venerdì 8 maggio 2020

COLUI CHE PARLA DAL FUOCO



ALLA SCUOLA DEL CUORE DI GESÙ 


La tua miseria mi attira!  (Nostro Signore a Josefa, 15 ottobre 1920). 

Il cammino che davanti a Josefa si era aperto luminoso, pareva non dovesse avere né ombre né ostacoli. Ma ben diversi sono i disegni di Dio sulle anime predilette! Le chiama, e poi si nasconde, le attira e le lascia perplesse, le ricolma delle sue ricchezze e fa provar loro una estrema indigenza, le porta tra le braccia e fa loro sentire i limiti della propria debolezza. Per mezzo di queste alternative Egli scava in esse quelle profondità di distacco, di abbandono, di umiltà che solo possono collocare definitivamente la creatura al suo posto di nulla e renderla strumento docile nelle mani divine.  
Questi alti e bassi, Josefa ce li rivela con semplicità commovente nei suoi appunti, con tali accenti di verità da costituire per noi un documento di valore irrefutabile. Fin da principio l'obbedienza le aveva ingiunto di scrivere tutto ciò che vedeva e sentiva e fu un sollievo per lei trovare uno sfogo a tante grazie. Ella gettava là sulla carta con ingenua espansione i sentimenti tumultuosi del cuore; ma ben presto si avvide che quelle pagine, che aveva creduto di scrivere solo per sé, sarebbero state per le sue guide un mezzo opportuno di controllo. La sua abituale modestia, la diffidenza di sé, il pudore verginale di cui circondava le sue relazioni con Nostro Signore, ripresero il sopravvento.  
Fece il sacrificio delle sue ripugnanze all'obbedienza che le ordinava di scrivere, ma questo sacrificio non fu senza lotte e tentennamenti di cui gli appunti stessi portano l'impronta fino alla fine 2 . Da quel momento il suo stile cambia: ella scrive poco e solo lo schema dei colloqui col Maestro divino. Raramente ritroviamo l'effusione dei primi giorni. Ma, segno caratteristico, non tace mai le proprie debolezze, né le resistenze a seguire quella via che le fu sempre molto ardua. Indubbiamente il Signore volle dare, attraverso questo leale resoconto di sé, la testimonianza più viva ed autentica della Sua compassione e dei Suoi instancabili perdoni.  
Prima di intraprendere l'esame di questi appunti di Josefa, occorre rispondere ad una legittima domanda che può sorgere spontanea sul modo in cui essi furono redatti.  
Fin dai primi contatti coll'al di là, Josefa aveva avuto l'ordine di chiedere il permesso per poter comunicare con le apparizioni, e di renderne conto subito dopo. Ella si sottopose a tale controllo, per quanto costasse alla natura. Ciò permise alle Superiore di scrivere subito, col luogo e l'ora dei divini incontri, anche le parole che venivano da lei ripetute come sotto l'azione di una presenza invisibile. Così furono scritte ogni giorno, con la più rigorosa esattezza quelle parole di cui il Signore dirà in seguito che nessuna deve perdersi.  
Attraverso le giornate laboriose, che non le lasciavano tregua, Josefa abbandonava tranquilla in mano alle sue Madri i preziosi foglietti. La sera, quando il lavoro cessava o nelle ore libere della domenica doveva ricopiarli per obbedienza. Lasciando allora da parte l'ago, la macchina da cucire o la granata, si rinchiudeva in cella per attendere a questa occupazione che le costava più di ogni altra. Là, per lo più inginocchiata davanti al tavolino, ella trascriveva con mano inesperta, ma rapida, le note che le sue Madri custodivano.  
Altro non aggiungeva, se non il racconto dei fatti in cui dovevano venire inserite le parole di Nostro Signore, o qualche breve espressione che le sfuggiva dal cuore ricordando, oppure la confessione più particolareggiata delle sue debolezze e mancanze. I preziosi autografi sono stati religiosamente conservati.  
Già nel 1938 il libro «UN INVITO ALL'AMORE» ne pubblicava i passi più importanti, facendo sorgere in molte anime il desiderio di conoscere più ampiamente ciò che si pregustava nelle pagine della breve biografia. Ora sembra sia venuto il momento opportuno di riprendere in mano i quaderni di Josefa per seguirli punto per punto. Sarà certo questo il mezzo migliore per corrispondere ai desideri del Cuore di Gesù avido di manifestare le ricchezze del Suo Amore e della Sua Misericordia. Egli vuol far comprendere alle anime fino a qual punto Egli si adatti a vivere con loro la vita quotidiana per trasformarla in «giornata di vita divina». Ha sete di questa unione che le nostre immancabili fragilità non devono interrompere; più ancora Egli ha sete di insegnare alle anime la certezza del perdono che offre continuamente alle loro debolezze. Ma desidera fino a questo punto il loro amore e la loro fiducia per associarsele in un dono totale, e proseguire con esse nella Sua Opera d'amore e di redenzione.  
Tutto ciò penetrò giorno per giorno, ora per ora, nella vita di Josefa. Se Nostro Signore le impose nettamente di narrare i più minuti particolari, non lo fece per lei che si sottoponeva con sacrificio a tal volere, ma perché molte anime raccogliessero in quelle pagine le lezioni e gli inviti del Suo Cuore.  

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SUOR JOSEFA MENENDEZ

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