domenica 13 novembre 2022

I Dieci Comandamenti

 


Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


Il nono Comandamento: ”Non desiderare la donna d’altri”. 


12 agosto 1946 173 .  

« […]Andiamo alla sinagoga». [Dice Gesù a Pietro.] 

«Parli Tu?».  

«No. Sono un semplice fedele. Ho parlato coi miracoli questa mattina...».  

«Purché ciò non sia stato nocivo...». Pietro è proprio scontento e impensierito, ma segue il Maestro, che si è unito agli altri apostoli e che viene raggiunto per via dall'uomo di Giscala e da altri, forse del paese. Nella sinagoga il sinagogo, con deferenza, si volge a Gesù dicendo: «Vuoi spiegare, o Rabbi, la Legge?».  

Ma Gesù ricusa e, come un semplice fedele, segue tutte le cerimonie, baciando come gli altri il rotolo che porge il vice sinagogo (dico così perché non so come si chiami questo aiutante del sinagogo) ed ascoltando la spiegazione del punto scelto dal sinagogo. 

Certo però che, se anche non parla, il suo aspetto è già una predica per il modo come prega... Molti lo guardano. Il discepolo di Gamaliele non lo perde d'occhio un minuto. E gli apostoli non perdono d'occhio il discepolo, sospettosi come sono.  

Gesù non si volge neppure quando su una soglia della sinagoga succede del brusio che fa distrarre molti. Ma il rito ha fine e la gente esce sulla piazza dove è la sinagoga. Gesù, per quanto fosse più verso il fondo che verso la cima della sinagoga, esce uno degli ultimi e si dirige verso la casa per prendere la sacca e partire. Molti del luogo lo seguono e fra essi il discepolo di Gamaliele, che viene chiamato, un certo momento, da tre addossati ad una casa. Parla con essi e con essi si fa largo verso Gesù.  

«Maestro, costoro ti vogliono parlare», dice richiamando l'attenzione di Gesù che parlava con Pietro e suo cugino Giuda.  

«Scribi! L'avevo detto!», esclama Pietro già turbato.  

Gesù saluta profondamente i tre che lo salutano e chiede: «Che volete?». 

Parla il più anziano: «Non sei venuto. Noi veniamo. E perché nessuno pensi che abbiamo peccato nel sabato, diciamo a tutti che abbiamo diviso la strada in tre tempi. Il primo sinché l'ultima luce del tramonto ebbe vita. Il secondo, di sei stadi, mentre la luna illuminava i sentieri. Il terzo ha termine ora e non ha superato la misura legale. Questo per le nostre e vostre anime. Ma per il nostro intelletto ti chiediamo la tua sapienza. Sei a conoscenza di quanto è accaduto nella città di Giscala?».  

«Vengo da Cafarnao. Nulla so».  

«Odi. Un uomo, che si era assentato per lunghi affari dalla sua casa, tornando seppe che nella sua assenza la moglie lo aveva tradito e sino al punto da partorire un figlio, che non poteva essere del marito perché egli è stato assente per quattordici mesi. L'uomo ha ucciso occultamente la moglie. Ma, denunciato da uno che seppe dalla serva, secondo la legge d'Israele è stato ucciso. L'amante, che secondo la legge dovrebbe essere lapidato, si è rifugiato a Cedes e certamente cercherà di raggiungere da lì altri luoghi. Il bastardo, che il marito voleva, per uccidere esso pure, non fu consegnato dalla donna che lo allattava, la quale è andata a Cédès per commuovere il vero padre del lattante a occuparsi di suo figlio, perché il marito della nutrice si oppone a tenere il bastardo in casa. Ma l'uomo l'ha respinta insieme al figlio, dicendo che esso gli sarebbe di ostacolo nella fuga. Secondo Te, come giudichi il fatto?».  

«Non trovo che sia più giudicabile. Ogni giudizio, giusto od ingiusto, è già stato dato».  

«Quale, secondo Te, il giudizio giusto e quale l'ingiusto? È sorta divergenza fra di noi circa il supplizio dell'omicida».  

Gesù li guarda fisso fisso uno dopo l'altro. Poi dice: «Io parlerò. Ma prima rispondete alle mie domande, quale che sia il loro peso. E siate sinceri. L'uomo omicida della moglie era del luogo?».  

«No. Vi si era stabilito da quando aveva sposato la donna, che era del luogo».   

«L'adultero era del luogo?».  

«Sì»  

«Come l'uomo tradito seppe di esserlo? Era pubblica la colpa?».  

«No, veramente, e non si capisce come l'uomo poté saperlo. La donna si era assentata da mesi, dicendo che per non stare sola andava a Tolemaide da parenti suoi, e tornò dicendo che aveva preso seco il figliolino di una parente morta».  

«Quando era in Giscala era sfacciata la sua condotta?».  

«No. Anzi, tutti stupimmo che Marco fosse in relazione con lei».  

« Il mio parente non è peccatore. È uno accusato innocente», dice uno dei tre, che non ha ancora mai parlato.  

«Era tuo parente? Chi sei?», chiede Gesù.

