Maria e i Doceti
Due grandi doni sono venuti a noi dalla Redenzione: Verità e Virtù. Però la Divina Provvidenza dispose che l'una e l'altra venissero provate attraverso la lotta. La verità fu sempre osteggiata dall'errore e la virtù dalla cattiveria umana.
Per parlare soltanto della lotta tra la verità e l'errore, possiamo dire che la controversia, anziché essere un danno, ha servito mirabilmente a rischiarare la verità in sé stessa, rendere più meritoria la fede e illustrare la Chiesa con la sapienza dei santi Padri. Dalla prova, si è ottenuto che tutte le verità fondamentali della fede sono state studiate più a fondo, discusse e sviluppate al punto di esprimere sempre meglio i dogmi più combattuti.
Purtroppo, tutti gli errori contro la fede furono sempre originati dall'orgoglio della ragione, che non vuole accettare se non quello che essa intende, e quindi occorre che la verità venga proposta in modo che la ragione umana non vi trovi almeno contraddizione.
A questo gioverà sempre lo studio dei santi Padri e Dottori della Chiesa, tanto benemeriti della Religione e della Chiesa stessa.
Uno degli argomenti usato dai Padri in difesa della verità, fu trovato nelle particolari prerogative della Maternità Divina di Maria SS.PP. E l'argomento fu davvero efficacissimo. Gli ebioniti, che negavano la Divinità di Gesù Cristo, furono sconfitti dalla Verginità di Maria, che, salva la sua integrità verginale, concepì e diede alla luce il Figlio di Dio in Lei fatto uomo.
Ora è la volta dei «Doceti», che, in contrasto con gli ebioniti, impugnavano l'umanità di Gesù Cristo.
Il docetismo sorse verso la fine del primo secolo, e fu un aspetto della eresia di Simon Mago, il quale, fra le tante sue mostruosità, insegnava che le sofferenze e la morte di Gesù erano fittizie, perché non era un vero uomo.
Simon Mago venne condannato dallo stesso Apostolo S. Pietro, quando l'eresiarca gli propose la turpe offerta per avere il potere apostolico. «Il tuo denaro perisca con te, rispose Pietro; mentre hai giudicato che il dono di Dio si acquisti col denaro. Tu non hai parte in queste cose, perché il tuo cuore non è retto..., raccomandati a Dio che ti perdoni questo peccato». (Act. Apost. 8. 20).
Queste parole di S. Pietro corrisposero ad una vera scomunica....
I Doceti, come setta, furono condannati da S. Lino Papa nel 76 dopo che i Padri avevano smascherato l'errore con argomenti desunti dalla Divina Maternità di Maria.
Entriamo anche noi nella questione, e troveremo, sui detti dei Padri, che pure contro i Doceti, la Madre di Dio Maria si presenta debellatrice della eresia.
Anzitutto la parola docete è di origine greca e significa «sembrare». Secondo i seguaci di questa setta, Gesù Cristo «sembrava» uomo, parve nascere, vivere, patire e morire, ma era una illusione! Secondo i doceti, Gesù non nacque dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, ma da Maria e Giuseppe come gli altri uomini. Nel momento in cui Gesù ricevette il Battesimo da Giovanni Battista, sempre secondo i doceti, fu investito da una «virtù» procedente da Dio. Tale virtù, chiamata Cristo, gli diede il potere taumaturgo e lo accompagnò sino al momento della passione. Allora lo abbandonò, ed egli così poté soffrire e morire; mentre la detta «virtù» continuò ad essere spirituale e impassibile.
Questa, in succinto, l'eresia dei doceti. Quanta acrobazia di mente per negare l'umanità di Gesù Cristo!
Contro costoro sta il Vangelo, chiaro e persuasivo.
Quando l'Arcangelo S. Gabriele si presentò a Maria nell'Annunciazione, così parlò alla Vergine: «Non temere, o Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio; ed ecco che tu concepirai e darai alla luce un figlio e che chiamerai col nome Gesù; Egli sarà grande e si chiamerà Figlio dell'Altissimo» (Luc. 3. 30).
Ma che cosa significa concepire e dare alla luce un figlio se non generare, ciò che è proprio della madre? Dalle parole dell'Arcangelo si arguisce chiaramente che Maria non dava origine alla natura divina, che è eterna ed immutabile, ma solo che Essa concepiva e generava un figlio con termine alla Persona stessa del Figlio di Dio, che dal suo seno assumeva la natura umana. Questa è la conseguenza logica della Incarnazione; e non si capisce come ne possa venire fuori una specie di favola, come la riducono gli eretici, seguendo i miti del paganesimo.
