Le parole della Vergine Maria alla sposa su come ci siano tre cose nella danza e nella compagnia del mondo, e su come questo mondo sia simboleggiato dalla danza, e sulla sofferenza di Maria alla morte del Figlio.
Capitolo 27
La Vergine Maria, la Madre di Dio, parlò alla sposa e disse: "Figlia mia, voglio che tu sappia che dove c'è un ballo, ci sono tre cose: cioè la gioia vuota, le grida forti e il lavoro inutile e vano. Ma quando qualcuno entra nella casa da ballo addolorato o triste, allora il suo amico, che partecipa alla gioia del ballo, vedendo il suo amico che arriva lì triste e addolorato, lascia immediatamente la gioia del ballo e si separa dal ballo e piange con il suo amico addolorato.
Questo ballo è questo mondo che è sempre preso da problemi, anche se agli uomini stolti sembra una gioia. In questo mondo ci sono tre cose: la gioia vuota, le parole frivole e il lavoro inutile, perché tutto ciò che un uomo raccoglie con il suo lavoro lo deve lasciare dietro di sé. Chi si unisce a questa danza mondana dovrebbe considerare la mia fatica e il mio dolore e poi piangere con me, che sono stato separato da ogni gioia mondana, e poi separarsi dal mondo.
Alla morte di mio Figlio ero come una donna il cui cuore era stato trafitto da cinque lance. La prima lancia era la sua vergognosa e biasimevole nudità, perché vidi il mio amatissimo e potente Figlio stare nudo alla colonna senza alcun vestito che lo coprisse. La seconda lancia era l'accusa contro di lui, perché lo accusavano di essere un traditore e un bugiardo, lui che io sapevo essere giusto e sincero e che non aveva mai offeso o voluto offendere o ferire nessuno. La terza lancia fu la sua corona di spine che trafisse il suo sacro capo così violentemente che il sangue gli colò in bocca, nella barba e nelle orecchie. La quarta lancia fu la sua voce dolorosa sulla croce, con la quale gridò al Padre dicendo: "O Padre, perché mi hai abbandonato?" Era come se volesse dire: "O Padre, non c'è nessuno che mi compatisca all'infuori di te". La quinta lancia che ha trafitto il mio cuore è stata la sua morte più amara e crudele. Il mio cuore fu trafitto da tante lance quante erano le arterie da cui usciva il suo sangue più prezioso. In verità, il dolore nei trafitto i tendini, le arterie, i piedi, le mani e il corpo andava senza pietà al cuore e dal cuore tornava ai tendini; perché il suo cuore era sano e forte e di natura finissima, e la vita ha lottato a lungo con la morte; e così la sua vita si è prolungata in mezzo al dolore più amaro.
Ma quando la morte si avvicinò e il suo cuore scoppiò per il dolore insopportabile, allora tutto il suo corpo tremò e la sua testa, che era piegata all'indietro, si sollevò un po'. I suoi occhi semichiusi si aprirono e anche la sua bocca si aprì in modo da far vedere la sua lingua insanguinata. Le dita e le braccia, che erano come paralizzate, si distesero. Ma quando si arrese lo spirito, la testa sprofondò verso il petto, le mani si abbassarono un po' dal luogo delle ferite e i piedi dovettero sopportare la maggior parte del peso del corpo.
Poi le mie mani si intorpidirono, i miei occhi si oscurarono e il mio viso divenne pallido come un morto. Le mie orecchie non sentivano nulla, la mia bocca non poteva parlare, i miei piedi tremavano e il mio corpo cadeva a terra. Quando mi rialzai da terra e vidi mio Figlio orribilmente sfigurato e più miserabile di un lebbroso, sottomisi tutta la mia volontà a lui sapendo con certezza che tutto era avvenuto secondo la sua volontà e che non sarebbe potuto accadere se lui non l'avesse permesso. Perciò lo ringraziavo di tutto, e così c'era sempre un po' di gioia mista alla mia tristezza, perché vedevo che Lui, che non aveva mai peccato, nel suo grande amore aveva voluto soffrire così tanto per i peccati degli uomini. Perciò, che tutti coloro che sono nel mondo contemplino come ho sofferto quando mio Figlio è morto e lo abbiano sempre davanti agli occhi e nel pensiero!".
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