Il Mistero dell’Iniquità
B) L’estrema crudeltà del dominio sionista: un preludio alla loro egemonia mondiale
Il dominio radicale ebraico-sionista nell’ultimo secolo ha mostrato i suoi aspetti più crudeli e brutali, sia in Russia sia in Palestina. Il Terrore Rosso perpetrato dal regime ebraico-bolscevico in Russia fu un vero e proprio genocidio di massa.147 Gli orrori indicibili e brutali di quel periodo di terrore furono raccontati da S.P. Melgunov nel suo libro La Terreur rouge en Russie [“Il Terrore Rosso in Russia”] (1918-1923). “L’esatto ammontare dell’enorme numero di vittime che è stato attribuito al socialismo comunista”, spiega Melgunov, “… probabilmente non sarà mai conosciuto, ma esso va al di là di qualunque immaginazione. Non è possibile sapere l’esatto numero di vittime. Tutte le stime errano assolutamente per difetto.” Un quotidiano di Edimburgo, The Scotsman, pubblicò il 7 novembre 1923 un rapporto del Professor Sarolea, nel quale vennero fornite le seguenti cifre:
28 Vescovi; 1,219 sacerdoti; 6,000 professori e insegnanti; 9,000 dottori; 54,000 ufficiali; 260,000 soldati; 70,000 poliziotti; 12,950 proprietari terrieri; 355,250 intellettuali e liberi professionisti; 193,000 operai e 215,000 contadini.148
Theodore Pike spiega che “gli ebrei resero possibile un livello tale di omicidi, persecuzioni, schiavitù ed imprigionamenti da far quasi impallidire le sofferenze da loro stessi patite.”149 Nel suo libro The Rulers of Russia [“I governanti della Russia”] Padre Fahey dimostrò chiaramente che il regime che perpetrò quest’olocausto era quasi interamente ebraico. Nel numero 12 della rivista Sovietica Il Comunista, pubblicato a Kharkov il 12 aprile 1919, M. Cohen scrisse:
Senza esagerare, si può ben dire che la grande rivoluzione sociale in Russia è stata portata avanti dagli ebrei. È vero che nei ranghi dell’Armata Rossa vi sono soldati che non sono ebrei.
Ma nei comitati e nelle organizzazioni sovietiche, così come tra i Commissari del Popolo, gli ebrei guidano le masse del proletariato Russo…
Altrettanto brutale dello sterminio di russi ed ucraini da parte degli ebrei, è stato il genocidio perpetrato da Israele ai danni dei palestinesi e dei vicini paesi arabi. Lo sterminio di innocenti palestinesi da parte dell’Irgun di Menachem Begin, è stato descritto dal National Geographic dell’aprile 1983, a pag. 514:
Alle 4 del mattino del 9 aprile 1948, 132 terroristi israeliani appartenenti all’Irgun e alla Banda Stern, piombarono sugli abitanti ancora addormentati del pacifico villaggio di Deir Yassin, a ovest di Gerusalemme. Per le successive otto ore vennero commessi omicidi brutali, che fecero oltre 200 vittime tra uomini, donne e bambini; 15 case vennero distrutte, “i corpi furono ammucchiati in una cava lì vicina e dati alle fiamme. Il fumo oscuro che si sprigionò da quei corpi oscura ancor’oggi Gerusalemme.”150
Reham Alhelsi151 descrisse ancor più dettagliatamente il massacro compiuto a sangue freddo dai terroristi ebraico-sionisti contro gli innocenti e pacifici civili di Deir Yassin:
Sono le 4.30 di mattina di venerdì 9 aprile 1948; mentre il villaggio è immerso nel sonno, le bande terroristiche sioniste accerchiano Deir Yassin. I palestinesi si svegliano al suono degli altoparlanti che gli intimano di lasciare il villaggio; gli abitanti, ignari di ciò che sta per accadere, escono dalle proprie case per capire che succede, ed è in quel momento che ha inizio il massacro.
