mercoledì 19 febbraio 2020

EPISTOLARIO



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"Dalle assicurazioni che in questa me ne fate ho provato un relativo sollievo,  privo però di ogni affetto dolce" (4 4 1917; 21 1 1918)  
Una tale mancanza di conforto e di adesione affettiva alle volte era per lui  causa di sofferenza intima, col dubbio che non si trattasse di una obbedienza  autentica, pur ammettendo che in nessun modo avrebbe inteso ribellarsi ad essa  "ad occhi aperti". 

"Nessun conforto scende più nel mio cuore e la tempesta cresce cresce  d'intensità. Opero solamente per obbedirvi, avendomi fatto conoscere il buon Dio  essere questa l'unica cosa a lui più accetta e per me unico mezzo di sperar salute e cantar vittoria. Ma, padre mio, che contrasto sento anche in questo.  Non sento, è vero, in me il contrasto di ribellarmi a chi mi dirige, ma  esperimento intanto una certa preoccupazione, che mi fa sentire male. Breve: l'ubbidienza costituisce tutto per me e nessun conforto io provo nel sottopormi  all'ubbidienza. Dio mi guardi, se dovessi ad occhi aperti menomamente  contravvenire a chi mi è stato assegnato per giudice esterno ed interno, eppure  come va che sono pieno di timori su questo punto? Ditemelo, per carità, come  dovrò in questo regolarmi" (26 8 1916). 
Il dubbio si rendeva ancora più doloroso e sconfortante quando, sotto l'influsso  satanico, egli non si rendeva conto se veramente la sua adesione al volere dei  direttori fosse sincera e profonda o soltanto una semplice apparenza esterna,  tanto più che dopo l'atto di adesione l'anima ripiombava nell'amarezza più  spietata:  
"L'assalto [di satana] si avanza, padre mio, e mi colpisce nel centro: la santa  ubbidienza, che era l'ultima voce rimasta a tener salda la fortezza decadente,  pare che ceda anch'essa sotto l'influsso satanico. Io voglio credere ad ogni  costo a questa voce e col fatto io credo, ignorando se sia un credere a fior di  labbra o anche con tutta la volontà, ma mi avveggo che questa voce  dell'ubbidienza annega nella furia delle ansie e dei tormenti, e dopo l'istantaneo conforto che viene da questa voce, l'anima si sente piombare in una amarezza più spietata, ed a larghi sorsi sorbire il calice dell'amarezza, senza  conforto alcuno ed inconscia del perché e per chi soffre" (5 9 1918).  
Dolorosa esperienza che si aggrava ancor più quando, scomparso il ricordo delle  assicurazioni ricevute dal direttore, compariva il dubbio se quell'atto di  ubbidienza fosse veramente uniformità o no al volere divino:  
"Vorrei, e mi sforzo sempre a volerlo, anche per rendere  meno malagevole la posizione mia quasi disperata, acquietarmi alle dichiarazioni  fattemi dalla guida, ma che! il solo dire credo costituisce per me un atroce  martirio, e quando si è giunti a proferire questo credo, che amarezza rimane in  fondo all'anima che si va spegnendo alla luce creata senza vedere altra luce! Ma  il più delle volte, e questo è ordinario, ed il peggio si è, che sparisce dalla mente ogni assicurazione, ogni dichiarazione, ogni esortazione, ogni consiglio  che le è venuto dalla guida" (13 11 1918; cf. 20 12 1918).
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PADRE PIO DA PIETRELCINA

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