domenica 16 febbraio 2020

Al di là della sofferenza



Felici voi!

Gesù chiama felici, «beati» e fortunati coloro che soffrono riponendo la loro fiducia e la loro speranza in Dio. 
Cosa serve «godere» ed essere «felici» della felicità che dà il mondo, se alla fine ci sentiamo vuoti e tristi per non aver compiuto adeguatamente la nostra missione? Meglio è accettare la volontà di Dio che, a volte, permette la sofferenza nelle nostre vite, avendo così l’opportunità di crescere e maturare spiritualmente, per potere poi godere ed essere molto più felici per tutta l’eternità.
Gesù, nelle Beatitudini, che è come la Magna Charta del Vangelo, illumina la vita di coloro che soffrono dando loro una grande speranza. Il loro dolore, quale che sia, (infermità, vecchiaia, persecuzione, disprezzo...) non resterà senza ricompensa, se viene accettato con pace e amorevole rassegnazione.

Dice Gesù:

«Beati i poveri,
perché vostro è il regno di Dio. 
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati. [...]
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, 
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi, quando gli uomini vi insulteranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli» (Lc 6, 20-23).

Potremmo riassumere le Beatitudini dicendo: «Beati coloro che soffrono per amor di Dio, perché saranno eternamente felici in cielo». Diversamente, succederà quello che dice il profeta Geremia. «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno, e il cui cuore si allontana dal Signore» (Ger 17, 5).
Per questo voi che soffrite, sollevate il vostro cuore a Dio e accettate tutto come venuto dalle sue mani amorevoli di Padre. Veramente è meraviglioso sapere che la nostra vita non dipende dal caso o da un destino cieco o dal movimento delle stelle, né è sottoposta a qualsiasi altra causa sconosciuta e impersonale. La nostra vita è nelle mani di Dio che ha presente anche i minimi dettagli e «anche tutti i capelli del vostro capo sono tutti contati» (Lc 12, 7).
Dio è buono, è nostro Padre e vuole la nostra felicità. Per questo è esigente e vuole il meglio per noi. Sa molto bene che spesso una sofferenza permessa da lui può aiutarci a migliorare e a crescere molto più di cinquant’anni di vita normale e senza problemi di nessun tipo. Perciò, l’amore di Dio nostro Padre a volte permette sofferenze nelle nostre vite anche se la nostra mente umana non le può capire. In questi casi l’unica cosa che ci rimane è accettarle senza disperazione e dire come Gesù: «Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14, 36).
Il conforto che il nostro dolore non è inutile, ma portatore di bene per noi e per il mondo intero, ci fa vedere la vita e il mondo dal punto di vista dell’amore di Dio che tutto tiene presente e tutto permette per il nostro bene. 
Che Dio sia benedetto!

..Padre Angel Peña

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