Mi hai chiamata
Poichè la lontananza mi impediva di assistere alla Messa durante i giorni feriali, domandai ogni mattina alla Madonna di supplire per me, per poter partecipare così spiritualmente alla S. Messa, offrendo anche tutto il mio lavoro e le mie sofferenze quotidiane per espiare i miei peccati e tutti i peccati del mondo, per la conversione dei peccatori, per tutti gli agonizzanti, e perfino per le povere anime del purgatorio.
"Tutto va a fin di bene, per coloro che amano Dio".
Era il 20 gennaio 1945. Mentre stavo lavorando, secondo la mia abitudine, mi preparai per la confessione. Ma la mattina, una forte bufera di neve, mi impedì di uscire. Non potei soddisfare il mio desiderio; così assistetti alla Messa solo spiritualmente. Supplicai la Madonna di pregare Gesù di venire in me spiritualmente con il Suo amore e la Sua grazia. Sentii all'improvviso queste parole: "Mi hai chiamata, e sono da te". Il mio cuore era pieno di giubilo.
"L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore".
Avevo fiducia illimitata nella Madonna, perchè, per mezzo Suo, ottengo tutto. Ella Gli sottoporrà le mie domande, e Gesù La esaudirà se le mie richieste corrispondono alla Sua SS. volontà. Nell'anima mia aleggiava il desiderio di avere un altro bambino, che io Gli avrei offerto a mia volta, allevandolo per Lui. Chiedevo questa grazia come sigillo della verità delle mie vie straordinarie.
Dopo non molto tempo il buon Dio acconsentì alla mia richiesta, e mi sentii di nuovo felicemente madre. Questa fu la prova lampante che era stato Gesù a mostrarmi le sue SS. Piaghe, e che mi aveva chiamata ad essere strumento del Suo amore su questa strada particolare.
La primavera mi portò un nuovo impegno. La sagrestana della nostra cappella aveva dato le dimissioni, e non c'era nessuno che potesse assumere questo impegno, e tutti volevano dare a noi questo incarico. Ma come avrei potuto occuparmi anche della cappella, con tutto il lavoro in famiglia? Volevo rifiutare, semplicemente per il fatto che stavo per diventar mamma. Mi costrinsero quasi ad accettare questo incarico, e divenire la nuova sagrestana della cappella.
La stessa notte sognai che stavo ornando un altare dove c'era un quadro della Madonna Immacolata. Quando ebbi finito gettai un colpo d'occhio sul lavoro fatto e sul quadro. Mi parve allora che la Vergine mi sorridesse come una persona viva. Incominciai dunque il mio lavoro con amore e con gioia. Divenne per me una grande felicità ogni mattina e sera annunciare I'Ave Maria con il suono argentino della campanella. Ma tutto ciò richiedeva sforzo e sacrificio. Non era tanto facile alzarsi presto, specie se tirava vento o pioveva, con quel piccolo sotto il mio cuore.
Andando e tornando chiedevo la benedizione per il mio piccolo. Ah, se tutte le mamme potessero capire le grandi e profonde gioie che comporta la dignità concreatrice di madre! Avvicinandosi il tempo della nascita del bimbo, io vedevo spesso negli occhi dei miei figli maggiori uno sguardo scrutatore. Io allora dissi loro: "Quando un bambino vuole sapere qualcosa, o pensa di saperlo, deve chiedere prima di tutto alla sua mamma. Ed è un gran piacere e il primo dovere di sua madre di rispondere subito ad ognuna delle sue domande. Allora un mio maschietto mi domandò: "Mamma, perchè non abbiamo più bambini da tanto tempo?" Sentii che voleva una spiegazione. Risposi: "Mio caro, io credo che tu non abbia ancora capito bene l'Ave Maria." E spiegai loro, ad ognuno separatamente, come li avessi portati sotto il mio cuore, proprio come Maria con il Suo Bimbo divino.
Ognuno di loro conobbe così uno dei grandi e profondi misteri della vita. Così li feci partecipi della mia gioia e della mia paura, e loro, con grande sollecitudine, cercavano di sollevarmi in tutto.
