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"Dalle assicurazioni che in questa me ne fate ho provato un relativo sollievo, privo però di ogni affetto dolce" (4 4 1917; 21 1 1918)
Una tale mancanza di conforto e di adesione affettiva alle volte era per lui causa di sofferenza intima, col dubbio che non si trattasse di una obbedienza autentica, pur ammettendo che in nessun modo avrebbe inteso ribellarsi ad essa "ad occhi aperti".
"Nessun conforto scende più nel mio cuore e la tempesta cresce cresce d'intensità. Opero solamente per obbedirvi, avendomi fatto conoscere il buon Dio essere questa l'unica cosa a lui più accetta e per me unico mezzo di sperar salute e cantar vittoria. Ma, padre mio, che contrasto sento anche in questo. Non sento, è vero, in me il contrasto di ribellarmi a chi mi dirige, ma esperimento intanto una certa preoccupazione, che mi fa sentire male. Breve: l'ubbidienza costituisce tutto per me e nessun conforto io provo nel sottopormi all'ubbidienza. Dio mi guardi, se dovessi ad occhi aperti menomamente contravvenire a chi mi è stato assegnato per giudice esterno ed interno, eppure come va che sono pieno di timori su questo punto? Ditemelo, per carità, come dovrò in questo regolarmi" (26 8 1916).
Il dubbio si rendeva ancora più doloroso e sconfortante quando, sotto l'influsso satanico, egli non si rendeva conto se veramente la sua adesione al volere dei direttori fosse sincera e profonda o soltanto una semplice apparenza esterna, tanto più che dopo l'atto di adesione l'anima ripiombava nell'amarezza più spietata:
"L'assalto [di satana] si avanza, padre mio, e mi colpisce nel centro: la santa ubbidienza, che era l'ultima voce rimasta a tener salda la fortezza decadente, pare che ceda anch'essa sotto l'influsso satanico. Io voglio credere ad ogni costo a questa voce e col fatto io credo, ignorando se sia un credere a fior di labbra o anche con tutta la volontà, ma mi avveggo che questa voce dell'ubbidienza annega nella furia delle ansie e dei tormenti, e dopo l'istantaneo conforto che viene da questa voce, l'anima si sente piombare in una amarezza più spietata, ed a larghi sorsi sorbire il calice dell'amarezza, senza conforto alcuno ed inconscia del perché e per chi soffre" (5 9 1918).
Dolorosa esperienza che si aggrava ancor più quando, scomparso il ricordo delle assicurazioni ricevute dal direttore, compariva il dubbio se quell'atto di ubbidienza fosse veramente uniformità o no al volere divino:
"Vorrei, e mi sforzo sempre a volerlo, anche per rendere meno malagevole la posizione mia quasi disperata, acquietarmi alle dichiarazioni fattemi dalla guida, ma che! il solo dire credo costituisce per me un atroce martirio, e quando si è giunti a proferire questo credo, che amarezza rimane in fondo all'anima che si va spegnendo alla luce creata senza vedere altra luce! Ma il più delle volte, e questo è ordinario, ed il peggio si è, che sparisce dalla mente ogni assicurazione, ogni dichiarazione, ogni esortazione, ogni consiglio che le è venuto dalla guida" (13 11 1918; cf. 20 12 1918).
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PADRE PIO DA PIETRELCINA
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