sabato 9 maggio 2020

LE SETTE ARMI SPIRITUALI



Santa Caterina da Bologna 

Il bene della comune fratellanza 

Con dolcissimo affetto di carità, le prega anche di amare sempre il bene della comune e santa fratellanza, di sopportare con mansuetudine tutte le avversità che Iddio permette e di riporre sempre in Lui ogni speranza. Io, se innanzi alla sua Maestà accatterò grazia, come spero, mi impegno di pregare per tutte le presenti e per quelle che verranno in questo sacrato monastero del divinissimo e verginale Corpo di Cristo, dolcissimo e soave cibo delle anime sante, affinché facciano la sua volontà e lo servano in spirito di verità. E in verità, finora, da quando ultimamente le sorelle vi furono recluse, per grazia divina mai vi fu alcuna rissa o altro turbamento della comune fratellanza; ma se una persona, dentro o fuori, nel presente o nell'avvenire, avesse tanta impudenza di macchiare l'onore di Dio o la buona fama del monastero, o di turbare, in qualunque modo, la pace della comune dilezione, io oso dire, se mi è lecito, che di tale persona ne domanderò vendetta alla giustizia divina. Pertanto, ognuna pensi bene di fare quello che deve secondo il proprio stato, di perseverare con pazienza, fortezza, santa compassione e materna carità nell'operare il bene per il sostentamento delle anime e dei corpi a esse congiunti, affinché l'ira del giudizio divino non colpisca chi manca a questi doveri.  

Vi prego, dilettissime sorelle, di fare buona guardia, affinché la pestifera carogna della mortale ambizione, foriera di dannazione, non abbia mai parte in voi nell'avvenire come non l'ha avuta nel passato, perché mi rendo ben conto che essa è la pungente ortica che scaccia il soavissimo olivo della santa pace. Ohimè, ohimè, carissime spose di Cristo, certamente è stato il vizio della ambizione, assieme alla diminuzione della santa carità, a fare precipitare l'antica santità; perciò, ciascuna di voi ami e cerchi sempre di essere la più piccola fra le altre, l'ultima in tutte le cose, di sostenere le infermità mentali e corporali delle altre sorelle e se ne faccia carico con vera carità. Sommamente prego le future abbadesse del nostro monastero di attendere in modo particolare a queste cose e di ricordare l'insegnamento di San Bernardo, che dice di non caricare i subordinati di maggiore peso di quanto ne possano portare, perché la buona volontà, quale Dio vuole dall'anima, non venga meno e sempre preceda l'opera; guai ai pastori e alle prelate che, per poca sollecitudine e indiscreta considerazione, causano danni ai corpi dei loro sottoposti, perché Dio ci dà il corpo affinché in esso l'anima acquisti la sua grazia.  

Ma ora, prona a terra, domando mille migliaia di volte perdono alle mie venerabili e reverendissime madri e sorelle, presenti e future, di ogni presunzione e di ogni colpa che io avessi usato in questo argomento e in tutta la mia conversazione.  

La pace e la dilezione del nostro Salvatore, agnello immacolato che per me subì il crudele tormento della innamorata croce, sia sempre con voi, dilettissime madri e sorelle in Cristo Gesù, alla cui infinita pietà e misericordia vi prego di raccomandarmi. Egli mai abbandona chi spera in Lui, anche se, alcune volte, permette che i suoi fedeli siano provati da grandi e penose tempeste, per farli più degni al suo cospetto; e in questo si riconosce l'altissima carità del nostro Signore Iddio, al quale sia lode, gloria, onore, ora e in eterno.  

Illuminata Bembo

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