Sotto il giogo d'Israele
Abbiamo avuto uno scrittore giudeo, G. Dalma, il quale ha avuto l'impudenza di stampare in un suo libro, dal titolo «La verità sugli Ebrei», che i Giudei sarebbero alla direzione dei movimenti operai, con lo scopo umanitario di emanciparli dalla condizione disagiata in cui si trovano, quasi paragonandosi all'opera di Redenzione operata da Gesù Cristo.
Ma se sono saturi di odio contro tutti coloro che non sono della loro stirpe, come trabocca dagli insegnamenti del «Talmud»!
Ci dica questo signore, come concilia la sua affermazione con i seguenti insegnamenti talmudici:
«Se un ebreo vede un goi presso a morire, lo uccida. Se un goi si trova presso un pozzo, gittavelo dentro» 1.
«Ordiniamo che ogni giudeo maledica tre volte al giorno il popolo cristiano». «Non facciano né bene né male ai pagani, ma procurino, con ogni mezzo, di togliere dal mondo i cristiani»2.
Ci fanno inoltre sapere in che modo abbiamo da essere tolti da mondo, con le parole: «cristiani hanno da essere scannati come le bestie»3. Per salvarci dalle mani dei Giudei non basta essere persona innocua, dabbene, benefica; perché l'Abhoda-Zarah dichiara che «il migliore fra i "goim" merita la morte»4.
Si legge, in un volume del Dr. Rohling, «Exposé du Talmud», questo grave tratto talmudico:
« Il Messia renderà ai Giudei l’autorità suprema. Tutti i popoli li serviranno, e tutti i regni saranno a loro soggetti. Allora ogni giudeo avrà 2.800 schiavi. Tutti i popoli accetteranno la fede giudaica. I soli cristiani non avranno parte a questa grazia; ma saranno tutti sterminati».
Il nominato autore, nel riportare il passo citato, si esibisce di pagare una grossa somma a chiunque potesse provare, che una sola parola del testo surriferito non corrisponda a quello originale.
Udite cosa afferma il Buxtorf (senior) ch'è il più grande studioso del rabbinismo — nel suo lavoro «Synagoga Judaica» (Basilea, 1603, p. 24): «Abbattere la religione Cristiana è l'unico fine dì tutte le azioni e di tutte le preghiere d'Israele».
Sino dal tempo del Rinascimento, il Vescovo Simone Maiolo, nel suo famoso libro «De perfidia Judaeorum» definiva i Giudei:
«Traditori, ribaldaglia la più scellerata del genere umano, esercito di arpie, gente da forca (furciferi), flagello dei galantuomini, indegna di essere tollerata».
San Girolamo, un competente in materia ebraica, nel primo libro sopra Amos scrive: «I Giudei, conservando l'antico furore e l'antica ira, anche ora nelle loro Sinagoghe bestemmiano il nome cristiano sotto il nome di Nazarei; e purché riescano ad ammazzarci sono contenti di essere anche bruciati vivi». E ancora (nel libro secondo sopra Isaia) ribadisce: «E' loro consuetudine maledire, per tre volte al giorno i cristiani, lanciando contro di essi delle imprecazioni nelle Sinagoghe». Siccome tale sentenza è ultra confermata dall'esito degli avvenimenti, ne risulta quanto sia anacronistico il fatto, che popoli cristiani si scelgano per loro dirigenti persone di stirpe israelita.
Il che ben ci attesta quanto grande sia la nostra incoscienza su gli obiettivi dell'ebraismo, o altrimenti, fino a quale grado siamo succubi di diabolico inganno.
In certi casi gli Ebrei, per meglio celare l'odio che nutrono contro i Cristiani o per ottenere dei vantaggi, arrivano a farci anche delle beneficenze, fraternizzano con noi, partecipano alle nostre feste.
E ciò in esecuzione delle seguenti prescrizioni talmudichc: «essere lecito far del bene anche ai cristiani, però quando può questo giovare alla sua tranquillità e a meglio celare l'inimicizia verso i cristiani»5. «In questo caso può il giudeo eziandio partecipare alle feste dei cristiani; ma solo nell’intento di nascondere meglio l'odio suo verso di essi, a mo' degli ipocriti (sic)6.
Conosciute simili prescrizioni, oh quanto appaiono ingenui tutti coloro che si lasciano persuadere dalle calcolate beneficenze giudaiche!
E’ stata, più avanti, menzionata l'altra espressione: «Se i non ebrei conoscessero quello che noi insegniamo a loro riguardo, ci avrebbero senz'altro sterminato».
Se essi insegnassero l'umanitarismo, perché mai dovrebbero temere lo sterminio?
