lunedì 12 settembre 2022

La storia di Giuseppe - Ven. Anne Catherine Emmerick

 


VECCHIO TESTAMENTO 

Secondo le visioni del  

Ven. Anne Catherine Emmerick 


La storia di Giuseppe

Quando Giuseppe fu venduto in Egitto aveva sedici anni. Era di statura regolare, snello, slanciato, con un'anima e un corpo vivaci. Era molto diverso dai suoi fratelli. Erano tutti propensi a volergli bene. Se il padre non gli avesse dato tanta preferenza, i suoi fratelli lo avrebbero amato. Reuben era più nobile degli altri; Benjamin, invece, era un giovane grosso e rozzo, ma di carattere gentile e mite. 

I capelli di Giuseppe erano divisi in tre parti, due per lato, e la terza parte si arricciava e si divideva lungo il corpo. Quando era viceré d'Egitto, lo portava corto; più tardi, di nuovo lungo. Con la tunica polimaterica Giacobbe diede a Giuseppe anche alcune ossa di Adamo, ma Giuseppe non sapeva cosa fossero. Giacobbe glieli diede come protezione, perché sapeva che i suoi fratelli lo invidiavano.  Giuseppe aveva le ossa di Adamo racchiuse in un sacchetto di cuoio rotondo, appeso al petto. Quando i suoi fratelli lo vendettero, lo spogliarono solo della tunica colorata e della veste abituale; ma Giuseppe portava ancora sul corpo una cintura e una specie di scapolare sul petto, sotto il quale c'era la borsa delle reliquie. Questa tunica polimaterica era bianca a strisce colorate e aveva sul petto tre cordoni neri con ornamenti gialli al centro. Questa tunica era stretta nella parte superiore, in modo da poter trasportare oggetti; nella parte inferiore era più stretta e aveva delle fessure ai lati, in modo da poter camminare liberamente. Era più bassa nella parte inferiore; nella parte posteriore era un po' più inclinata e nella parte anteriore era aperta. D'altra parte, il suo abito ordinario gli arrivava solo sotto le ginocchia. Giuseppe era già noto al Faraone e a sua moglie quando svolgeva così bene i suoi compiti per il Faraone, quando Giuseppe era in casa sua, che il Faraone era molto ansioso di vedere questo servo. La moglie del faraone era ansiosa di ottenere salute e aiuto dagli dei, era molto affezionata agli idoli e desiderava persino conoscere nuove divinità. Così si meravigliò molto della saggezza, della vivacità e della nobiltà del giovane straniero, tanto da considerarlo interiormente un dio, e disse al Faraone: "Quest'uomo è stato comandato dagli dei: non è un uomo come gli altri". Lo misero nella parte più decorosa dei prigionieri e divenne sovrintendente degli altri prigionieri. La moglie del Faraone pianse e si lamentò molto del fatto che egli fosse stato messo in prigione come un uomo malvagio e credette di essersi sbagliata nella sua precedente concezione. Quando è uscito di prigione e si è presentato in tribunale, lei gli è sempre stata molto affezionata. La coppa, che in seguito aveva messo nella borsa di Beniamino, era il primo regalo della moglie del Faraone. Conosco bene questa tazza: ha due manici e non ha il piede. Era fatto di una pietra preziosa o di un materiale trasparente, a me sconosciuto, e aveva una forma molto simile alla parte superiore del calice dell'Ultima Cena. Fu trovata tra i vasi che i figli di Israele portarono fuori dall'Egitto e fu poi conservata nell'Arca dell'Alleanza. 

Giuseppe rimase sette anni in prigione e, trovandosi nella più grande afflizione, ricevette il misterioso seme di Giacobbe, come lo avevano ricevuto i patriarchi, e lì ebbe la visione della sua numerosa discendenza. Conosco bene la moglie di Potifar e so come ha cercato di sedurlo. Dopo l'elevazione di Giuseppe, fece penitenza per la sua colpa e visse castamente. Era una donna di alta statura, forte, di colore giallo scuro, come seta lucente.  Indossava un abito colorato e sopra di esso un altro ornato di belle figure, sotto il quale spiccava l'indumento interno con il pizzo. Giuseppe si occupò molto di lei perché Potifar le aveva affidato il governo di tutte le cose.  Quando Giuseppe si accorse che lei lo trattava con troppa confidenza, non volle più dormire nella casa del suo padrone se non in sua presenza. Spesso andava a trovarlo mentre lavorava o scriveva. Una volta l'ho vista presentarsi molto svestita mentre José era in un angolo della stanza a scrivere e prendere appunti. Scrivevano su rotoli che poggiavano su tavole sporgenti dalle pareti, davanti alle quali potevano stare in piedi o seduti. Gli parlò e Giuseppe rispose; ma quella volta era molto audace. Poi Giuseppe si voltò e se ne andò. Lei si aggrappò al suo mantello e lui se lo lasciò alle spalle.


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