MALATI STRAPPATI ALLA MORTE E ALTRI INFERMI GUARITI
139. Matteo, un bambino di Todi, da otto giorni giaceva in un letto più morto che vivo: bocca ermeticamente chiusa, occhi serrati, volto, mani e piedi anneriti come un paiolo al fuoco. Tutti pensavano che non c'era più nulla da sperare. Vomitava inoltre sangue marcio e con tali convulsioni che sembrava dovesse rovesciare gli intestini. Un giorno la madre si prostra in preghiera, invocando il nome e l'aiuto di san Francesco. Quando si alza, il bambino comincia ad aprire gli occhi, a vederci e a succhiare il latte. Poco dopo, caduta quella pelle nera, la carne ritorna al suo colorito normale e riprende vigore e sanità.
Appena lo vede fuori pericolo, la madre lo interroga: "Chi ti ha guarito, figlio mio?". Il fanciullo balbettando risponde: "Ciccu, Ciccu". Di nuovo lo interrogano: "A chi devi questa grazia?". E il bimbo replica: " Ciccu, Ciccu! " dimezzando in questo modo il nome di Francesco, poiché era ancora piccino e incapace di parlare bene.
557 140. Un giovane, precipitando al suolo da grande altezza, perdette la favella e rimase totalmente paralizzato. Per tre giorni non mangiò né bevve; e poiché non dava più segni di vita, tutti lo credevano morto. Sua madre non ricorse ai medici, ma ne implorò la guarigione dal beato Francesco, facendo anche un voto. Riebbe il figlio guarito. e subito cominciò a innalzare lodi all'onnipotente e misericordioso Salvatore.
558 Mancino, un altro giovane, colpito da malattia mortale e ritenuto inguaribile da tutti, invoca il nome di Francesco, così come può, e istantaneamente guarisce in modo perfetto.
Gualtiero, un fanciullo di Arezzo, sempre febbricitante e tormentato da due ascessi, dichiarato inguaribile dai medici, per un voto fatto a san Francesco dai genitori ricupera l'auspicata salute. Un altro giovane è moribondo. Si decide di fare una figura di cera in onore di san Francesco per impetrare la grazia della vita; non è ancora finito il lavoro, che quel giovanetto viene liberato da ogni male.
141. Una donna, inferma da molti anni e completamente immobilizzata nel suo letto, appena ebbe fatto un voto a Dio e al beato Francesco, si rialzò guarita e in grado di attendere a tutte le sue occupazioni.
Nella città di Narni viveva una donna che da otto anni aveva una mano inaridita, del tutto inutilizzabile. Un giorno le apparve il beato padre e, toccandole la mano malata, gliela rese atta al lavoro come l'altra.
Un giovane della stessa città, infermo da dieci anni, s'era talmente gonfiato che era ormai inutile qualsiasi farmaco. La madre fece un voto al beato Francesco, e subito riacquistò piena salute.
Analogamente un idropico di Fano, col corpo paurosamente tumefatto, fu guarito in maniera perfetta per i meriti del glorioso servo di Dio.
Un abitante di Todi soffriva di gotta artritica talmente brutta, che non poteva neppure sedersi né starsene disteso su di un letto. La veemenza della malattia lo gettava in preda a continui brividi, così da sembrare prossimo alla morte. Chiamò medici, moltiplicò bagni e farmaci; ma tutto era inutile. Un giorno però, alla presenza di un sacerdote, fece un voto a san Francesco implorando la grazia della guarigione. E subito si vide guarito.
142. A Gubbio, una donna paralitica ripete per tre volte il nome del beato Francesco, e subito è guarita.
Un certo Bonifacio, colpito alle mani e ai piedi da strazianti dolori, non può muoversi né camminare, e perde del tutto sonno e appetito. Viene un giorno da lui una donna e lo consiglia ed esorta a votarsi al beato Francesco, se vuole essere subito liberato. Quell'uomo, dapprima quasi impazzito a causa degli spasimi, si rifiuta dicendo: "Non lo credo un Santo". Poi cedendo all'insistenza della donna, formula un voto così: "Mi affido all'intercessione di Francesco e lo considero Santo, se entro tre giorni mi libererà dalla mia malattia". E viene subito esaudito, ricuperando la possibilità di camminare, l'appetito e il sonno, e rende gloria a Dio onnipotente.
560 143. I sanitari si dichiaravano impotenti davanti ad un uomo che era stato trafitto al capo da una freccia la cui punta di ferro era penetrata nel cranio attraverso la cavità dell'occhio. L'infelice con umile devozione si vota al santo di Dio, Francesco, con viva speranza d'essere liberato per sua intercessione. Mentre dorme per un poco, viene Francesco nel sonno e gli dice di farsi strappare quella punta di ferro dalla nuca. All'indomani, operando nella maniera indicata dal Santo, si riesce a liberarlo con facilità.
561 144. A Spello, un uomo, di nome Imperatore, è affetto da un'ernia così grave che gli escono gli intestini dal ventre e, nell'impossibilità di farli rientrare, l'infelice è costretto per molto tempo a sostenerli con un guanciale. Ricorre ai medici, ma di fronte al prezzo richiesto, lui che aveva denaro appena sufficiente per il vitto di un solo giorno, perde ogni fiducia nel loro aiuto. Finalmente ricorre all'aiuto celeste, e incomincia a supplicare per strada, in casa e ovunque il beato Francesco. In brevissimo tempo, per grazia di Dio e per i meriti del beato Francesco, guarisce pienamente.
562 145. Un frate del nostro Ordine, della Marca di Ancona, aveva una fistola al bacino e ai fianchi. Per la gravità della situazione non c'era più speranza che potesse guarire ad opera di nessun medico. Allora egli domandò il permesso di recarsi a visitare la tomba del beato padre, con filiale fiducia che, per i meriti di lui, avrebbe ottenuto la guarigione. Ma il ministro provinciale non gli permise di partire, temendo che lo strapazzo del viaggio, a causa della neve e della pioggia caduta abbondantemente in quella regione, gli portasse maggior danno. L'infermo ne rimase angosciato. Ma ecco che una notte gli apparve lo stesso santo padre Francesco, che gli disse: " Figliuolo, non rattristarti; togliti la pelliccia che indossi, butta via l'impiastro e le fasciature, osserva la tua Regola e sarai sanato!". Il frate, appena si levò al mattino, eseguì tutto questo; e poté ringraziare Iddio per l'immediata guarigione ottenuta.
Nessun commento:
Posta un commento