L'eternità è senza fine.
L'eternità è inscrutabile.
Tutte queste dichiarazioni e definizioni dell'eternità non sono ancora sufficienti per far concepire al vivo la sua grandezza; né alcuno può intendere bene, come dice Plotino, ciò che sentirono quelli che vollero definirla. Si potrebbe dir di essa ciò che disse Simonide, (CICERO, De natura deorum. Lib. II) quando Cerone, re di Sicilia, l'interrogava: che cosa fosse Dio. Il filosofo si prese un giorno di tempo a rispondere, per poter frattanto pensarci sopra. Passato quel giorno, disse di aver bisogno di maggior tempo e chiese due altri giorni; passati quelli, ne chiese altri quattro: trascorsi questi, disse che più vi pensava più doveva meditare e minor facilità trovava per rispondere.
Lo stesso si può dire dell'eternità, la quale è un abisso tanto profondo da non potersi scrutare senza che il pensiero umano vi si affoghi. Così disse San Dionigi Areopagita, (De Myst. Theologia) che Dio non poteva dirsi ciò che era, ma solamente ciò che non era e come a tutto sovrasta. Similmente non può dichiararsi altro dell'eternità che ciò che essa non è e come supera ogni comprensione. L'eternità non è tempo, non è spazio, non è secolo, non è milioni di secoli; ma è sopra ogni tempo, sopra ogni secolo, sopra milioni di secoli. Non è eternità questa vita che godi e presto ha da finire; non è eterna la salute che hai; non sono eterni i tuoi divertimenti; non sono eterni i tuoi possedimenti; non sono eterni i tuoi tesori; non sono eterni coloro nei quali confidi; non sono eterni i beni nei quali ti compiaci, poiché devi lasciare tutto. Più gran cosa è l'eternità, e sopra i regni, sopra gli imperi e sopra ogni felicità sono le cose eterne. Per questo Lattanzio (LACTANTIUS, De falsa Religione, lib. I, cap. 12) ed altri autori dichiarano l'eternità per ciò che non è, dicendo gli uni che l'eternità è ciò che non ha fine, altri ciò che non ha mutazione, altri ciò che non ha confronto, ossia ciò che non è limitato, non è mutabile, non è paragonabile. Basta spiegare ed analizzare queste tre condizioni dell'eternità, non per far comprendere cosa sia, ma per incuterci almeno spavento e stima di essa, che è quanto più ci conviene, insieme a un gran disprezzo di tutto ciò che è temporale, limitato, mutabile e meschino.
P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J.
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