L’Irgun attacca il villaggio da sudest, la Banda Stern da est, mentre l’Haganah apre il fuoco sul villaggio con dei mortai. Le guardie del villaggio palestinese cercano di difendere i residenti e di fermare le bande sioniste, combattono con valore, ma sono inferiori per numero ed armamenti, e devono soccombere dinanzi a tre bande armate fino ai denti. I sionisti aprono il fuoco contro chiunque cerchi di scappare dal villaggio, si spostano all’interno dello stesso e cominciano a fare “piazza pulita”: passano di casa in casa, violentando le donne, massacrando i bambini e uccidendo chiunque si trovi al loro interno, usando mitra e pugnali. Intere famiglie vengono addossate ai muri e giustiziate sul posto. Le donne incinte vengono pugnalate al ventre ed i corpi dei loro bambini terribilmente mutilati. I soldi e i gioielli vengono rubati dai corpi delle vittime e le case vengono razziate, prima d’essere date alle fiamme. Delle 144 case di Deir Yassin, almeno 15 vengono fatte saltare in aria dalle bande terroristiche sioniste con le persone ancora al loro interno. L’ufficiale Britannico Richard Catling, Assistente Ispettore Generale della Divisione Investigazioni Criminali, confermò che:
“La registrazione delle dichiarazioni è ostacolata dallo stato isterico in cui si trovavano le donne, che spesso crollavano mentre rilasciavano la propria dichiarazione. Non vi sono dubbi, tuttavia, sul fatto che molte atrocità a carattere sessuale siano state commesse dagli ebrei che hanno colpito il villaggio. Molte giovani studentesse sono state violentate e poi uccise. Anche donne anziane sono state molestate. Una storia riguarda il caso di una giovane ragazza che è stata letteralmente spezzata in due. Molti neonati sono stati mutilati e uccisi. Ho visto anche un’anziana donna… che era stata colpita violentemente al capo col calcio dei fucili. A molte donne sono stati strappati i braccialetti dal braccio e gli anelli dalle dita, e alcune non avevano più le orecchie perché le erano state strappate per rubare gli orecchini.” [1]
Durante il massacro, uomini, donne, bambini e anziani vennero uccisi a sangue freddo ed in modo orribile, e centinaia di altri rimasero feriti. Il numero esatto delle vittime è controverso. La maggior parte delle fonti afferma che il numero dei martiri fu di 254, tra cui 25 donne incinte che vennero uccise a colpi di baionetta, 52 bambini che vennero mutilati e decapitati davanti alle loro madri, prima che anche queste ultime venissero uccise.
“Un resoconto agghiacciante del massacro è stato fornito da un medico della Croce Rossa che arrivò al villaggio il giorno dopo, e vide di persona ‘il rastrellamento’ come lo definì uno dei terroristi. Questo dottore affermò che ‘il rastrellamento’ era stato compiuto con mitra, granate e infine portato a termine con i coltelli. Le pance delle donne erano state aperte ed i bambini uccisi tra le mani delle madri impotenti. Circa 250 persone furono assassinate a sangue freddo.
[2] Di queste, 25 donne incinte erano state colpite al ventre con le baionette mentre erano ancora vive; 52 bambini erano stati mutilati sotto gli occhi delle loro madri, infine uccisi e decapitati. Le madri vennero massacrate a loro volta, e i loro corpi mutilati. Circa altre 60, tra donne e bambine, vennero uccise ed i loro corpi mutilati.” [3] Le Nazioni Unite e la Croce Rossa, i cui rappresentanti furono tra i primi ad arrivare nel villaggio, dopo il massacro, confermarono che il numero delle vittime era vicino alle 250 stimate. Altre fonti più recenti indicano il numero dei morti in 120 (vedi la lista dei martiri), aggiungendo che il numero delle vittime era stato esagerato dai terroristi sionisti per diffondere la paura, tra i palestinesi. La pulizia etnica è stata uno degli obiettivi dichiarati di quel massacro, e le atrocità commesse a Deir Yasin sono state utilizzate per spingere i residenti di altri villaggi palestinesi a fuggire per salvarsi la vita, per timore di subire un destino simile. Dopo il massacro, le bande terroristiche sioniste sono andate di villaggio in villaggio palestinese, ordinando ai palestinesi di andarsene via “o di incontrare lo stesso destino di Deir Yassin.” [4]
Si mettevano fuori dai villaggi e avvertivano i residenti con gli altoparlanti: “La strada di Gerico è ancora aperta, scappate da Gerusalemme prima che vi uccidiamo come abbiamo fatto con gli abitanti di Deir Yassin.” [5]
