mercoledì 5 agosto 2020

Il Grande Castigo ha già avuto inizio



Il Mistero dell’Iniquità

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B) La plutocrazia: “Il Nuovo Ordine Mondiale che cerchiamo di creare”

Il progetto, in quel periodo, prevedeva che le nuove riserve Saudite  “confluissero copiosamente nei conti correnti delle banche londinesi e  di New York.”85 Questi nuovi depositi avrebbero sostenuto le banche  con la liquidità necessaria alla creazione del Nuovo Ordine Economico Internazionale.86 I nuovi depositi sarebbero stati usati per prestare soldi  all’URSS e alle nazioni in via di sviluppo, facendo aumentare la spirale del debito a livelli ancor più pericolosi di quelli già problematici di  allora. 

I paesi debitori avrebbero avuto in questo modo un po’ di respiro, che  sarebbe però durato solo il tempo necessario alle banche internazionali  per stringere la loro morsa finanziaria attorno al loro collo. Quel che  vogliono realmente i banchieri non sono i soldi – che in fin dei conti non sono altro che carta – ma la vera ricchezza, come le terre, le risorse  minerarie e petrolifere, etc. Poco dopo la rivoluzione delle Filippine del  1986, le banche offrirono a Ferdinando Marcos un accordo grazie al  quale tutto il deficit estero delle Filippine sarebbe stato azzerato. Tutto quel che volevano in cambio i banchieri di New York erano i diritti  perpetui sulle risorse naturali delle Filippine, e la promessa che il paese  introducesse un sistema di carte di debito basato sul dollaro americano. Questo avrebbe comportato la fine della sovranità nazionale delle Filippine, rendendo il paese per sempre schiavo delle banche.87 Questo  genere di sottomissione economica totale all’establishment bancario  internazionale sarà una delle caratteristiche principali del Nuovo Ordine  Mondiale, governato da un’unica banca centrale. 

La tattica usata col presidente Marcos da Henry Kissinger ed i suoi  complici è la procedura standard con cui l’elite finanziaria mondiale  si impadronisce delle ricchezze d’un paese. John Perkins lo descrive  perfettamente nel suo libro Confessions of an Economic Hit Man.88 Se  i governanti di una nazione presa di mira dai banchieri internazionali  non obbediscono alle loro richieste, ci pensano gli assassini della CIA a  farli fuori; oppure, come nel caso di Marcos, vengono semplicemente  rimossi dal potere con altri mezzi. 

Gli Stati Uniti sono la nazione col più alto debito pubblico al  mondo. Sotto minaccia di legge marziale (come riportato dal Deputato  Americano Brad Sherman), il Congresso degli Stati Uniti ha approvato  nell’ottobre 2008 il più grande furto legalizzato della storia, la cosiddetta  legge salva banche. Questa causerà il collasso dell’economia degli Stati  Uniti e lo spostamento della ricchezza del paese nelle mani delle elite  finanziarie, consegnando gli Stati Uniti al Nuovo Ordine Mondiale.  Durante una sessione a camere unite del Congresso, l’11 settembre  1990, George Bush Sr. affermò che: “da questo periodo problematico...  può sorgere un Nuovo Ordine Mondiale.” Durante quel discorso, trasmesso in tutto il mondo, Bush dichiarò che gli Americani devono  operare con gli Arabi, gli Europei, gli Asiatici e gli Africani “in difesa del principio e del sogno di un Nuovo Ordine Mondiale.” 

Questo Nuovo Ordine Mondiale, tuttavia, non è solo il sogno della  famiglia Bush, ma lo è anche di Gorbaciov, come disse Bush nel suo  discorso a Praga del 17 novembre 1990 (che riporto più avanti). Bush  affermò che la crisi nel Golfo Persico offriva un’opportunità unica per  forgiare un nuovo ordine mondiale.89 Poco dopo, Gorbaciov disse a dei  giornalisti Italiani che le Nazioni Unite avevano agito bene durante la  crisi del Golfo Persico, arrivando a dire che una soluzione ai problemi  poteva essere l’inizio di una “comunità mondiale.” Saranno le forze di  pace delle Nazioni Unite, disse Gorbaciov nel suo discorso alle Nazioni Unite dell’8 dicembre 1989, ad “assicurare” la stabilità e garantire “la  pace mondiale.” Il Nuovo Ordine Mondiale verrà costruito e mantenuto  con l’uso della forza, e richiederà a tutte le nazioni di rinunciare alla  propria sovranità. 

Nel suo libro The West in Crisis [“L’occidente in crisi”], uno degli  esponenti della famiglia di banchieri Warburg, James P. Warburg,  scrisse: “Un ordine mondiale senza una legislazione mondiale90 è un  anacronismo; poiché una guerra mondiale implicherebbe la distruzione  della civiltà umana, un mondo che non riesca a imporre la legge sui singoli stati, non può continuare ad esistere. Viviamo in un pericoloso  periodo di transizione da un’epoca in cui le nazioni erano sovrane, ad  una in cui vi sarà un unico governo mondiale” (p. 30). Il 17 febbraio  1950, dinanzi ad una commissione senatoriale, Warburg affermò: “Otterremo il governo mondiale, che lo vogliate o meno; se non lo otterremo col consenso, lo otterremo per conquista.”91

La Prima Guerra Mondiale fornì il pretesto per la creazione della  Lega delle Nazioni. La Seconda Guerra Mondiale diede invece vita  alle Nazioni Unite. A quel punto, dato che le fondamenta erano state  già saldamente poste, la ricetta per un governo mondiale prevedeva  una nuova “splendida piccola guerra” per instaurare il Nuovo Ordine  Mondiale. La figura di Saddam Hussein era perfetta per scatenare una guerra che Gorbaciov, Bush e gli altri globalisti dell’“Unico Mondo”  avrebbero usato allo scopo di avviare la creazione del Nuovo Ordine  Mondiale. 

