La superbia è un mostro spaventoso che va sempre crescendo e non ha limiti nei suoi eccessi: il cuore del superbo non è soddisfatto finchè non diventi Dio. Nella sua stolta e sacrilega impresa procede per gradi e va di desiderio in desiderio, il demonio, invece, d'un colpo si abbandonò al desiderio più eccessivo dell'orgoglio, esprimendo sfacciatamente la sua pretesa. Mi innalzerò e sarò simile all'Altissimo. Tale fu pure il pensiero che esso suggeri ad Adamo: Sarete come Dei. In tal modo, Nabucodonosor e gli altri principi si fecero adorare come divinità. Così pure alla fine dei secoli l'Anticristo siederà su gli altari al posto di Gesù Cristo. Ed è questa. Nei cuori la pretesa di quest'orribile vizio. Il principio della superbia è di apostatare da Dio, la sua pretesa è di` mettersi al posto di Dio e diventare nientemeno che Dio.
Perciò, il superbo è oggetto di esecrazione per Dio e per gli uomini: Tutto l'essere di Dio gli resiste pienamente, per l'interesse naturale che per così dire, Dio ha di conservarsi anzi, di. Distruggere ciò che lo vorrebbe annientare. In quella guisa poi che una famiglia tutta intera insorge contro il servo traditore che vorrebbe dïstruggerne il padre che ne è il capo; così tutta la creatura si trova naturalmente compresa di esecrazione contro il disgraziato che, pieno di superbia, tende a d'etronizzare Domineddio e distruggerlo. Per questo motivo nel castigo del peccato di superbia nei demoni, tutti gli Angeli di comune accordo si trovarono uniti con Dio per abbatterli e distruggerli. Non è dunque senza fondamento che la Scrittura dice che Dio resiste ai superbi cioè che non dice degli altri vizi; perché il superbo se la prende direttamente con Dio, e ne prende di mira la persona medesima; perciò Dio resiste a tali insolenti e orribili pretese e siccome vuole conservare il proprio Essere. Egli abbatte e distrugge tutto quanto insorge contro dí esso.
Donde avviene che l'Ecclesiastico, dopo aver detto che l'inizio d'ogni peccato è la superbia, aggiunge, Chi a lei si abbandona sarà colmato di maledizioni, ed essa alla fine lo manderà in rovina.
Il Signore, quando non solo da se stesso, ma anche per mezzo delle sue creature avrà colmato i superbi dì maledizioni, finirà col distruggerli, non solo nella loro persona, ma pure in tutta la loro generazione. Distruggerà i loro beni e rovinerà le loro case sino alle fondamenta. Poi ancora, onde manifestare l'orrore che prova verso l'orgoglio, ne cancellerà persino la memoria, che è pur la traccia più leggera che l'uomo possa lasciare su la terra; come se qualcuno, dopo distrutta una statua di cui avanzasse qualche ombra, volesse giungere sino alla distruzione di quel po' d'ombra. Tale è la severità che Dio esercita contro il superbo, quando vuole distruggerne la memoria.
Da quel maledetto disegno del superbo proviene la sua perpetua infelicità in questa vita, in attesa del giudizio di Dio in morte e dopo morte. Infatti, la pretesa del superbo che, nella sua costante ostinazione, persiste nei suoi disegni, si trova sempre di fronte alla mano onnipotente di Dio che gli resiste e lo schiaccia, quindi quale può mai essere la vita di un essere così mi- serabile?
Il superbo sempre si innalza e sempre Dio gli resiste. Il superbo è sempre in moto e in agitazione, e sempre sente il peso della destra di Dio che lo respinge e ne schiaccia l'orgoglio. Se qualcuno si innalza contro Dio, Dio è sopra di lui e lo schiaccia. In tali condizioni quale pace si potrebbe mai avere, quale gioia e quale riposo nello spirito?
Ma dire che una tale ripulsa da parte di Dio è direttamente opposta alla pretensione del superbo, la sua pena è tanto più grave e universale che questo vizio innalza universalmente tutti i desiderii dell'uomo. L'orgoglio, infatti, spinge alla grandezza in tutto ciò che è, nell'uomo; e poichè la pretesa del superbo, in sostanza, è di farsi Dio, in cui tutto è infinitamente grande e perfetto, ne avviene che vuol essere lui pure grande in tutto.
Il superbo vuol essere grande nelle ricchezze, nei possedimenti, nei mobili, nelle dignità, nelle cariche, negli onori; primeggiare nella bellezza, nella forza, nella scienza; grandeggiare insomma in ogni cosa. siccome non può aver tutto, quanto più estesi sono i suoi desideri, tanto più trova occasioni e motivi di inquietudine e di pena. La privazione lo ammazza, il bene che vede negli altri lo opprime; il superbo insomma presenta lo spettacolo più funesto e più penoso che vi sia.
Per altro, quale follìa e quale accecamento di sentirsi e vedersi così povero, vile e miserabile, eppure volersi considerare come capace di essere tutto e di possedere ogni cosa! Íl desiderio del superbo lo innalza e la sua impotenza lo abbatte e lo avvilisce. Tale è la contraddizione che il superbo prova in se medesimo.
Tratto da: “Vita e virtù Cristiane” Giovanni Olieri
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