Durante l’espulsione degli abitanti di Ramleh e Lydd, nel luglio 1948, Sari Nair, un abitante di Ramleh, ha rivelato come vennero cacciati via dalle proprie case da un soldato sionista che disse loro di scappare “altrimenti sapete cosa accadrà: quel che è successo a Deir Yassin capiterà anche a voi.” [6]
Oltre a quelli massacrati nelle loro case, 25 uomini palestinesi vennero radunati dai terroristi sionisti, vennero messi su di un camion e fatti sfilare per le strade di Gerusalemme in una sorta di “parata della vittoria”, prima d’essere giustiziati presso una cava lì vicino e sepolti in una fossa comune. Testimoni oculari riferirono inoltre che circa 150, tra donne e bambini, vennero fatti sfilare nudi per le strade della zona ebraica di Gerusalemme: “Quei furfanti radunarono donne e ragazze ancora vive, e dopo aver tolto loro i vestiti, le misero nude all’interno di alcune macchine scoperte, portandole in giro per le strade della zona ebraica di Gerusalemme, dove furono sottoposte allo scherno e agli insulti degli spettatori. Molti hanno persino scattato delle foto di quelle donne.” [7]
Il massacro di Deir Yassin, contrariamente a ciò che dicono alcuni, non fu il risultato di un’insubordinazione improvvisa e spontanea da parte di un gruppo isolato e ribelle. Al contrario, fu l’esecuzione a sangue freddo di un piano premeditato. Nel suo libro The Iron Curtain over America [“La cortina di ferro sull’America”], il professor John Beatty scrisse che: “nel febbraio 1948, un ufficiale dell’Agenzia Ebraica informò un mio amico inglese che gli ebrei sarebbero riusciti a gestire con facilità gli arabi. Tutto quel che dovevano fare era compiere semplicemente due o tre massacri, spiegò, e la resistenza araba sarebbe crollata. ‘Inoltre’, aggiunse, ‘quando compiremo un massacro, non uccideremo solo gli uomini, ma stermineremo anche donne e bambini, e persino le mucche, le pecore e i cani’.”152
Questo progetto prevedeva l’espulsione sistematica dei palestinesi dalle proprie terre. “Le minute di un incontro dell’Esecutivo dell’Agenzia Ebraica, avvenuto il 12 giugno 1938,” spiega Iqbal Jassat, “riportano un’affermazione agghiacciante da parte di David Ben-Gurion: ‘io sono a favore della deportazione; non ci vedo niente d’immorale’.” Jassat continua: “Nei suoi diari, alla data 12 luglio 1937, Ben-Gurion scrive a suo figlio che l’unica opzione rimasta al sionismo era che: ‘gli arabi se ne devono andare’.”153
Secondo il “Piano Dalet”, spiega Reham Alhelsi:
Deir Yassin doveva essere occupata, al pari di altri villaggi palestinesi. Il “Piano Dalet” (o piano D) delineava la principale strategia militare sionista, e conteneva molte sotto-operazioni finalizzate all’espulsione sistematica di quanti più palestinesi e all’occupazione di quanto più suolo palestinese possibile, prima della scadenza del Mandato Britannico. Questo piano dava ai comandanti militari sionisti e alle loro bande piena facoltà di sterminare ed espellere i palestinesi, distruggendo i loro villaggi e le loro città. Questo piano, e le operazioni che vennero condotte in suo nome, hanno causato la pulizia etnica di 123 località palestinesi (il 40% di tutte le località della Palestina) e la fuoriuscita dal paese di ben 413.794 rifugiati palestinesi (il 54% dei rifugiati del Nakba), rendendo evidente quest’ultimo come obiettivo primario dietro alla pulizia etnica della Palestina.154
Menachem Begin provò a giustificare l’attacco a Deir Yassin nel suo libro The Revolt [“La Rivolta”]:
Gli arabi presenti nel paese, indotti a credere ai selvaggi racconti del ‘massacro dell’Irgun’, caddero in preda al panico e cominciarono a fuggire per salvarsi la vita. Questo esodo di massa si trasformò presto in una fuga disordinata ed incontrollabile. Il grande significato politico ed economico di questo sviluppo non è stato sufficientemente compreso.155
L’Irgun “affermò che la ‘violenza politica ed il terrorismo’ erano ‘strumenti legittimi nella lotta nazionale ebraica per la conquista della Terra d’Israele’.”156 I loro attacchi furono, nell’ordine:
• Il Massacro di Al-Quds, nel dicembre 1937: membri dell’Irgun lanciarono una bomba a mano in un mercato vicino alla Moschea di Al-Quds, uccidendo e ferendo decine di persone.