Quando le forze americane vennero dislocate nella regione del  Golfo Persico, ai cittadini degli Stati Uniti venne detto che i soldati si  trovavano in quella zona per impedire un’invasione irachena dell’Arabia  Saudita. Gli Stati Uniti (disse il governo) non avrebbero attaccato l’Iraq.  Sin da quel momento, il presidente Bush cercò il sostegno delle Nazioni  Unite per rimuovere con la forza l’esercito iracheno dal Kuwait, e lo ebbe. Dopo aver detto al popolo Americano che le forze armate degli  Stati Uniti non avrebbero mai iniziato le ostilità, George Bush dette l’ordine di attaccare.

Inutile girarci attorno: la verità è che l‘esercito americano e quello  della coalizione occidentale non era stato inviato nel Golfo Persico per  punire l’aggressione dell’Iraq o per salvare il Kuwait. L’amministrazione  Bush ha inviato centinaia di migliaia di Americani per combattere,  e probabilmente morire, per le grandi banche, per difendere gli  interessi dell’Unione Sovietica e per fondare il Nuovo Ordine Mondiale.  Era davvero necessario che gli Stati Uniti impegnassero una fetta  importante delle proprie forze armate per dirimere un conflitto minore  tra stati Arabi e impedire ad una nazione (l’Iraq) di annettere un piccolo emirato, che fino a qualche decennio prima faceva parte integrante del  suo territorio? 

Fino al crollo dell’Impero Ottomano, avvenuto dopo la Prima Guerra  Mondiale, il Kuwait aveva fatto parte di un’entità che comprendeva  l’odierno Iraq. Gli Inglesi riscrissero la mappa della regione del Golfo, a  beneficio dei banchieri internazionali, instaurando il regime fantoccio dei Sabah. L’Alto Commissario Britannico, Sir Percy Cox, disegnò quelli  che sarebbero diventati i confini tra Kuwait e Iraq. Il neo-stato iracheno  mancava di un accesso al mare, una scelta specifica del Gabinetto di  Guerra Britannico proprio per ostacolare la nuova nazione, limitarne  l’influenza nel Golfo Persico e renderla dipendente dalla Gran Bretagna.92 È questa forse la ragione per cui il Segretario agli Affari Esteri  Britannico, Douglas Hurd, fu così attivo e intraprendente nel cercare  di difendere il Kuwait. Il 14 ottobre 1990, la Reuters riportò una  sua dichiarazione: “Se Saddam non lascerà il Kuwait di sua volontà,  dovremo punirlo. Non v’è altra possibilità.” Non sorprende quindi che il  Primo Ministro Britannico, Margaret Thatcher, sia stato il primo capo di  governo mondiale a pretendere un’azione militare contro l’Iraq da parte  degli Stati Uniti, per via dell’invasione irachena del Kuwait nell’agosto  di quell’anno.93

L’amministrazione statunitense usò espressioni di sdegno per la  ‘barbara’ invasione del Kuwait, ma era stata proprio l’amministrazione  Bush ad aver incoraggiato gli iracheni ad invadere il piccolo emirato.  Negli incontri di cui abbiamo parlato prima, avvenuti tra Saddam  Hussein e l’ambasciatrice degli Stati Uniti Glaspie, quest’ultima aveva  affermato: “Non prendiamo posizione sui conflitti tra nazioni Arabe,  come nel caso dei vostri disaccordi col Kuwait in merito ai confini…  questo problema non riguarda l’America. James Baker ha già istruito  il nostro portavoce ufficiale ad enfatizzare queste istruzioni. Speriamo  che possiate risolvere il vostro problema con ogni mezzo congruo.”94 Il  portavoce del Segretario Baker, Margaret Tutweiler, affermò: “Gli Stati Uniti non sono obbligati ad andare in aiuto del Kuwait, in caso l’emirato  venisse attaccato.”95 Due giorni prima dell’invasione, dinanzi a diversi  testimoni del Congresso, il sottosegretario di Stato per gli Affari del  Vicino Oriente e dell’Asia del Sud, John H. Kelly, ripeté le stesse parole  che l’Ambasciatore Glaspie aveva detto a Saddam Hussein. 

Dopo l’invasione irachena, il governo degli Stati Uniti ribaltò  completamente la propria posizione. Il Segretario alla Difesa Cheney  disse ad un Comitato del Senato che le sanzioni economiche non  avrebbero funzionato se non fossero state accompagnate dall’uso delle  armi. Proprio in merito all’opzione militare, Cheney affermò: “Ritengo  che sia molto meglio occuparsi di lui (Saddam Hussein) ora... piuttosto  che tra cinque o dieci anni...”96 Visto che Bush padre aveva lasciato  la cosa a metà, sarebbe toccato proprio a Cheney, dodici anni dopo,  “occuparsi” di Saddam Hussein e farla finita con lui, una volta per tutte,  con la seconda guerra all’Iraq, durante la presidenza di Bush figlio (per  chi non lo sapesse, Cheney è stata l’eminenza grigia dietro alle azioni  del presidente fantoccio George W. Bush). 

Il Daily News Digest riassunse la situazione in modo perfetto, nel suo numero del 28 novembre 1990: 

Non c’è niente di più rivoltante e odioso dei politici che impiegano malamente le vite e gli ideali dei nostri giovani militari in servizio. Vengono mandati ovunque gli si dica, ammantati da  un’illusione d’invulnerabilità vecchia di 19 anni e imbevuti del  desiderio di difendere nobili ideali. Mentire loro e mandarli a  difendere meri interessi privati, o l’ego smisurato di certi politici, è pura malvagità.

di Padre Paul Kramer

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