PECCATO MORTALE E PECCATO VENIALE
Per quanto riguarda la gravità, va precisato che c'è "un peccato che conduce alla morte" e un “peccato che non conduce alla morte” (1Gv 5, 16-17).
È partendo da queste parole che la Chiesa ha coniato le due formule: "peccato mortale" e "peccato veniale".
Il primo stronca il rapporto con Dio e, se non c'è il perdono, prepara l'inferno. Il secondo ferisce quello stesso rapporto e, se non è tolto di mezzo per tempo e riparato, prepara il purgatorio.
Se poco o niente è considerato oggi il peccato mortale, è facile immaginare come, da troppi, non sia nemmeno preso in considerazione il peccato veniale... eppure "è sempre grossolanità, sgarberia col Signore, che ci ha educato con tanta finezza" (Giovanni XXIII).
In un rapporto di amore anche la più piccola indelicatezza non può essere programmata.
E se questo vale nei rapporti tra gli uomini, vale ancor più nei nostri rapporti col Signore.
Non si dimentichi che se il peccato mortale è lo scivolo per l'inferno... il peccato veniale è lo scivolo per il peccato mortale...
"Dio è paziente con i peccatori, ma è impaziente con i suoi amici" (Ernest Hello). "Impaziente", nel senso di "esigente". Chi ha la sensibilità, la forza e la grazia di non vivere impantanato nei peccati mortali, non si accontenti di sguazzare nella palude della mediocrità, ma cerchi di dare vita al suo amore, perché il Signore, essendogli Padre e anche amico, vuole vederlo crescere, crescere, crescere... fino alla santità: "Siate perfetti - dice Gesù - com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5, 48).
Del resto, se ci teniamo alla perfetta salute del corpo, perché non dovremmo desiderare anche la perfetta salute dell'anima?
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