L’Immacolata Concezione (II). L’anima di Maria fu concepita nei meriti infiniti del Redentore
Stavo pensando all’Immacolato Concepimento della mia Mamma Regina, e il mio sempre amabile Gesù, dopo aver fatto la santa Comunione, si faceva vedere nel mio interno, come dentro di una stanza tutta luce, e in questa luce faceva vedere tutto ciò che aveva fatto in tutto il corso della sua vita. Si vedevano schierati in ordine tutti i suoi meriti, le sue opere, le sue pene, le sue piaghe, il suo sangue, tutto ciò che conteneva la vita di un Uomo e Dio, come in atto di prevenire un’anima a Lui tanto, tanto cara, da qualunque minimo male che potesse ombrarla. Io stupivo nel vedere tanta attenzione di Gesù, e Lui mi ha detto:
“Alla mia piccola neonata voglio far conoscere l’Immacolato Concepimento della Vergine, concepita senza peccato. Tu devi prima sapere che la mia Divinità è un atto solo. Tutti gli atti si concentrano in uno solo. Questo significa essere Dio, il portento più grande della nostra Essenza Divina, non essere soggetto a successione di atti; e se sembra alla creatura che ora facciamo una cosa e ora un’altra, è piuttosto che facciamo conoscere ciò che c’è in quell’atto solo, ché essendo la creatura incapace di conoscerlo tutto di un solo colpo, glielo facciamo conoscere a poco a poco.
Ora, tutto ciò che Io, Verbo Eterno, dovevo fare nella mia assunta Umanità, formava un solo atto con quell’atto solo che contiene la mia Divinità. Sicché prima che questa nobile creatura fosse concepita, esisteva tutto ciò che doveva fare sulla terra il Verbo Eterno. Onde nell’atto che questa Vergine fu concepita, si schierarono intorno al suo concepimento tutti i miei meriti, le mie pene, il mio sangue, tutto ciò che conteneva la vita di un Uomo e Dio, e restò concepita negli interminabili abissi dei miei meriti, del mio sangue divino, nel mare immenso delle mie pene. In virtù di essi restò immacolata, bella e pura. Al nemico restò sbarrato il passo dagli incalcolabili meriti miei, e non potette recarle nessun nocumento. Era giusto che chi doveva concepire il Figlio di un Dio dovesse essere prima Lei concepita nelle opere di questo Dio, per poter avere la virtù di concepire quel Verbo che doveva venire a redimere il genere umano. Sicché Lei prima restò concepita in Me ed Io restai concepito in Lei. Non restava altro che a tempo opportuno farlo conoscere alle creature, ma nella Divinità era come già fatto. Perciò, quella che più raccolse i frutti della Redenzione, anzi, che ebbe il frutto completo, fu questa eccelsa creatura, che, essendo concepita in essa, amò, stimò e conservò come roba sua tutto ciò che il Figlio di Dio operò sulla terra. Oh, la bellezza di questa tenera piccina! Era un prodigio della Grazia, un portento della nostra Divinità. Crebbe come figlia nostra, fu il nostro decoro, la nostra allegrezza, l’onore e la gloria nostra”.
Onde, mentre ciò diceva il mio dolce Gesù, io pensavo nella mia mente: “È vero che la mia Regina Mamma fu concepita negli interminabili meriti del mio Gesù, ma il sangue e il corpo furono concepiti nel seno di S. Anna, la quale non era esente dalla macchia d’origine; dunque, come può essere che nulla ereditò dai tanti mali che tutti abbiamo ereditato dal peccato del nostro primo padre Adamo?”
E Gesù: “Figlia mia, tu non hai capito ancora che tutto il male sta nella volontà. La volontà travolse l’uomo, cioè, la sua natura, non la natura travolse la volontà dell’uomo, sicché la natura restò al suo posto, quale fu da Me creata; nulla cambiò, fu la sua volontà che si cambiò e si mise, niente meno, contro una Volontà Divina, e questa volontà ribelle travolse la sua natura, la debilitò, la contaminò e la rese schiava di vilissime passioni. Successe come ad un recipiente pieno di profumi o di cose preziose: se si svuota di ciò e si riempie di marciume o di cose vili, forse cambia il recipiente? Cambia ciò che si mette dentro, ma esso è sempre quello che è. Al più si rende più o meno apprezzabile a seconda di ciò che contiene Tale fu dell’uomo.
Ora, alla mia Mamma l’essere concepita in una creatura della razza umana non le recò nessun nocumento, perché la sua anima era immune da ogni colpa. Tra la sua volontà e Quella del suo Dio non c’era divisione, le correnti divine non trovavano intoppo né opposizione per riversarsi su di Lei e in ogni istante stava sotto la pioggia dirotta di nuove grazie. Onde con questa volontà e quest’anima tutta santa, tutta pura, tutta bella, il recipiente del suo corpo che prese dalla sua madre, restò profumato, riabilitato, ordinato, divinizzato, in modo da restare esente anche da tutti i mali naturali di cui è invasa la natura umana. Ah, sì, fu proprio Lei che ricevette il germe del «FIAT VOLUNTAS TUA, come in Cielo, così in terra», il quale la nobilitò e la restituì al suo principio, quale fu da Noi creato l’uomo prima che peccasse, anzi, glielo fece sorpassare, la abbellì di più ancora ai continui flussi di quel ‘FIAT’, il solo che ha virtù di riprodurre immagini tutte simili a Colui che le ha creato. E in virtù di questa Volontà Divina che agiva in Lei, si può dire che ciò che Dio è per natura, Lei lo è per grazia. La nostra Volontà tutto può fare e dovunque giungere, quando l’anima Ci dà libertà di agire e non interrompe con la sua volontà umana il nostro operato”. (16°, 8-12-1923)
negli scritti di Luisa Piccarreta
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