• Il Massacro di Haifa, nel marzo 1938: membri dell’Irgun e della banda Lehi lanciarono delle granate nel mercato di Haifa, uccidendo 18 persone e ferendone altre 38.
• Il Massacro di Haifa nel luglio 1938: L’Irgun fece esplodere un auto bomba nel mercato di Haifa, uccidendo 21 persone e ferendone 52.
• L’attacco al villaggio di Balad El-Sheik, nel giugno 1939: Questo villaggio palestinese venne attaccato da membri dell’Haganah, l’organizzazione paramilitare ebraica di difesa. Cinque abitanti vennero rapiti e uccisi.
L’attentato all’Hotel King David, nel luglio 1946: guidati da Menachem Begin, l’Irgun pianificò e portò a compimento nel luglio 1946 un attentato esplosivo contro l’Hotel King David, quartier generale Britannico a Gerusalemme, al fine di distruggere dei documenti che provavano le campagne terroristiche dei gruppi sionisti. L’attacco uccise 28 Britannici, 17 ebrei, 41 palestinesi e altre 5 persone, per un totale di 91 vittime.
• L’attacco al Club ufficiali Britannico di Casa Goldschmidt, a Gerusalemme, nel marzo 1947: 17 morti tra militari ed ufficiali dei servizi segreti Britannici.
• L’attentato alla stazione ferroviaria di Gerusalemme, nell’ottobre 1947: L’Irgun fece esplodere la stazione ferroviaria di Gerusalemme, oltre a minare le strade ed attaccare veicoli militari.157
La Banda Stern fu fondata da Avraham Stern nel 1939. Dopo l’assassinio di Stern, avvenuto nel 1942 ad opera degli inglesi, questa banda si riorganizzò in “un movimento clandestino chiamato Lehi, acronimo di Combattenti per la Libertà d’Israele.” 158 Gli attacchi terroristi della Lehi furono:
• ’assassinio di Lord Moyne, avvenuto al Cairo, in Egitto, nel novembre 1944: Lord Moyne era all’epoca il rappresentante di grado più elevato del governo inglese, nell’area del Medio Oriente. La Lehi volle ucciderlo a causa del suo sostegno alla creazione di una Federazione Araba Mediorientale.
• Gli attentati al Treno Cairo-Haifa, agli inizi del 1948: pochi mesi prima dello scoppio della guerra arabo-israeliana del 1948, il treno Cairo-Haifa venne bombardato diverse volte; questi attacchi vennero attribuiti o rivendicati dalla Lehi. Uno di questi attacchi, nel febbraio di quell’anno, provocò la morte di 28 soldati ed il ferimento di altri 35. Un altro attacco il mese successivo uccise 40 civili, ferendone 60.
• Il massacro di Deir Yassin, aprile 1948: i commandos della Lehi e della Irgun, guidati da Menachem Begin, attaccarono il piccolo villaggio (700 persone) di Deir Yassin, uccidendo tra i 100 ed i 120 abitanti.159 [Altre fonti parlano di oltre 200 vittime].
