Non lo imputa infatti a coloro che gli dicono sinceramente: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 41. E giustamente non lo imputa, perché è giusta la regola: Con la misura con la quale misurate sarete misurati 42. Ora, il peccato si ha o quando non c'è la carità che ci dev'essere o quando la carità è inferiore a quella che dev'essere, sia che ciò si possa evitare dalla volontà, sia che non si possa evitare. Se si può, il peccato è della volontà presente; se invece non si può, il peccato è stato della volontà passata, e tuttavia tale peccato si può sempre evitare, non quando si aizza una superba volontà, ma quando si aiuta un'umile volontà.
La sedicesima contestazione: se non posso, come sono colpevole?
7. 16. Dopo queste proposizioni colui che le ha scritte s'introduce in prima persona come se discutesse con un altro, si fa interrogare e si fa dire dal finto interrogante: Potresti darmi un uomo senza peccato? Risponde costui: Ti do chi lo potrebbe essere. A sua volta l'interrogante gli chiede: Chi è? Egli risponde: Tu stesso. E prosegue: Se tu dici: Io non posso esser senza peccato, bisogna che tu risponda di chi è la colpa? Se dici: È mia, ti chiedo: E com'è tua, se tu non puoi esser senza peccato? Si fa interrogare di nuovo e si fa dire dall'interrogante: Tu che dici l'uomo capace di esser senza peccato, sei tu stesso senza peccato? Risponde: Che io non sia senza peccato di chi è la colpa? Se mi si dirà: È tua la colpa, si deve rispondere: Com'è mia, se non posso essere senza peccato?
Noi rispondiamo che nei riguardi di questo dialogo immaginario non ci dev'essere nessun conflitto con costoro, perché l'interessato di turno non ha osato dire che l'uomo, o qualcun altro e lui stesso, è senza peccato, ma ha risposto semplicemente che può esser senza peccato: ciò che nemmeno noi neghiamo. Ma quando lo possa essere e per mezzo di chi: questa è la questione. Se infatti lo è già attualmente, allora non è più vero che ogni anima fedele posta nel corpo di questa morte deve pregare dicendo: Rimetti a noi i nostri debiti 43, dopo che nel santo battesimo sono già stati rimessi tutti i peccati passati. Ora, chiunque tenta di convincere che le membra fedeli del Cristo non hanno da pregare in questo modo non fa altro che confessare da sé di non esser cristiano. Quanto poi al secondo punto della questione, se da se stesso l'uomo può esser senza peccato, allora il Cristo è morto invano 44. Invece il Cristo non è morto invano. L'uomo dunque, nemmeno quando lo vuole, può esser senza peccato se non è aiutato dalla grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore 45. Il perfetto compimento dell'assenza del peccato si va già preparando adesso in coloro che progrediscono e sarà pieno sotto ogni aspetto, quando la nemica morte sarà stata ingoiata 46 e quando la carità che adesso si nutre di fede e di speranza sarà perfetta per la visione e il possesso.
Il precetto di essere senza peccato equivale per 1'uomo al precetto di giungere alla vita eterna, dove solamente sarà senza peccato.
8. 17. Prende poi a dimostrare la sua tesi con testimonianze divine. Vediamo più attentamente come proceda. Scrive: Testimonianze con le quali si prova che è stato comandato all'uomo d'esser senza peccato. A questo noi rispondiamo: La questione non è se sia stato comandato, ciò che è molto chiaro, ma se quello stesso che risulta comandato si possa adempiere nel corpo di questa morte 47, dove la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne 48, sicché non facciamo ciò che vorremmo. E dal corpo di questa morte non è che ciascuno si liberi finendo questa vita, ma si libera chi in questa vita ha ricevuto la grazia e ha fatto di tutto con le buone opere per non riceverla invano. Altra cosa è infatti uscire da questo corpo, al che costringe tutti gli uomini l'ultimo giorno di questa vita; altra cosa è invece liberarsi dal corpo di questa morte 49, il che solo la grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore 50 concede ai suoi santi e fedeli. Dopo questa vita si rende poi la ricompensa che fa perfetti, ma si rende solamente a coloro dai quali in questa vita si acquista il merito della medesima ricompensa. Infatti non sarà dato di giungere alla sazietà della giustizia a chiunque sarà partito da quaggiù, ma soltanto a chi, quand'era quaggiù, ha corso verso di essa soffrendone fame e sete.
Beati, appunto, quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati 51.
Sant'Agostino
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