Il martire Ignazio, discepolo di S. Giovanni Evangelista, così scrive in proposito: «In Gesù Cristo vi è la carne e la Divinità; la carne l'assunse da Maria, la Divinità gli veniva da Dio. Gesù Cristo è stato portato nel seno d Maria, è realmente nato da Lei: ha mangiato, ha bevuto, ha dormito ed ha veramente patito ed è morto» (Ad Polic. 3).
Appellandosi alla Maternità Divina di Maria, S. Ignazio viene a condannare chiaramente tutti coloro che negano in Gesù Cristo la vera natura umana; ed in pari tempo, istruisce i fedeli sulla doppia natura del Salvatore.
Né vale il dire, come afferma l'eresia, che ammettendo Dio fatto uomo, figlio di donna, ne venga una degradazione della sua divina ed infinita Maestà: ciò sarebbe vero se Dio facendosi uomo avesse cessato di essere quel Dio stesso che è in seno al Padre. Ma resta lo stesso Dio, sempre. E' vero, sì, che nel mistero della Incarnazione si dice che Dio si è annientato ma fu un annientamento degno di Dio, in quanto che Lui medesimo si era in precedenza scelto la donna, e se la era preparata ricolmandola di singolari doni, elevandola a tale grandezza da riconoscerla in quello stato d'innocenza e di giustizia originale in cui non seppero conservarsi i nostri progenitori Adamo ed Eva. In breve Dio formò di Maria SS. ma una creatura nuova: «Creavit Dominus novum super terram» (Gen. 31). Sappiamo tutti come la dignità del figlio, mette in evidenza la grandezza della madre. Certo è che l'Incarnazione del Figlio di Dio fu una vera umiliazione, ma fu soprattutto un atto di grande amore per noi. Ma di questo gli eretici pare che non ne vogliano tener conto...!
Comunque è dottrina dei santi Padri che Maria ha composto della propria sostanza il Verbo di Dio, in quanto uomo. Lo ha nutrito, lo ha allevato perché fosse vittima dei nostri peccati, tanto da poter dire: Quella carne e quel Sangue che Gesù ha sacrificato per la Redenzione del mondo, è carne mia, è sangue mio...!
«Se alcuno, dice S. Gregorio Nazianzeno, non professa Maria Madre di Dio, questi non riconosce la Divinità. Se alcuno, non professa che Cristo è stato formato nel seno della Vergine in maniera divina e umana, ma dice che di altra sostanza venne formato, e solo sia passato per Lei come per un canale, costui si tenga pari all'ateo» (Greg. Naz. ap. Labbe).
«Se l'Incarnazione del Figlio di Dio, dice S. Cirillo Alessandrino, non è che una figura, se la Vergine non ha veramente partorito Dio, il Verbo stesso disceso dal Padre, non ha dunque assunto il seme di Abramo, non si è dunque fatto simile a noi; e così tutto ciò che costituisce la causa della nostra salute, si riduce a nulla, dal momento che si ripudia la Maternità Divina. Ammesso questo errore, tutta la nostra fede svanisce, cadono la croce, la salute e la vita del mondo, e con essi, cade la fiducia del genere umano» (Conc. Efes).
I doceti, come conseguenza dei loro errori, negavano la reale presenza di Gesù nella Eucaristia, sempre per il loro principio che la carne di Cristo era fittizia.
In apposizione a questi eretici, ecco quello che scrive S. Ignazio, del primo secolo: «Essi (i doceti) si astengono dalla Eucaristia, perché non riconoscono con noi che l'Eucaristia è la carne di Nostro Signore Gesù Cristo; quella carne che ha patito per i nostri peccati, e che il Padre ha risuscitato nella sua misericordia» (ad Smir).
Così la Chiesa stabilì che il Sacerdote, porgendo la SS. ma Comunione, dicesse: «Corpus Christi» ed il fedele rispondesse: «Amen» (S. Ambros. de Sacram).
Carne dunque reale nella Eucaristia, come in Maria SS. ma, secondo la dottrina apostolica, e astenersene dal riceverla, voleva dire negare per principio la realtà della Maternità Divina di Maria Vergine, fondamento di tutte le altre verità (A. Nicolas).
Sia dunque gloria alla Beatissima Vergine Maria, mentre per Lei gli Apostoli hanno portato il suo Gesù alle genti che sedevano nell'ombra di morte, e lo hanno dato in cibo alle anime...!
P. AMADIO M. TINTI
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