Nella sua Enciclica del 15 aprile 1949, I luoghi Santi della Palestina, Papa Pio XII lanciò un appello in favore dei palestinesi che venivano massacrati e strappati dalle loro case:
Con la sospensione delle ostilità, si è ancora lungi dallo stabilire effettivamente in Palestina la tranquillità e l’ordine… Ci giungono ancora le implorazioni di tanti e tanti profughi, di ogni età e condizione, costretti dalla recente guerra a vivere in esilio, sparsi in campi di concentramento, esposti alla fame, alle epidemie e ai pericoli di ogni genere…Noi rivolgiamo un caloroso appello a coloro cui spetta provvedere, perché sia resa giustizia a quanti, costretti dal turbine della guerra a lasciare le proprie case, non bramano che ricostituire in pace la loro vita.160
Poco è cambiato da quando Pio XII chiedeva giustizia per il popolo palestinese. Nella sua opera già citata, Theodore Pike ha scritto: “Non possiamo esimerci… dal tratteggiare una linea comune tra il massacro di mezzo milione di gentili, compiuto nel 119 D.C. dagli ebrei, e la recente [1982] incursione in Libano da parte d’Israele, durante la quale il fuoco israeliano, secondo la polizia di Beirut, avrebbe causato la morte di oltre 18.000 gentili (la maggior parte dei quali cristiana). Ascoltiamo le dichiarazioni di questo testimone credibile (Stan Mooneyhan) rilasciate alla rivista World Vision:
Alcuni affermano che furono date due ore di preavviso. Altri insistono che non vi fu preavviso alcuno… i primi aerei giunsero alle 5 del pomeriggio; da mezzanotte fino alle 8 del mattino seguente i bombardamenti furono ininterrotti, e durarono per tre giorni…
Ein-El-Hilweh non esiste più. Non avevo mai visto una distruzione così assoluta, nemmeno a Managua, quando il terremoto distrusse la capitale del Nicaragua. Se i guerrafondai ed i pacifisti di tutto il mondo vogliono veramente sapere cosa significhi un bombardamento a tappeto, dovrebbero venire qui... è uno dei più grandi massacri dell’era moderna.
[L’attacco israeliano contro Sidone]
...alle 2.30 di mattina del 14 giugno, un bomba piomba sulla Scuola Kineye. Fa a pezzi corpi, strappa via braccia e gambe da quelli che un secondo prima erano corpi integri di esseri umani. Lo spostamento d’aria farà il resto...
Io mi trovo qui, tre settimane dopo, dove nessun osservatore avrebbe dovuto essere, vedendo quello che nessun osservatore avrebbe dovuto vedere. Corpi mutilati e arti dappertutto... la Scuola Kineye è un mattatoio; si cammina a mezza gamba sui liquidi corporei fuoriusciti dai corpi ammassati sul pavimento della cantina.
Ho contato più di 50 cadaveri. Il resto delle vittime è impilata uno sopra l’altra, Gettati lì dall’esplosione che ha preso le loro vite. C’è stato detto che sono 255 i morti in quel groviglio di corpi umani (settembre 1982).
Se la stima di Israele sulle vittime di Sidone fosse esatta (hanno detto 165 morti), allora vorrebbe dire che ho visto tutte le vittime dell’attacco, tranne una decina, ammassate nella cantina di una singola scuola… e questo senza parlare della cittadina stessa di Ein-el-Hilweh, appena fuori Sidone, che aveva una popolazione di circa 60.000 abitanti e che adesso non esiste più, obliterata da un bombardamento a tappeto.”
“Mooneyhan era a capo di un’organizzazione di aiuti internazionali che stava portando 400.000 dollari in aiuti medici e generi di conforto alle vittime di quell’olocausto,” continua Pike, “e rimase scioccato dinanzi al rifiuto degli occupanti israeliani di permettere la distribuzione degli aiuti umanitari, malgrado i combattimenti fossero finiti da un pezzo e l’intera area fosse ormai sicura.”161
Il 30 gennaio 1991 si è appreso che “un coprifuoco, fatto rispettare in modo rigoroso da diversi blindati per il trasporto di truppe, ha paralizzato la vita nei territori occupati, lasciando molti dei 1.7 milioni di palestinesi sull’orlo del lastrico, ed in uno stato di paura ed irascibilità.”162 Il rapporto continuava spiegando come i palestinesi venissero obbligati a restare chiusi in casa, notte e giorno, ad eccezione di un paio d’ore al giorno. Un palestinese che aveva violato il coprifuoco fu ucciso dalle truppe Israeliane.
