martedì 4 agosto 2020

Il Grande Castigo ha già avuto inizio



Il Mistero dell’Iniquità

Il grande castigo è già al suo stadio iniziale. La guerra infuria in  Medio Oriente ed in Asia Meridionale, minacciando di diffondersi  in tutto lo scacchiere dell’Asia Centrale e Meridionale. Purtroppo,  a prescindere da chi vinca questo conflitto, saremo noi ad uscirne  sconfitti, a meno che l’umanità peccaminosa non ritorni al Signore e  obbedisca al più presto alle richieste della Madonna di Fatima. 

A) L’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq: 
La strada verso la rovina economica e  l’imposizione del Nuovo Ordine Mondiale

Per poter comprendere appieno la profondità e la natura della  crisi attuale, dobbiamo esaminarla alla luce dell’evento più vicino a  noi da un punto di vista temporale, e cioè la Guerra nel Golfo Persico,  conosciuta anche come “Operazione Desert Storm” (1991). La Russia,  che all’epoca era ancora l’Unione Sovietica, continuava a diffondere  apertamente i propri errori e a promuovere guerre in tutto il mondo.  Quel 2 agosto 1990, data in cui le truppe Irachene invasero il Kuwait, i  sovietici non rimasero certo fermi a guardare. Nel luglio di quello stesso  anno, il Colonnello-Generale Albert Mikhailovich Makashov fu inviato  a Baghdad.66 Secondo tutti i rapporti disponibili, Makashov rimase  in Iraq ben oltre il giorno in cui venne invaso il Kuwait.67 Secondo il  Ministero degli Esteri dell’Unione Sovietica, il generale Makashov era  il comandante del Distretto Militare del Volga e degli Urali.68 Era uno  specialista in guerra meccanizzata, nonché grande esperto di occupazioni  militari rapide, violente e brutali di interi territori.69 Il massiccio attacco  delle forze corazzate Irachene portò all’occupazione di Kuwait city “…  poche ore dopo, nella mattinata di giovedì 2 agosto.”70
Il giorno in cui ebbe luogo la grande invasione di carri armati iracheni, il 2 agosto 1990, l’Unione Sovietica aveva tra i 3.000 e i 4.000  consulenti militari in Iraq.71 L’importanza logistica di quei consulenti  Sovietici era così elevata, che sarebbe stato impossibile, per gli iracheni,  mettere in atto l’invasione senza la loro assistenza.72 “I sovietici”,  secondo Michael Johnson, “hanno giocato un ruolo fondamentale  nella pianificazione operativa, nelle comunicazioni e nella logistica  dell’invasione del Kuwait.” 73

L’attacco al Kuwait “ha tutta l’aria d’essere stato aiutato dai satelliti  militari Sovietici”, spiega Johnson, “i Sovietici non hanno mai avuto  due satelliti militari puntati contemporaneamente sul Golfo Persico, ad  eccezione dei periodi di guerra.” Il COSMOS 1205 era stato lanciato  poche settimane prima dell’invasione del Kuwait, mentre il COSMOS  2086, lanciato il 20 luglio, si era posizionato sul Kuwait il 28 dello  stesso mese. Il satellite COSMOS 2086 compì diversi passaggi sul  Medio Oriente e venne fatto rientrare nell’atmosfera,74 per essere poi  rimpiazzato dal COSMOS 2089, il 3 agosto.75 Grazie all’ausilio delle  immagini satellitari di provenienza sovietica, la conquista Irachena  del Kuwait, che originariamente avrebbe dovuto richiedere 48 ore di  tempo, venne completata in sole sette (7) ore.

Una pubblicazione (l’Insider Report di Larry Abraham) si è posta  la seguente domanda: “Che ci faceva Albert Mikhailovich Makashov  in Iraq?” La risposta si è avuta quando il generale iracheno Mondher  Abdel Rahman ha sfidato la superiorità tecnologica degli Stati Uniti,  affermando che: “L’Iraq sta tenendo in serbo sorprese più grandi ed  efficaci, per gli esperti americani …”76 Il generale Makashov era un  “protegé del generale Nikolai Ogarkov, un falco delle forze armate  Sovietiche.”77 Marshal Ogarkov è stato coinvolto nel programma  Sovietico di armamenti ad onde Tesla.78

