13 Dicembre 1945, Santa Lucia
Ma Gesù, non avrebbe potuto subire da solo questa umiliante tortura morale? Nel corso dei suoi anni di predicazione, quando aveva bisogno di rifarsi in un contatto intimo con Dio suo Padre, andava a ritirarsi da solo sulla montagna o nel deserto, fuggiva i suoi apostoli che si affrettavano a cercarlo. Perché dunque oggi li chiama vicino? Ah! è che oggi che suo Padre sembra abbandonarlo, non è che tra gli uomini suoi fratelli che può trovare qualche conforto. É che, soffrendo per la salvezza dell'umanità peccatrice, è necessario che degli uomini peccatori si mostrino, in questo momento, solidali con Lui. É che Lui vuole con testimoni mostrare all'umanità futura fino a qual grado inaudito Egli ha sofferto per lei; che le sue sofferenze come le sue umiliazioni, non sono affatto state apparenti, ma reali. Allora, nella semplicità della sua umanità, nella sincerità del suo amore, Egli non teme di rischiare il suo prestigio, di compromettere la sua causa umilmente vicino ai suoi rari adepti e davanti a quelli che verranno in seguito, mendica la loro compassione, Lui.. Dio!.. Potremmo, senza crudeltà, rifiutargliela? Sa bene, Lui che ha fatto l'uomo, e che fin dall'altro giardino ha assistito alla sua deplorevole caduta, che in lui, il cuore è meno corrotto della testa, essendo stato il primo un peccato di orgoglio più che di carne, e fa in modo di far vibrare ciò che vi è ancora di buono in questo cuore colpevole. Anche la colpa Originale è una ragione determinante della sua agonia pubblica nel giardino degli ulivi. Là, dove Adamo ha avuto l'audacia di volersi drizzare contro Dio, di uguagliarsi a Dio, Dio fatto uomo si prostra a terra davanti a Dio. Così il male è riparato. Per bilanciare il giardino delle delizie, ecco il giardino dei supplizi. Adamo peccatore ebbe vergogna di comparire davanti al suo Creatore. In compenso il Creatore non si vergognerà di comparire disarmato di fronte alla sua creatura! Quale insondabile mistero di giustizia misericordiosa! Quale più insondabile mistero di accecamento di questa innumerevole umanità che passerà senza comprendere vicino a questa divina Vittima annientata! Per avere alcuni amici che compatiscano sinceramente ed effettivamente il suo immenso dolore, Gesù dovrà formarsi delle anime riparatrici, delle stimmatizzate, nella carne e nell'anima delle quali ritraccerà le Sue torture e che continueranno volontariamente la Sua opera di riscatto.
Ma non ci sono donne al giardino degli ulivi, perché? La donna è tuttavia colpevole e la più colpevole. Sì, ed è prima l'uomo che ripara. Ma la donna raggiungerà l'uomo più tardi. Ella aveva invitato l'uomo a peccare e lui aveva acconsentito. Ecco che l'Uomo le propone di accompagnarlo nelle sue sofferenze e nelle sue espiazioni, e Lei dovrà acconsentire. Lei aveva portato l'uomo ai piedi dell'albero tentatore, Lei lo accompagnerà ai piedi dell'albero riparatore! Lei aveva voluto sapere, Lei dovrà ora inchinarsi senza comprendere! Lei aveva gustato il piacere proibito, Lei gusterà il calice amaro del dolore. E come nel giardino di delizie l'angelo di tenebre era penetrato nella luce per far morire, qui, è un angelo di luce che scenderà nelle tenebre per far rivivere il Cristo morente sotto l'intensità della pena. Bisogna che Egli paghi per tutti anche se tutti non ne approfitteranno.
Allora l'immensa marea del male si avanza per annegarlo sotto un flutto universale di sangue e di immondizie. Un terribile senso di disgusto lo assale, e tuttavia resta; è necessario che rimanga in questo bagno infinitamente più orribile del supplizio che è l'attaccare un vivo a un morto, bocca contro bocca. Che è venuto a fare Gesù sulla terra, se non a espiare il peccato? E chi ha peccato?.. l'uomo. É dunque l'uomo che, in Gesù, deve pagare il debito. Ecco perché l'aiuto divino manca a Gesù in quest'ora suprema. L'uomo Gesù è lasciato a se stesso davanti al compito tremendo che si è voluto assumere. Reggerà l'uomo in quest'oceano di tormenti di ogni tipo? Ecco l'angoscia di Gesù. Ecco la ragione della Sua preghiera: "Padre! Se è possibile, passi da me questo calice". Egli prega instancabilmente per non cadere in tentazione, giacché questa è una, e la più terribile. All'entrata nella Sua vita apostolica ha dovuto subire la tentazione del piacere, della forza, dell'orgoglio, dopo che un lungo digiuno l'aveva indebolito. All'uscita della sua vita ecco l'ultima tentazione, quella della sofferenza, dell'abbandono, dell'odio, dell'umiliazione, della morte, giacché deve apparire davanti ai suoi nemici in tutta la sua debolezza. E questa tentazione da dove gli viene? Ah! É proprio il caso di recitare il Pater che ha insegnato ai suoi apostoli; raccoglie tutto il suo coraggio: "Padre, non mi indurre in tentazione". Non c'è vittoria senza lotta. E l'uomo Gesù deve sostenere una lotta proporzionata alla vittoria che gli è proposta: quella di Dio su Satana. Satana, è là, nell'oscurità: "è l'ora della potenza delle tenebre", e non resta passivo. Di fronte al campo di battaglia spiega tutte le sue armi e i suoi estremi artifici. Avrà l'orribile piacere di vincere! Gesù subisce, con tutti gli altri, l'assalto diabolico. Chi dirà le Sue angosce, chi descriverà le sue ripugnanze?
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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