Oggi i palestinesi continuano ad essere brutalizzati e vessati dai loro conquistatori israeliani. L’attacco a Gaza, avvenuto agli inizi del 2010, è stato teatro di molti crimini di guerra, tra i quali il bombardamento di civili, l’uso del fosforo bianco (filmato in diretta da Al Jazeera e Press TV) e diverse altre punizioni collettive. “‘I cinque milioni di persone che vivono nelle tre parti rimanenti della Palestina – la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est – non hanno mai sofferto così tanto sin dalla Nakba (catastrofe, in arabo), quando due terzi degli arabi palestinesi vennero cacciati dalle loro case, la loro terra e quindi dalla loro vita, per mezzo del terrore e la forza delle armi, nel 1948’, così si è espresso il dott. David Halpin, un chirurgo in pensione e noto attivista per i diritti umani dei palestinesi, riferendosi al ‘tormento e alle perdite’ di questi ultimi.”163
Il 1 marzo 2008, Il Vice Ministro alla Difesa israeliano, Matan Vilnai, minacciò di lanciare “un olocausto ancora più grande contro i palestinesi”:164 “Che stanno per attirare su di se una Shoah ancora peggiore, perché noi useremo tutta la nostra forza, in qualsiasi modo riterremo opportuno, sia dal cielo che dalla terra.”165 Mentre i politici ed i giornalisti discutevano inutilmente sull’esatto significato del termine ‘shoah’ usato da Vilnai, Halpin fece notare come “L’olocausto promesso da Vilnai è stato effettivamente scatenato il 27 dicembre 2008... I militari ed alcuni rabbini avevano addirittura incoraggiato gli attacchi contro la popolazione civile.”166
“Oltre duecento persone sono state uccise nei primi 15 minuti di bombardamenti.” Tra le vittime ci furono molti scolari, “perché le scuole erano piene, a quell’ora” e stavano cambiando i turni di studio; nello stesso momento vennero distrutti tutti i centri di difesa civile, rendendo quasi impossibile la coordinazione delle ambulanze. Venne persino impedito l’accesso alle Ambulanze e al personale medico, contravvenendo alla Quarta Convenzione di Ginevra e ai Principi di Norimberga, rendendo palese la natura aggressiva di questa guerra deliberata, e commettendo il più grave crimine di guerra “dal quale derivano tutti gli altri.” Halpin allega a questo punto i rapporto della giornalista Eva Jasiewicz (www. tiny.cc/hauGI).
“La maggior parte delle 500 pagine del Rapporto Goldstone alla Commissione dell’ONU per i Diritti Umani, si concentrano sulle azioni degli israeliani.” Queste “azioni” includono il destino toccato alla famiglia Samouni. Mentre fuggivano dal bombardamento: “Vennero… costretti ad entrare a dozzine in una cantina. L’edificio venne poi fatto saltare in aria. Alle ambulanze venne impedito di prestare soccorso ai feriti o di recuperare i morti per oltre due giorni. Un bambino sopravvissuto era disteso sul cadavere di un suo genitore.”
“Goldstone afferma in modo irrefutabile che Gaza non è un caso isolato del modo con cui gli israeliani trattano i palestinesi”, scrive Halpin, aggiungendo che il rapporto dell’ex giudice Richard Goldstone giunge alla conclusione che al popolo di Gaza è stata inflitta “una punizione collettiva”, consistente in “intimidazione e terrore.” Tutto questo è stato detto da un uomo, Goldstone, definito dalla propria figlia: “un sionista che adora Israele.”167
Il Centro d’Informazione non governativa palestinese ha riportato le parole di Vilnai: “la prima ammissione indiretta, da parte di un ufficiale israeliano, consiste nel fatto che ciò che sta compiendo Israele contro i palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, è un vero e proprio olocausto, anche se compiuto lentamente.”168
Nove anni fa mi sono recato in visita in Cisgiordania e ho visto con i miei occhi gli effetti catastrofici sulla popolazione palestinese dell’embargo economico attuato da Israele. Tutti i negozi, i grandi magazzini e i supermercati erano chiusi a causa delle restrizioni e dalle misure economiche imposte dagli israeliani, teoricamente per ragioni di ‘sicurezza’, ma in realtà per rendere la vita ai palestinesi il più difficile possibile.
Padre Paul Kramer
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