Nel 1984, Marshal Ogarkov rivelò lo sviluppo di “un tipo di armi  ancor più distruttive, del tutto sconosciute in precedenza.” Il tenente  colonnello Thomas Bearden descrive una guerra con l’impiego di queste  nuove armi: sarà una “nuova specie di guerra lampo”… “Una guerra  condotta con l’impiego di potenti raggi distruttivi, lanciati alla velocità  della luce. Una guerra nella quale i generatori d’onde elettromagnetiche  saranno le armi finali di distruzione di massa. Una guerra in cui le  nuove armi ad energia diretta giocheranno un ruolo decisivo. Una  guerra in cui i tassi di perdita di personale ed equipaggiamento militare saranno così elevati da risultare quasi inconcepibili per le menti degli  strateghi militari più convenzionali.”79 Le armi di Ogarkov, “altamente  distruttive e sconosciute in precedenza”, erano le “sorprese più grandi  ed efficaci in serbo per gli esperti americani” di cui parlava il generale  Iracheno Rahmen.80 Gli iracheni, ovviamente, non riuscirono ad  impiegare in tempo queste armi contro la coalizione della Desert Storm;  sembrerebbe, anzi, che i Sovietici abbiano agito in collusione con gli  Stati Uniti nello spingere l’Iraq ad invadere il Kuwait, una guerra il cui  risultato era già stato previsto e concordato con abbondante anticipo  dalle due superpotenze. 

Sin dal principio di questa crisi costruita a tavolino, l’amministrazione  Bush dimostrò una folle determinazione ad obbedire ai voleri delle  banche internazionali, coinvolgendo gli Stati Uniti ed i loro alleati in  una guerra che in realtà non era altro se non un conflitto tra nazioni  Arabe per il possesso di un piccolo emirato. Bush, tuttavia, aveva le  sue ragioni per sacrificare decine e forse centinaia di migliaia di  vite Americane nei deserti del Medio Oriente, ma nessuna di queste  motivazioni era legata alla difesa della propria nazione o di quella dei  suoi alleati. Nel 1984, l’allora Controllore della Valuta, Todd Conover,  dinanzi al Comitato della Camera dei Servizi Finanziari degli Stati  Uniti, affermò che 11 banche erano state giudicate dal governo ‘troppo  grandi per poter fallire’.81 La crisi del Golfo, la guerra e gli eventi che ne  seguirono, furono enormemente vantaggiosi per le banche. Le guerre  hanno sempre giovato immensamente alla prosperità delle banche.  George Bush padre non fece scendere in guerra l‘America ed i suoi  alleati per tenere basso il prezzo del greggio, bensì per farlo rialzare.  L’invasione irachena del Kuwait non fu la causa dell’aumento del prezzo  del petrolio, lo furono l’embargo imposto dagli Stati Uniti, la minaccia  dell’intervento militare americano e le sanzioni delle Nazioni Unite.  L’Iraq voleva mantenere basso il prezzo del petrolio e voleva diventare  un produttore di petrolio di primo piano, come l’Arabia Saudita; questo,  tuttavia, interferiva con gli interessi di quest’ultima, delle banche  internazionali e dell’Unione Sovietica.82

Durante un incontro ufficiale tra l’Ambasciatore degli Stati Uniti,  April Glaspie, e Saddam Hussein, quest’ultimo affermò: “Non vogliamo  che il prezzo del petrolio salga troppo.” Durante quello stesso incontro,  il ministro degli esteri Iracheno Tariq Aziz disse che “La nostra politica  nell’OPEC si oppone ed aumenti improvvisi del costo del petrolio.”  Secondo il Washington Post, una guerra del Golfo avrebbe comportato:  “uno spostamento di miliardi di dollari verso l’Arabia Saudita e altri  produttori di petrolio; un colpo micidiale per le economie in via  di sviluppo che non producono petrolio; una perdita di miliardi di  dollari, derivante dalle maggiori spese dei consumatori e dai tagli  agli investimenti nelle nazioni industrializzate per poter pagare un  petrolio sempre più caro e i tassi d’interesse sempre più alti; infine,  un ritorno dell’inflazione nelle nazioni industrializzate.”83 Già nel 1991  (in un mio manoscritto non pubblicato) scrissi che “questo porterà  alla rovina economica degli Stati Uniti e delle nazioni industrializzate,  nonché al collasso totale delle nazioni già indebitate fino all’osso. Allo  stesso tempo, tuttavia, questa crisi consoliderà il potere finanziario e  l’influenza politica delle grandi banche d’affari.”84 Sfortunatamente, 20  anni dopo, tutte queste cose si stanno avverando una dopo l’altra, e  la soluzione proposta dai leader mondiali è la creazione di una banca  centrale nelle mani dell’elite finanziaria mondiale! 

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di Padre Paul Kramer

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