mercoledì 16 novembre 2022

GESU’ OSTIA

 


MARIA VALTORTA: LA SCRITTRICE DI DIO


Altre visioni

Il «piccolo Giovanni» descrive una toccante visione di Maria di Magdala, che muore in un'estasi eucaristica nella sua spelonca di penitente: «[ ...] un fulgore vivissimo si fa nella grotta per la venuta di un angelo portante un calice che posa sull'altare e che adora. Anche Maria, inginocchiata presso il lettuccio, adora. Non può più muoversi. Le forze calano. Ma è beata. L'angelo prende il calice e la comunica. Poi risale al Cielo.

Maria, come un fiore arso da troppo sole, si piega, si piega con le braccia ancora conserte sul seno e cade col viso fra le foglie del giaciglio. È morta. L'estasi eucaristica ha reciso l'ultimo filo vitale».

Ha la visione di un «Cuore fulgidissimo» che «appare come una viva Ostia, raggiante nel suo ostensorio d'oro».

A commento della visione, Gesù le dice: «II tuo spirito ha visto giusto. Il mio Cuore è Eucaristia viva. Da dove si parte l'amore? Dal cuore. Cosa è l'Eucaristia? È amore. Ecco dunque che, quando pensate all'Eucaristia, potete dirvi: "Ecco la matrice in cui si formò l'Eucaristia"».

Vede scene di cristiani che nell'Eucaristia trovano la forza di affrontare il martirio. Ha pure la visione di una riunione nella quale San Pietro celebra quella che doveva essere la Messa di allora. La scena si svolge nel Cenacolo, la «prima delle chiese di tutto il mondo», alla presenza della Vergine Maria, degli apostoli e di molti discepoli.

Racconta l'apparizione di Gesù, che la comunica sotto le due specie: «Mi leva dalla pena l'apparizione gaudiosa del mio Gesù, non martirizzato e sanguinoso, ma bello, radioso nella sua veste di lino candido come lo è nei momenti più lieti delle visioni. Viene verso di me come se venisse da una campagna in fiore e sorride tenendo qualcosa sotto il mantello bianco che ha incrociato sul petto e sulle mani. [...] E lasciando che il manto si apra mi mostra la pisside che ha nella mano. Si fa solenne e dice: "Io sono il Pane vivo che dal Cielo discende. Chi mangia di questo Pane non avrà più fame e vivrà in eterno. Questo è il mio Corpo che Io ti do in memoria di Me. Prendi e mangia". E mi dà una grossa particola. Dico grossa perché è alta come una moneta antica (uno scudo). Il suo sapore (materiale e spirituale) è tale che mi riempie di delizia. Mi accarezza e dice: "Ora che sei nutrita scrivi. Domani tornerò". E questa sera, alla stessa ora mi riappare. [...] Tenendo ben scoperto il calice colmo di un sangue rosso, robusto, direi spesso, quasi bollente perché schiumava con rare bolle come fosse appena uscito da un'arteria, mi dice: "Questo è il mio Sangue che Io ho versato per amore di voi. Prendi e bevi". E mi avvicina il calice alle labbra mentre con l'altra mano mi accosta ad esso. Sento il freddo del metallo contro le mie labbra e l'odore del sangue nel naso. Ma non ne ho ribrezzo. Mi attacco all'orlo liscio del calice d'argento e bevo un sorso di questo Sangue divino. Il quale ha tutte le caratteristiche del nostro per fluidità, viscosità, sapore. Ma che scende in me dandomi una delizia che mi porta ben in alto nella gioia. Vorrei bere e bere... Perché più se ne beve, più se ne vorrebbe. Ma me ne trattiene la riverenza. E contemplo quel Sangue amato, ne fiuto l'odor vivo, ne ammiro il perfetto colore rosso vivo. Ma per altre due volte Gesù mi fa bere... E poi se ne va... e in me resta il sapore e la fragranza di quel Sangue del mio Gesù».

Quante volte la scrittrice apre gli occhi e le orecchie al Cielo, dopo la Comunione! In una pagina annota, ad esempio, il suo rapimento alla vista del Paradiso «iniziato subito dopo aver ricevuto la sacra particola».


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