Dalla loro opera umanitaria e di redenzione, abbiamo avuto un'eloquente testimonianza in quei paesi, in cui riuscirono a prendere il sopravvento e ad imporsi, quali la Russia, dove — come si legge in una statistica pubblicata dal «Russkaja Mysl», giornale russo stampato in Francia, nel numero 30 del Novembre 1947 e da altre fonti — ben si vede «di che lagrime grondi e di che sangue» la rivoluzione comunista:
Il Dipartimento di Stato di Washington ha pubblicato (Sett. 1952) un opuscolo in cui, sulla scorta di varie testimonianze raccolte dalla Commissione speciale dell'O.N.U. (sessione di Ginevra), si afferma, che è lecito fare ascendere fino a 20 milioni il numero di individui tenuti prigionieri nei campi di lavoro coatto dell'Unione Sovietica. Questa la realtà cruda, che balza agli occhi, del paradiso rosso di Lenin.
Orrori della stessa natura, ed in certi casi più gravi, si ripeterono nella Spagna marxista, al tempo del feroce massacratore di Cristiani, l'ebreo Negrin, sotto il cui governo — servendosi di masse popolari, dal giudaismo avvelenate e inferocite — ventimila religiosi, tra preti, frati e suore, furono trucidati, bruciati; trentamila, tra chiese e conventi, incendiati; centinaia di migliaia di Cristiani uccisi. Sulla piazza Catalogna a Barcellona, 900 nazionalisti vennero fucilati dai rossi davanti alle loro mogli ed alle loro madri.
Dal periodico «La Divina Parola» del 25 aprile 1920 si rileva, come in Ungheria, durante la reazione antibolscevica contro l'israelita Bela Kuhn — che con altri 30 correligionari costituivano quel governo, su 35 membri di cui era composto — sono stati trovati cadaveri di frati e di monache ammucchiati alla rinfusa nei sotterranei. I diplomatici esteri, chiamati dal popolo a constatare «de visu», hanno attestato di aver veduto coi propri occhi non pochi cadaveri di religiosi e di religiose col Crocifisso, solito a portarsi da loro sul petto, piantato nel cuore e con i grani delle corone conficcati a colpi di martello intorno al capo ed alle tempia.
La rivista settimanale «Time», nel numero del 6 marzo 1956, afferma, come, in Cina, in cinque anni di dominazione comunista, siano state uccise 20 milioni di persone e, per di più, 23 milioni siano trattenute nei campi di lavoro forzato 7.
Sorvolando di ricordare le atrocità inaudite avvenute nel Messico rosso, al tempo del massone Calles, ed in cui pur vedemmo piombare l'immancabile Leone Trotzky, che però vi rimise la vita, per non tediarci oltremodo in una disgustosa disamina, basterà affermare, come in tutti i paesi ove è riuscito a trionfare il regime comunista, si manifestino gli stessi fenomeni di grave oppressione per i «goim», con effettiva direzione ebraica: fucilazioni, impiccagioni e gli orrori dei campi di lavoro coatto.
A proposito dell'uccisione di Trotzky, bisogna osservare come il gioco giudaico, sebbene in sostanza riesca, non è sempre scevro di pericoli, in quanto può, in alcuni casi, venire in urto con influenti «goim», che riescono talora a scoprire certi trucchi troppo spinti, e non vogliono digerire certe teorie troppo stridenti.
In questi casi — quali martiri dell'idea ebraica — essi possono andare incontro alla prigione ed alla stessa morte.
Gioverà pure non dimenticare, che gli Ebrei non hanno patria. La patria degli Ebrei sono i quattrini. L'ebreo Russo e l'ebreo Americano sono fratelli, e così sono, fra di loro, gli Ebrei sparsi per tutto il mondo.
Chiaro, è quindi, che si debbano considerare stranieri, tanto più che oggi è stato costituito lo «Stato d'Israele» e, nei paesi che li ospitano, essi non si assimilano giammai coi cittadini del luogo, come sarà in pieno mostrato nel capitolo successivo.
(1) Tal. Bab. Trat. Abosda Zara f. 26, c. 1.
(2) Cfr. Dr. Martinez nella sua opera «Le Juif, voilà l'ennemi», p. 139.
(3) V. Zohar II, 119 a).
(4) Abhoda-Zarah 26, b, Tosephoth.
(5) V. Maimonides in Hilkhtoh Akum X, 6.
(6) V. Iore dea 148, 12 Hagah.
(7) Cfr. giornale «L'Osservatore Romano» 19 aprile 1956, p. 3.
“Vermijon”
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