L'EUCARISTIA NOSTRA VIA
Io sono la via, la verità e la vita.
Giovanni, XIV, 6.
I. - Nostro Signore ha detto queste parole quando era visibilmente su questa terra. Ma esse si estendono più in là della sua vita mortale. Sono sempre pienamente vere, ed
Egli può sempre dirle con tutta ragione dal Santissimo Sacramento. Vi sono nella vita spirituale delle vie immaginarie, dei sentieri di traverso che si possono seguire per un po' di tempo e poi si abbandonano. Nostro
Signore nel Santissimo Sacramento è la strada immutabile. Egli è di più il mezzo, il modello; che poco ci gioverebbe conoscere la via se Egli non c'insegnasse col suo esempio a percorrerla.
Non si arriva al Cielo che partecipando alla vita di Nostro Signore. Questa vita ci è data in germe nel Battesimo, gli altri sacramenti la fortificano, ma essa consiste sopratutto
nella pratica e nella imitazione delle virtù del Salvatore. Ora per imitarle noi abbiamo bisogno di vedere Nostro Signore all'opera, di seguirlo in tutti i particolari del lavoro, dei Sacrifici che quelle esigono
perché possano regnare in noi. Le sue virtù sono l'applicazione delle sue parole, i suoi precetti in atto. Per poterci perfezionare in esse dobbiamo venire al particolare, giacché la perfezione non
si trova che nel particolare: Non est perfectum nisi particulare, dice la filosofia scolastica.
Il Verbo Eterno che voleva ricondurci al Padre, non potendo come Dio praticare le virtù proprie di noi uomini, le quali implicano tutte il combattimento e il Sacrificio, si è
fatto uomo; ha preso gli strumenti nostri ed ha lavorato sotto i nostri occhi. E come in Cielo, ove è ritornato glorioso, non potrebbe più esercitare la pazienza, la povertà, la umiltà, si è
fatto Sacramento per continuare ad essere il nostro modello.
Queste virtù non procedono più dalla sua libera volontà per modo da produrre gli atti mentori: né ha fatto il suo stato permanente e ne è come rivestito.
Prima ne praticava gli atti: ora ne ha rivestito esteriormente lo stato. Nella sua vita mortale fu umile ed umiliato; ora regna glorioso, ma in una condizione esterna di umiltà nel Santissimo Sacramento. Ha unito a
se inseparabilmente lo stato abituale delle virtù: contemplandolo, noi vediamo le sue virtù e sappiamo in qual modo farne gli atti. Togliete la sua umiliazione e cessa lo stato sacramentale. Togliete la sua povertà,
supponete che Egli sia seguito da uno splendido corteo; noi saremo come annientati al cospetto della sua maestà, ma non vi sarà più l'attrattiva dell'amore, perché questo non si dimostra
che discendendo. Gesù in Sacramento esercita la potenza, perdona le ingiurie anche più che sul Calvario. Là i suoi carnefici non lo conoscevano, qui è conosciuto e insultato. Egli prega per tante
città deicide, dalle quali è proscritto. Senza questo grido di perdono non vi sarebbe più il Sacramento d'amore, che la giustizia circonderebbe e difenderebbe il trono di Gesù insultato.
Gesù pertanto non fa più gli atti delle virtù ma ne ha permanentemente lo stato; tocca a noi fare quegli atti, completare, per dire così, Gesù stesso,
il quale forma in tal modo una sola persona morale con noi. Noi siamo i membri attivi di Lui, che è il nostro capo e il nostro cuore, tanto che Egli può dire: Io vivo ancora della mia prima vita. Noi completiamo,
noi continuiamo Gesù.
II. - Là dunque, nel Sacramento, Gesù ci offre il modello di tutte le virtù; ne studieremo alcune in particolare. Nulla eguaglia la bellezza dell'Eucaristia! Ma
solo le anime pie, che si comunicano e meditano, possono ciò comprendere. Gli altri non né intendono nulla. Poche persone pensano alle virtù, alla vita, allo stato di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento.
E' trattato come se fosse una statua: si crede che sia là soltanto per ricevere le nostre preghiere e perdonarci. No, non è vero. Ivi Gesù vive di una vita perfetta: guardatelo, studiatelo, imitatelo.
Quelli che non fanno così debbono risalire indietro diciannove secoli, leggere l'Evangelo e studiarsi di completarlo quanto ai particolari della vita intima, e non gustano la dolcezza di questa parola viva e presente:
Io sono la vostra Via oggi ancora, sì. Io Stesso sono la vostra via!
Certo, la verità non invecchia e l'Evangelo è vivo sempre. Ma com'è faticoso quel dover sempre tornare indietro! E ci vuole tutto questo penoso lavoro per ottenere
infine una fredda rappresentazione. E' cosa più speculativa che pratica e meno adatta a sostenere la virtù. Le virtù non si apprendono e non si mantengono con facilità che nell'Eucaristia.
