Il Mistero dell’Iniquità
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B) La plutocrazia: “Il Nuovo Ordine Mondiale che cerchiamo di creare”
Il progetto, in quel periodo, prevedeva che le nuove riserve Saudite “confluissero copiosamente nei conti correnti delle banche londinesi e di New York.”85 Questi nuovi depositi avrebbero sostenuto le banche con la liquidità necessaria alla creazione del Nuovo Ordine Economico Internazionale.86 I nuovi depositi sarebbero stati usati per prestare soldi all’URSS e alle nazioni in via di sviluppo, facendo aumentare la spirale del debito a livelli ancor più pericolosi di quelli già problematici di allora.
I paesi debitori avrebbero avuto in questo modo un po’ di respiro, che sarebbe però durato solo il tempo necessario alle banche internazionali per stringere la loro morsa finanziaria attorno al loro collo. Quel che vogliono realmente i banchieri non sono i soldi – che in fin dei conti non sono altro che carta – ma la vera ricchezza, come le terre, le risorse minerarie e petrolifere, etc. Poco dopo la rivoluzione delle Filippine del 1986, le banche offrirono a Ferdinando Marcos un accordo grazie al quale tutto il deficit estero delle Filippine sarebbe stato azzerato. Tutto quel che volevano in cambio i banchieri di New York erano i diritti perpetui sulle risorse naturali delle Filippine, e la promessa che il paese introducesse un sistema di carte di debito basato sul dollaro americano. Questo avrebbe comportato la fine della sovranità nazionale delle Filippine, rendendo il paese per sempre schiavo delle banche.87 Questo genere di sottomissione economica totale all’establishment bancario internazionale sarà una delle caratteristiche principali del Nuovo Ordine Mondiale, governato da un’unica banca centrale.
La tattica usata col presidente Marcos da Henry Kissinger ed i suoi complici è la procedura standard con cui l’elite finanziaria mondiale si impadronisce delle ricchezze d’un paese. John Perkins lo descrive perfettamente nel suo libro Confessions of an Economic Hit Man.88 Se i governanti di una nazione presa di mira dai banchieri internazionali non obbediscono alle loro richieste, ci pensano gli assassini della CIA a farli fuori; oppure, come nel caso di Marcos, vengono semplicemente rimossi dal potere con altri mezzi.
Gli Stati Uniti sono la nazione col più alto debito pubblico al mondo. Sotto minaccia di legge marziale (come riportato dal Deputato Americano Brad Sherman), il Congresso degli Stati Uniti ha approvato nell’ottobre 2008 il più grande furto legalizzato della storia, la cosiddetta legge salva banche. Questa causerà il collasso dell’economia degli Stati Uniti e lo spostamento della ricchezza del paese nelle mani delle elite finanziarie, consegnando gli Stati Uniti al Nuovo Ordine Mondiale. Durante una sessione a camere unite del Congresso, l’11 settembre 1990, George Bush Sr. affermò che: “da questo periodo problematico... può sorgere un Nuovo Ordine Mondiale.” Durante quel discorso, trasmesso in tutto il mondo, Bush dichiarò che gli Americani devono operare con gli Arabi, gli Europei, gli Asiatici e gli Africani “in difesa del principio e del sogno di un Nuovo Ordine Mondiale.”
Questo Nuovo Ordine Mondiale, tuttavia, non è solo il sogno della famiglia Bush, ma lo è anche di Gorbaciov, come disse Bush nel suo discorso a Praga del 17 novembre 1990 (che riporto più avanti). Bush affermò che la crisi nel Golfo Persico offriva un’opportunità unica per forgiare un nuovo ordine mondiale.89 Poco dopo, Gorbaciov disse a dei giornalisti Italiani che le Nazioni Unite avevano agito bene durante la crisi del Golfo Persico, arrivando a dire che una soluzione ai problemi poteva essere l’inizio di una “comunità mondiale.” Saranno le forze di pace delle Nazioni Unite, disse Gorbaciov nel suo discorso alle Nazioni Unite dell’8 dicembre 1989, ad “assicurare” la stabilità e garantire “la pace mondiale.” Il Nuovo Ordine Mondiale verrà costruito e mantenuto con l’uso della forza, e richiederà a tutte le nazioni di rinunciare alla propria sovranità.
Nel suo libro The West in Crisis [“L’occidente in crisi”], uno degli esponenti della famiglia di banchieri Warburg, James P. Warburg, scrisse: “Un ordine mondiale senza una legislazione mondiale90 è un anacronismo; poiché una guerra mondiale implicherebbe la distruzione della civiltà umana, un mondo che non riesca a imporre la legge sui singoli stati, non può continuare ad esistere. Viviamo in un pericoloso periodo di transizione da un’epoca in cui le nazioni erano sovrane, ad una in cui vi sarà un unico governo mondiale” (p. 30). Il 17 febbraio 1950, dinanzi ad una commissione senatoriale, Warburg affermò: “Otterremo il governo mondiale, che lo vogliate o meno; se non lo otterremo col consenso, lo otterremo per conquista.”91
La Prima Guerra Mondiale fornì il pretesto per la creazione della Lega delle Nazioni. La Seconda Guerra Mondiale diede invece vita alle Nazioni Unite. A quel punto, dato che le fondamenta erano state già saldamente poste, la ricetta per un governo mondiale prevedeva una nuova “splendida piccola guerra” per instaurare il Nuovo Ordine Mondiale. La figura di Saddam Hussein era perfetta per scatenare una guerra che Gorbaciov, Bush e gli altri globalisti dell’“Unico Mondo” avrebbero usato allo scopo di avviare la creazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Quando le forze americane vennero dislocate nella regione del Golfo Persico, ai cittadini degli Stati Uniti venne detto che i soldati si trovavano in quella zona per impedire un’invasione irachena dell’Arabia Saudita. Gli Stati Uniti (disse il governo) non avrebbero attaccato l’Iraq. Sin da quel momento, il presidente Bush cercò il sostegno delle Nazioni Unite per rimuovere con la forza l’esercito iracheno dal Kuwait, e lo ebbe. Dopo aver detto al popolo Americano che le forze armate degli Stati Uniti non avrebbero mai iniziato le ostilità, George Bush dette l’ordine di attaccare.
