lunedì 15 marzo 2021

LETTERE D'UN EREMITA

 



ROMA ED IL M0ND0

Che il mondo sotto la fresca impressione del terrore che aveva sparso per ogni dove la rivoluzione francese, abbagliato dalla sfolgorante meteora della gloria di Napoleone, abbia prestata poca attenzione al grande avvenimento della caduta del braccio secolare della Chiesa, alla disparizione dell'Impero romano, è cosa di cui fino ad un certo punto ci possiamo dare una qualche ragione; ma per noi, signore, per noi che viviamo a un mezzo secolo di distanza da quegli avveni menti, per noi che abbiamo già visto svolgersi in gran parte le loro tristi conseguenze, qual ragione si può dare della nostra indifferenza, se non è quella detta da uno dei padri della Chiesa, che io ebbi già l'occasioe di citare più volte, vale a dire che uno dei caratteri dell'avvicinarsi degli ultimi tempi sarà la viva ripugnanza che avranno gli uomini ad occuparsi dell'Anticristo? Supponiamo per un momento che la tradizione della Chiesa rimanesse sepolta nella più profonda oblivione, che non ci rimanesse più un solo esemplare della Bibbia di Vence, ove si legge: « La tradizione è concorde nell'insegnare che l'Anticristo non apparirà fintanto che l'Impero romano non sia di strutto; la ruina di quest'Impero sarà dunque uno dei segni principali che annunzieranno la venuta di quell'empio; o supponiamo che si possano abbruciare tutti i libri santi, gli atti degli apostoli, la bibilioteca dei santi Padri, e che niuno più ricordi quello che diceva, in fra gli altri, Tertulliano: « anche per un'altra ragione più grande egli è necessario che noi preghiamo per gli imperatori e per l'Impero, e questa è perchè noi sappiamo che il grande commovimento il quale deve sconquassare l'universo, ed i mali orribili che debbono accompagnare la fine dei secoli sono ritardati dal conservarsi del l'Impero romano; 9 supponiamo che ogni traccia di queste autorità, venerabilissime per un cristiano, possa sparire, con tutto ciò, rimarrà pur sempre a noi presente lo stato d'Europa ai nostri giorni. E poichè abbiamo parlato dell'Impero romano, guardiamo un momento all'Austria. Ecco l'erede di Giuseppe II, di quell'imperatore che non voleva sottomettersi alla Chiesa, inchinarsi dinanzi alla falsa opinione pubblica, ed affidare le sorti della sua monarchia a due protestanti, Benedeck e De Beust. - Si sa quel che n'è seguito: la direzione della cosa pubblica posta in mano dei dottori del Parlamento; invaso il paese al di qua ed al di là della Leitha da tumulti, dissensioni, baruffe, cose tutte che sono il prodotto più naturale delle istituzioni moderne. Ma i Freischützen d'Alemagna radunati a Vienna, ieri ancora sede degl'imperatori cattolici, apostolici e romani, per esercitarsi nel tiro della carabina, poterono rallegrarsi con Francesco Giuseppe, in un banchetto fraterno, per la sua abilità nel colpire nel punto nero, e con ciò intendevano congratularsi con S. M. I. per le sue belle gesta contro i neri, cioè contro Roma ed il clero. Spettacolo di desolazione! « Egli è un Impero cristiano quello che se ne va, ben diceva Le Monde (31 luglio 1868), egli è il baluardo dell'occidente che rovina. La caduta dell'Impero d'Austria condanna immediatamente la Francia a passare in seconda linea, e toglie ogni preponderanza, quasi quasi ogni influenza all'elemento cattolico in Europa. La politica del signor De Beust assicura il trionfo della rivoluzione, e fa discendere la Chiesa dal trono per tornare alle catacombe. Vi sarà ancora d'ora innanzi un Impero cristiano ? »

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di J. E. DE CAMILLE

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