11 aprile 1946, S. Gemma Galgani.
La missione di Gesù è compresa fra due tentazioni. La prima è l'attrattiva dei piaceri. La seconda è la paura dei dolori. Della prima, Gesù ha facilmente trionfato. Nella seconda, è stato sottoposto ad una lotta sovrumana che l'ha accasciato fino al punto di morirne. La sofferenza è dunque, per l'uomo, molto più difficile da accettare che non i piaceri da respingere. Privarsi di una gioia che non si ha, è un sacrificio negativo; accettare un dolore che si potrebbe evitare, è un sacrificio positivo. Da un lato, l'assenza di un bene; dall'altro, il carico di un male. Nostro Signore ha riservato il più penoso per la fine. Ma come ha potuto trionfarne? Non più, come la prima volta, con un digiuno preliminare che, essendo già una lunga privazione, preparava ad altre privazioni. É con la sua profonda umiltà e il suo totale abbandono che Gesù ha dominato l'avversario. Non ha impiegato la sua potenza; ha speso le forze nella sopportazione. E come al termine della quarantena, dopo la sua vittoria, gli angeli si avvicinarono per servirlo, così anche nell'orto del Getsemani è venuto un angelo a riconfortarlo fisicamente al termine della lotta che l'aveva annientato.
All'inizio, la vittoria ha dei tratti di trionfo, di grandezza, di stoicismo anche; alla fine, essa ha aspetti di debolezza, di morte, di umanità profonda che non può non toccare il cuore. A Gerico, Gesù ha almeno la compagnia degli animali selvatici; al Getsemani, sarà consegnato a uomini peggiori dei bruti; là, le bestie lo rispettavano; qui, gli uomini lo brutalizzano e lo torturano. Da una parte e dall'altra, Gesù è su una montagna; in un caso come nell'altro, il mondo gli è mostrato per possederlo: là materialmente, qui spiritualmente; il prezzo? Da una parte, l'adorazione di Satana (è il prezzo dei regni della terra, troppo spesso); dall'altra, la sottomissione completa alle più dure volontà di Dio. Satana ha buon gioco per mostrare a Gesù, sia l'estensione del Suo sacrificio eccedente ogni misura, che l'inutilità delle sofferenze del Salvatore per questa umanità stupida, ingrata e perversa che lui, Satana, possiede o si fa forte di acquisire; non ha già fatto cadere tutti i sacerdoti e i loro prìncipi, il popolo e i suoi capi, l'apostolo che era tanto sicuro? Dapprima fa abbassare la superbia del capo del collegio apostolico e fa fuggire davanti ai servi tutti i discepoli: l'opera è annientata; chi la solleverà? Gesù morto? E tuttavia Gesù, se anche tutta l'umanità fosse piombata all'inferno, farà nondimeno la volontà del Padre, se voleva la Sua passione e la Sua morte. Ecco fin dove bisogna arrivare: a operare e patire per niente. Ma è appunto per questa rinuncia che il Sacrificio sarà fecondo e veramente riparatore. Gesù ci mostra la via. Nella notte della tentazione (giacché questa fu notturna mentre la prima era avvenuta alla luce, e le tentazioni del buio sono le più pericolose: si sembra coperti dai veli dell'oscurità; ma non si è sempre davanti a Dio?), nella notte delle nostre tentazioni dunque, una debole luce ci serve da guida; Gesù agonizzante si trascina a terra come un verme... ma è un verme luminoso; andiamo a Lui! Egli non ci attira certo con forti grida, no; ma l'orecchio amante e attento percepisce i suoi deboli sospiri e sente cadere le Sue lacrime.
A Gerico, Satana propose a Gesù di gettarsi temerariamente ai piedi del tempio. Al Getsemani, al contrario, se gli mostra il tempio, è per farGli intravvedere tutte le terribili torture che si preparano per Lui. Là gli diceva "Osa dunque"; qui "Non oserai!". Là "non morrai"; qui "Vai a morire!". Ma qui come là Gesù può rispondergli "L'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!". Dio dice: "Muori per vivere". Satana dice: "Vivi, ma per morire!". Satana un tempo ha presentato dei sassi a Gesù suggerendogli di cambiarli in pane. Qui è ancora Satana che suggerisce a Gesù di schivare il sacrificio e di cambiarlo con qualcosa di meno penoso! Ma Gesù risponde: "Tuttavia, che la Tua volontà sia fatta, o Padre, e non la mia". É ancora una tentazione, e non delle minori, quella dell'attenuazione del dolore, la minimizzazione del sacrificio! come se questa croce, essendo troppo pesante, un'altra ci andrebbe meglio. Ma non esistono croci troppo pesanti, solo fedi troppo deboli. Se la croce fosse troppo pesante, Dio ci invierebbe piuttosto un angelo per aiutarci a portarla come ha fatto col Suo Divin Figlio. Contiamo dunque sui nostri Santi Angeli; preghiamoli, amiamoli, affidiamoci a loro, e ringraziamo Dio di averceli dati come aiuto.
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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