MICHELA
La mia lotta per scappare dall'Inferno
La cerimonia delle vergini
In particolare il rito del serpente avveniva sempre in occasione della cerimonia nella quale veniva offerta a Satana la verginità di una ragazza. È stato uno dei riti più cruenti cui abbia assistito e veniva celebrato nella notte fra il 31 dicembre e il 1° gennaio, come sacrilegio contro la Madre di Dio, alla quale la liturgia cattolica dedica il primo giorno dell'anno. Si tratta di una nottata veramente aberrante, nella quale ci si consente qualunque trasgressione. Era un appuntamento riservato soltanto ai più fidati, e per me fu un grande onore che la Dottoressa avesse deciso di farmi partecipare.
Ho visto altre offerte della verginità alla vigilia della Natività di Maria (che si celebra l'8 settembre), in un'altra festività mariana della quale non ricordo la data e nella notte di Natale. Queste coincidenze mi fanno pensare che si trattasse proprio di uno sfregio alla verginità perpetua della Madonna. Si doveva avere infatti la certezza che la ragazza sacrificata fosse vergine. Dunque si utilizzavano sempre persone giovani, ma non so in che modo venissero adescate, né se fossero italiane o straniere. Talvolta mi sono sembrate delle ragazzine. Quanto fossero drogate non so dirlo. In qualche caso non dovevano esserlo molto, perché urlavano e non manifestavano controllo del dolore, tanto che capitava che venissero imbavagliate.
Quel 31 dicembre uno degli adepti, con il cappuccio rosso e la tunica nera, entrò nella grotta in cui noi già ci trovavamo in semicerchio e depositò sulla lastra di marmo una giovane donna, che avrà potuto avere una ventina d'anni. Il suo volto era infatti scoperto, tanto non sarebbe stato un problema. Era bellissima e parzialmente stordita dalla droga: per questo motivo era stata portata in braccio. Indossava una tunica bianca, che le fu sfilata agli inizi della cerimonia.
Quella notte il rito fu molto lungo ed ebbe avvio con una lunga litania di bestemmie nei confronti della Madonna. A cominciare dal Sacerdote, tutti noi avemmo un rapporto orale con quella ragazza. Quindi venne rigirata, perché era proprio come un peso morto: la Dottoressa le fece colare della cera lungo tutto il corpo e poi le infilò nell'ano una candela nera.
Successivamente venne spostata in modo da stare con la schiena distesa sul marmo, mentre i piedi poggiavano per terra e dal bacino in giù si trovava a mezz' aria .Mentre qualcuno la stimolava nell'ano, muovendo su e giù la candela, il Sacerdote la penetrò violentemente lacerandole l'imene. Il sangue che fuoriuscì venne accolto accuratamente da un'altra donna, anche mediante una siringhetta senza ago. La Dottoressa prese allora il serpente e glielo infilò di testa nella vagina. Pur essendo ottenebrata, la ragazza urlava e tentava di divincolarsi, ma non riusciva a vincere la forza delle corde con cui era legata, mentre un paio di adepti le trattenevano le braccia e le gambe.
Quando il serpente la morse, dall'interno uscì un fiotto di sangue che si fece sempre più intenso. Il Sacerdote prese allora il coltello e cominciò a farle dei tagli sul corpo. Fu una scena talmente terribile che per un lungo periodo l'ho completamente rimossa dai miei ricordi. Seppi tra l'altro che in un'altra messa nera il sacrificio era stato completato in modo ancora più bestiale: il Sacerdote era arrivato al punto di piantare la lama del coltello nel petto della vergine offerta a Satana e altri avevano utilizzato diversi strumenti per squarciarle il torace e riuscire a strappare via il cuore, che fu posto nel calice, e l'utero.
Durante questi folli riti eravamo tutti come impazziti, le urla bestiali si accavallavano. Si viveva come un delirio, una isteria collettiva: il baccano degli indiani che nei film western vanno all'assalto della carovana ne è soltanto un pallido esempio. Quando il serpente mordeva all'interno della vagina della vittima era segno per noi che il sacrificio non era stato gradito da Satana, la cui presenza lì era simboleggiata proprio dal serpente, dunque eravamo tutti molto arrabbiati.
Il calice era pieno del sangue uscito dalla vagina e dello sperma del Sacerdote. Questo era uno dei rari casi in cui l'ostia non veniva intinta, ma veniva inghiottita bevendo quel liquido direttamente dal calice, eh passavamo dall'uno all'altro. Al termine tutto venne accuratamente bruciato. Non ho idea di che fine abbia fatto quella povera ragazza. So soltanto che a un certo punto venne portata fuori dalla grotta da due adepti con il cappuccio rosso. La regola di non chiedere mai nulla continuava a valere, e io ero del tutto sottomessa agli ordini della Dottoressa.
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