Ricordiamoci dunque che Nostro Signore è nel Sacramento non solo come distributore delle sue grazie, ma vi è pure e innanzitutto nostra via e nostro modello. L'educazione
si fa di viva presenza, per una segreta corrispondenza che esiste tra il cuore della madre e quello del figlio: gli estranei non vi riescono, la sola voce della madre fa vibrare quel cuore.
Non possiamo avere in noi la vita di Gesù, se non viviamo sotto la sua ispirazione, se non ci educa egli stesso. Vi è chi può indicarci la via delle virtù, ma
darcele, fare la nostra intima educazione, nessun'altro lo può, fuorché Nostro Signore.
Mosè e Giosuè guidavano il popolo, ma essi pure erano guidati dalla colonna di fuoco.
Così
il direttore ci ripete gli ordini di Nostro Signore: lo consulta, lo cerca in noi e insieme la grazia, la speciale attrattiva che Egli ha deposto nella nostra anima. Per conoscerci, si studia di conoscere Nostro Signore in
noi e ci guida secondo la nostra grazia dominante ch'egli sviluppa ed applica nella nostra vita, guidato egli stesso dal Supremo Direttore delle anime: ci ripete i suoi ordini.
Ebbene, Nostro Signore è nel Santissimo Sacramento per tutti, non soltanto per i direttori spirituali: tutti possono vederlo e consultarlo. Specchiatevi in Lui e saprete quel che
abbiate a fare.
Se leggete l'Evangelo, trasportatelo nell'Eucaristia e dall'Eucaristia in voi stessi. Vi troverete allora molto più forti. In quel modo l'Evangelo s'illumina
di una luce più viva, e voi avete sotto gli occhi la vivente continuazione di quel che vi leggete, poiché Nostro Signore, nostro, modello, è insieme la luce che ci fa vedere questo modello e ce ne discopre
le bellezze. Nostro Signore nel Santissimo Sacramento è la stessa sua luce, si fa conoscere da Se stesso, come il sole è prova di se stesso: si fa conoscere al suo apparire. Qui non c'è bisogno di
ragionamenti. Un figlio non fa dei ragionamenti per riconoscere i suoi genitori. Così Gesù si manifesta con la sua presenza, con la sua realtà. Ma a seconda che noi veniamo a meglio conoscere la sua voce
e si fa più puro il nostro cuore e più amante, Nostro Signore ci si manifesta in una luce più viva ed in una maniera più intima, nota a quelli soltanto che amano. Allora Egli da all'anima una
convinzione sovrumana che eclissa ogni lume naturale della ragione. Vedete Maddalena, ad una sola parola di Gesù lo ha riconosciuto. Così nel Santissimo Sacramento Egli dice una sola parola, ma che ci si ripercuote
nel cuore: Sono io!... E sentiamo che è Lui e lo crediamo più fermamente che se lo vedessimo con gli occhi.
III. - Questa manifestazione che ci si fa dell'Eucaristia, deve essere come il punto di partenza per tutti gli atti della vita. Bisogna che tutte le virtù prendano le mosse dell'Eucaristia.
Volete, per esempio, praticare l'umiltà: osservate come Gesù la pratica nel Santissimo Sacramento. Muovete da questa cognizione, da questa luce, e poi, se così vi piace, andate pure al Presepio ovvero
al Calvario. E vi sarà più facile andarvi, perché è nella natura della nostra intelligenza passare dal noto all'ignoto. Avendo sotto gli occhi l'umiltà di Nostro Signore nel Sacramento,
vi riuscirà più facile rappresentarvela nella sua nascita o in qualsivoglia circostanza della sua vita. E così fate per tutte le virtù.
Sì, allora s'intende molto meglio l'Evangelo. Nostro Signore ci parla con lo stato in cui si trova innanzi a noi, e certo nessun meglio di Lui può spiegarci e farci
intendere le sue parole ed i misteri della sua vita. E insieme Egli ci da il gusto per farceli assaporare, mentre li intendiamo. Non dobbiamo più cercare la miniera, ci siamo dentro e ne caviamo il prezioso metallo.
Solo dunque per mezzo dell'Eucaristia noi sentiamo tutta la forza viva delle parole del Salvatore: Io sono la via. Tutto il nostro studio nella vita spirituale sia dunque di contemplare
l'Eucaristia, di cercarvi l'esempio di quel che dobbiamo fare in tutte le circostanze della vita cristiana: in ciò consiste e in tal modo si mantiene la vita d'unione con Gesù in Sacramento. Così
noi diveniamo eucaristici nella nostra vita, ci santifichiamo nella grazia dell'Eucaristia.
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