sabato 18 aprile 2020

EPISTOLARIO



Il direttore 

Insistente richiesta.   Non per iniziativa personale, ma, in un secondo tempo,  alla richiesta esplicita e ripetuto invito, padre Pio assume le parti di maestro  e direttore dei suoi maestri e direttori. E lo fa non senza una certa ritrosia e  con grande timore riverenziale. Ritiene una stonatura l'inversione delle parti e  un controsenso che il discepolo diventi maestro di chi ha il compito di  insegnargli, che l'infermo prescriva ricette e amministri farmachi al suo  medico:  

"Mi fate un paterno rimprovero dal perché non vi parlo mai nelle mie lettere del  vostro spirito, ed avete ben ragione. Ma, che volete, sembrami una vera  stonatura che mentre l'infermo ricorre per rimedi al medico, si permetta di  scoprire in pari tempo al suo medico le di lui infermità. Ma sorvolando sopra  questa stonatura, per non contravvenirvi e solo per ubbidirvi, mi permetto di  dirvi ciò che il Signore mi permette di manifestarvi, sicuro di farvi cosa grata  e di essere da voi compatito per la mia spudoratezza" (9 5 1915). 
"Mi confondo, mi copro il volto di rossore nel leggere la vostra paterna  ammonizione, che cioè volendo per me le necessarie assicurazioni e desiderando  che mi si scriva assai per consolarmi, sia io tanto parco nel darle agli altri e  specialmente a voi. L'è questo un dolce vostro rimprovero ma a me riesce assai  amaro da strapparmi le lagrime, perché vedo che ne avete tanta ragione. Ma sarà  mai possibile che un infermo prescrive medicine al suo medico? Oh! e non sarebbe  troppa spudoratezza il farla da medico col suo medico? Se poi sono parco con gli  altri è perché temo che il troppo parlare non mi abbia da far sbagliare" (1 6  1915). 

"Ho letto e riletto attentamente nella vostra lettera quello che riguarda le  vostre interne sofferenze, e sono compreso da un senso vivissimo di umiliazione  nel dover venire a decidere cose che riguardano voi, mio padre, mia guida, mio  superiore. Avrei voluto esimermi da questo dovere, ma nol posso: avrei dovuto  soffocare gli stimoli della coscienza, che mi avrebbe rimproverato di aver fatto  male. Quindi invertiamo pel momento un po' le parti e parlerò pure con tutta  franchezza e sincerità. Chiamato a sentenziare su ciò che mi avete espresso  nella lettera, dichiaro, senza far torto alla verità, dinanzi a Dio ed alla mia  coscienza, essere tutto effetto di tentazione ciò che mi avete espresso nella  vostra lettera. Sa Iddio, padre, con quale spirito io parlo in questo momento"  (23 7 1917).

Nessun commento:

Posta un commento