LA LIBERTA’ DELL’UOMO
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Ricordiamo testualmente le parole del popolo ebreo a Mosè: «Non ti dicevamo in Egitto: lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire in Egitto, che morire nel deserto?». Analizziamo queste parole e la situazio- ne di questo popolo per comprendere quel fondo che esiste nell’anima umana, che tende alla schiavitù e che sembra unito all’istinto di conservazione. Il popolo ebreo stette in Egitto quattrocentotrenta anni. Appena morto il Faraone che cono- sceva Giuseppe, gli ebrei vengono sottoposti a dura schiavitù, schiavitù «dura e amara» 2 ma che ad ogni modo dava loro una sicurezza. Dio li vuole liberi da quella schiavitù, ma al primo pericolo – stanno tra il mar Rosso e l’esercito del Faraone – essi preferiscono la servitù d’Egitto. Si dimenticano dei prodigi che Dio ha operato per mezzo di Mosè. Le dieci piaghe prodigiose non significano più niente. L’istinto di conservazione sospira allora la schiavitù d’Egitto, schiavitù che non li liberava certo dalla morte, ma preferiscono morire schiavi in Egitto, piuttosto che correre il rischio della libertà.
Alla luce di questo fatto storico, non possiamo negare che nell’anima umana esiste uno spirito di schiavitù; si preferisce la schiavitù alla autentica libertà, perché questa sembra mettere in pericolo la vita stessa. Il fatto è che la vera libertà deve passare prima attraverso la morte; deve morire tutto quello che è un legame, che ci rende sicuri in questo mondo, certamente, ma che insieme ci fa schiavi. A questo l’uomo si oppone, come si oppone alla morte. Morire a quella schiavitù è doloroso, all’inizio, perché ci toglie la sicurezza che la schiavitù ci dava. La sicurezza dataci dalla schiavitù può essere di carattere spirituale o materiale. Coloro che sono nella schiavitù materiale, è perché in precedenza si sono determinati per la schiavitù spirituale; la loro coscienza riposa comodamente in altri. È più facile non pensare con la propria testa, giacché questo è rischioso; il più sicuro è ciò che comunemente si dice e si crede. Ma si son fermati a pensare se quel che comunemente si dice è verità perché è verità, oppure perché lo dicono gli altri? O hanno riflettuto se, pur essendo verità, lo vuole Dio in quel caso particolare? Questa mancanza di riflessione rivela una schiavitù amata, schiavitù che gli uomini, mentre gli va bene, non pensano di abbando- nare. Essa li protegge nella società; per che cosa avrebbero bisogno di essere liberi?
Pertanto, non è possibile l’autentica libertà della creatura, se la realtà divina non emerge fortemente nel centro della sua vita. Solo la presenza di Dio nella esistenza dell’uomo, può aiutarlo ad abbandonare la schiavitù in cui vive. Perché se Dio non entra nella vita umana, chi può occupare il suo posto se non il nostro “io”? Ma dietro questo “io” c’è un “altro” che si nasconde e pretende occupare presto o tardi il posto di Dio: il demonio.
Per uscire dalla schiavitù dell’”io”, non è sufficiente l’esistenza della collettività. La collettività, in fondo, interessa in quanto protegge e promuove il benessere, benessere amato dalla schiavitù dell’egoismo proprio. La società non è sufficiente a staccare l’uomo da sé stesso, dalla sua schiavitù. Anzi, al contrario, gli impone un’altra schiavitù: quella che esige servizi a favore della società o della patria. Il soldato che muore per la patria, in fondo muore perché nella patria ci sono i suoi interessi minacciati.
Solo Dio può restituirci l’autentica libertà: al sacrificarci per Lui troviamo la pienezza della nostra libertà, perché questa esercita le sue funzioni nella direzione perfetta. Questo ci pone in uno stato di insicurezza nel mondo. Al non guarda- re verso noi stessi, ci sentiremo liberi per cercare quale sia la volontà di Dio; vivremo in una insicurezza mondana; non sapremo quel che mangeremo domani, come vestiremo, ecc.; questo lo lasceremo nelle mani del Signore a cui serviamo. In questo modo verrà raggiunta quella sicurezza che procede dalla perfetta libertà: la sicurezza che dà Dio a quelli che lo servono fedelmente.
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JOSÉ BARRIUSO
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