Commossa, dicevo spesso a mio marito che non avrei mai immaginato "che fosse tanto bello aspettare di nuovo un bambino con la partecipazione degli altri più grandi. Ogni sera li sentivamo pregare nella loro camera per il nascituro. E queste vocine mi riempivano il cuore di commozione e di gioia, poichè vedevo che eravamo legati dal vincolo dell'amore vicendevole e della responsabilità collettiva.
Ma le nubi si addensarono di nuovo. Una domenica di ottobre fui costretta ad andare all'ospedale: pareva che il mio bambino fosse in pericolo.
"Signore, sia fatta la Tua volontà!"
Io mi misi con tutta la mia famiglia nelle mani di Nostra Signora dei sette dolori. Ella mi assistette in quell'ora difficile. Con il cuore angosciato, mio marito lasciò soli i bambini per rimanere vicino a me. La sera potè dare la buona notizia ai figli ansiosi: Dio aveva dato loro una sorellina tanto desiderata.
Il giorno in cui assistettero al battesimo della bimba lasciò loro un magnifico ricordo. Io ero felicissima quando i miei bambini mi riportarono nell'ospedale il mio neonato, santificato dal battesimo. Con uno sguardo radioso il più piccolo mi disse: "Mamma è stato il nostro cappellano a Sornenhalb a battezzare la nostra cara sorellina!"
Fui tuttavia contenta di essere di nuovo sola con i miei pensieri, sola con i segreti che corrono fra Dio e me. Faccio fatica a capirlo. Ora questa creaturina è la prova tangibile data da Dio per ratificare la veridicità delle mie visioni soprannaturali, cioè che potevo ottenere tutto per mezzo delle Sue SS. Piaghe.
Il quinto giorno, aspettavo come al solito di poter allattare la mia bambina prima della Comunione, ma nessuno me la portò. Il sacerdote mi portò Gesù. Pochi minuti dopo, la suora infermiera arrivò in fretta, portandomi la piccola e scusandosi del ritardo. Io non potei dir nulla, tanto grande era la mia gioia: "Gesù, io ora sono unita a Te, così strettamente con la bimba che Ti è stata consacrata e che ora è santificata dal battesimo".
Che grande e santa cosa vedere la maternità nella luce della fede cattolica! Che riposo, che beata pace per l'anima poter curare con amore questo piccolo essere innocente!
Ma ecco, dopo sette mesi di pura felicità, venne il momento della separazione fra la mia bambina e me. E' il tempo dello svezzamento che io ho sempre visto arrivare con un sentimento di paura per ogni mio bambino. Ah, se la madre e il bambino potessero vivere intimamente uniti come nel tempo in cui la madre lo nutre con il suo seno! Se tutte le mamme adempissero con amore il loro dovere verso i figli, nutrendoli con il loro amore, allora ci sarebbero più bambini felici e più genitori beati. Crescerebbe così l'amore santificato da Dio, e darebbe vita ad una generazione futura, formata da gente felice.
Arrivò così il maggio 1946. Io dovevo riprendere il mio lavoro di sagrestana. Ma come potevo allontanarmi ogni sera dalla mia bambina per presiedere alle preghiere del mese mariano? Domandai consiglio alla Madonna, protestando che volevo fare solo la volontà di Dio. Ne parlai con mio marito. Egli mi disse che era necessario disdire le mie funzioni di sacrestana, poichè era troppo per me.
La notte seguente sognai che stavo ornando l'altare della Madonna con i fiori. Stavo alzando un vaso di grandi gigli, di un candore immacolato, fino alla statua della Vergine. Dopo sforzi inutili, diedi il vaso a mio marito che stava vicino a me; e mentre stava sollevando il vaso, vidi che la Madonna non aveva più sul Suo grembo il Redentore morto, ma il più grazioso Gesù Bambino.
Egli si chinò verso di noi per ricevere il vaso con i fiori. Svegliandomi mi dissi subito: "La Madonna vuole che io continui il mio servizio nel Suo Santuario". E raccontai il sogno a mio marito. Fu tanto commosso che, da quel giorno egli mi sostituì volentieri in questo lavoro, e andò lui, quasi ogni mattina, a suonare l'Angelus.
Ma ogni volta che io avevo da fare in cappella, fosse mattina o sera, la nostra bimba dormiva placidamente. Sembrava che la Madonna e gli Angeli la cullassero nel suo sogno.
DAGLI APPUNTI DI MARIA GRAF – SUTER
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