Inutile girarci attorno: la verità è che l‘esercito americano e quello della coalizione occidentale non era stato inviato nel Golfo Persico per punire l’aggressione dell’Iraq o per salvare il Kuwait. L’amministrazione Bush ha inviato centinaia di migliaia di Americani per combattere, e probabilmente morire, per le grandi banche, per difendere gli interessi dell’Unione Sovietica e per fondare il Nuovo Ordine Mondiale. Era davvero necessario che gli Stati Uniti impegnassero una fetta importante delle proprie forze armate per dirimere un conflitto minore tra stati Arabi e impedire ad una nazione (l’Iraq) di annettere un piccolo emirato, che fino a qualche decennio prima faceva parte integrante del suo territorio?
Fino al crollo dell’Impero Ottomano, avvenuto dopo la Prima Guerra Mondiale, il Kuwait aveva fatto parte di un’entità che comprendeva l’odierno Iraq. Gli Inglesi riscrissero la mappa della regione del Golfo, a beneficio dei banchieri internazionali, instaurando il regime fantoccio dei Sabah. L’Alto Commissario Britannico, Sir Percy Cox, disegnò quelli che sarebbero diventati i confini tra Kuwait e Iraq. Il neo-stato iracheno mancava di un accesso al mare, una scelta specifica del Gabinetto di Guerra Britannico proprio per ostacolare la nuova nazione, limitarne l’influenza nel Golfo Persico e renderla dipendente dalla Gran Bretagna.92 È questa forse la ragione per cui il Segretario agli Affari Esteri Britannico, Douglas Hurd, fu così attivo e intraprendente nel cercare di difendere il Kuwait. Il 14 ottobre 1990, la Reuters riportò una sua dichiarazione: “Se Saddam non lascerà il Kuwait di sua volontà, dovremo punirlo. Non v’è altra possibilità.” Non sorprende quindi che il Primo Ministro Britannico, Margaret Thatcher, sia stato il primo capo di governo mondiale a pretendere un’azione militare contro l’Iraq da parte degli Stati Uniti, per via dell’invasione irachena del Kuwait nell’agosto di quell’anno.93
L’amministrazione statunitense usò espressioni di sdegno per la ‘barbara’ invasione del Kuwait, ma era stata proprio l’amministrazione Bush ad aver incoraggiato gli iracheni ad invadere il piccolo emirato. Negli incontri di cui abbiamo parlato prima, avvenuti tra Saddam Hussein e l’ambasciatrice degli Stati Uniti Glaspie, quest’ultima aveva affermato: “Non prendiamo posizione sui conflitti tra nazioni Arabe, come nel caso dei vostri disaccordi col Kuwait in merito ai confini… questo problema non riguarda l’America. James Baker ha già istruito il nostro portavoce ufficiale ad enfatizzare queste istruzioni. Speriamo che possiate risolvere il vostro problema con ogni mezzo congruo.”94 Il portavoce del Segretario Baker, Margaret Tutweiler, affermò: “Gli Stati Uniti non sono obbligati ad andare in aiuto del Kuwait, in caso l’emirato venisse attaccato.”95 Due giorni prima dell’invasione, dinanzi a diversi testimoni del Congresso, il sottosegretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente e dell’Asia del Sud, John H. Kelly, ripeté le stesse parole che l’Ambasciatore Glaspie aveva detto a Saddam Hussein.
Dopo l’invasione irachena, il governo degli Stati Uniti ribaltò completamente la propria posizione. Il Segretario alla Difesa Cheney disse ad un Comitato del Senato che le sanzioni economiche non avrebbero funzionato se non fossero state accompagnate dall’uso delle armi. Proprio in merito all’opzione militare, Cheney affermò: “Ritengo che sia molto meglio occuparsi di lui (Saddam Hussein) ora... piuttosto che tra cinque o dieci anni...”96 Visto che Bush padre aveva lasciato la cosa a metà, sarebbe toccato proprio a Cheney, dodici anni dopo, “occuparsi” di Saddam Hussein e farla finita con lui, una volta per tutte, con la seconda guerra all’Iraq, durante la presidenza di Bush figlio (per chi non lo sapesse, Cheney è stata l’eminenza grigia dietro alle azioni del presidente fantoccio George W. Bush).
Il Daily News Digest riassunse la situazione in modo perfetto, nel suo numero del 28 novembre 1990:
Non c’è niente di più rivoltante e odioso dei politici che impiegano malamente le vite e gli ideali dei nostri giovani militari in servizio. Vengono mandati ovunque gli si dica, ammantati da un’illusione d’invulnerabilità vecchia di 19 anni e imbevuti del desiderio di difendere nobili ideali. Mentire loro e mandarli a difendere meri interessi privati, o l’ego smisurato di certi politici, è pura malvagità.
di Padre Paul Kramer
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