«Il primo degli Anziani di Giscala. Per questo ho voluto morto l'omicida, perché uccise non solo, ma uccise un innocente», e guarda bieco il terzo, che è sui quarant'anni e che ribatte: «La Legge dice che sia ucciso l'omicida».  

«Tu volevi morta la donna e l'adultero».  

«Così è la Legge».  

«Se non c'era altra ragione, nessuno avrebbe parlato».  

La disputa si accende fra i due antagonisti, che quasi dimenticano Gesù. Ma quello che ha parlato per primo, il più vecchio, impone silenzio dicendo, imparziale: «Non si può negare che l'omicidio sia stato consumato, come non si può negare che la colpa ci sia stata. La donna l'ha confessata al marito. Ma lasciamo parlare il Maestro».  

«Io dico: come il marito lo seppe? Non mi avete risposto».  

Quello che difende la donna dice: « Perché ci fu chi parlò non appena il marito fece ritorno».  

«E allora Io dico che costui non era puro nel suo animo», dice Gesù abbassando le palpebre a velare il suo sguardo perché non accusi.  

Ma quello di quarant'anni, e che voleva la morte della donna e dell'adultero, scatta: «Io non avevo nessuna fame di lei».  

«Ah! ora è chiaro! Sei stato tu che hai parlato! Lo sospettavo, ma ora ti sei tradito! Assassino!».  

«E tu favoreggiatore dell'adultero. Se tu non lo avessi avvertito, non ci sarebbe sfuggito. Ma è tuo parente! Così si fa la giustizia in Israele! Per questo difendi anche la memoria della donna: per difendere il parente. Di lei sola non ti preoccuperesti».  

«E tu, allora? Tu, che hai gettato l'uomo contro la donna per vendicarti delle sue ripulse?».  

«E tu che, unico, hai testimoniato contro l'uomo? Tu che pagavi una serva in quella casa perché ti favorisse? Non è valido il testimonio unico. Lo dice la Legge».  

Un baccano da mercato!  

Gesù e il vecchione cercano calmare i due che rappresentano due interessi e due correnti opposte e che svelano un odio insanabile fra due famiglie. Ci riescono a fatica e ora parla Gesù, calmo, solenne, e per prima cosa si difende dall'accusa venuta da uno dei contendenti: «Tu che proteggi le prostitute...»  

« Io non solo dico che l'adulterio consumato è delitto contro Dio e il prossimo, ma dico: anche colui che ha desideri impuri per la moglie di un altro è adultero nel suo cuore e commette peccato. Guai se ogni uomo che ha desiderato la donna d'altri dovesse venire messo a morte! I lapidatori dovrebbero avere sempre le selci in mano. Ma se il peccato resta molte volte impunito dagli uomini sulla Terra, il peccato sarà scontato nell'altra vita, perché l'Altissimo ha detto: "Non fornicherai e non desidererai la donna d'altri", e parola di Dio va ubbidita. Però anche dico: "Guai a colui per il quale si commette uno scandalo e guai al delatore del suo prossimo". Qui si è mancato da parte di tutti. Del marito. Aveva proprio necessità di abbandonare la moglie per tanto tempo? L'aveva trattata sempre con quell'amore che conquista il cuore della compagna? Ha esaminato se stesso per vedere se, prima di lui dalla donna, non era stata offesa la donna da lui? La legge del taglione dice: "Occhio per occhio, dente per dente". Ma se lo dice per esigere riparazione, deve questa esser data da un solo? Io non difendo l'adultera. Ma dico: quante volte ella avrebbe potuto accusare di questo peccato il suo consorte?».  

La gente sussurra: «È vero! È vero!», e approvano anche il vecchio di Giscala e il discepolo di Gamaliele.  

Gesù prosegue: « ...Io dico: come non ha temuto Dio colui che per vendetta ha causato tanta tragedia? L'avrebbe voluta in seno alla sua famiglia? Io dico: l'uomo che è fuggito e che, dopo aver goduto e causato rovine, ora ripudia anche l'innocente, crede fuggendo di salvarsi dal Vendicatore eterno? Questo Io dico. E dico ancora. La Legge esigeva la lapidazione degli adulteri e l'uccisione dell'omicida. Ma un giorno verrà che la Legge, necessaria per trattenere la violenza e la lussuria degli uomini non fortificati dalla Grazia del Signore, sarà modificata, e se resteranno i comandamenti: "Non ammazzare e non commettere adulterio", le sanzioni contro questi peccati saranno rimesse ad una giustizia più alta che non quella dell'odio e del sangue. Una giustizia rispetto alla quale la superstite e sempre fallace e immeritevole giustizia dei giudici umani, tutti e forse più volte adulteri, se non omicidi, sarà meno che nulla. Parlo della giustizia di Dio, che chiederà ragione agli uomini anche dei desideri impuri dai quali vengono le vendette, le delazioni, gli omicidi, e soprattutto chiederà ragione del perché vengono negate ai colpevoli le ore per redimersi, e perché agli innocenti viene imposto di portare il peso delle colpe altrui. Tutti colpevoli qui. Tutti. Anche i giudici mossi da opposti moti di vendetta personale. Uno solo l'innocente. E a questo va la mia pietà. Io non posso tornare indietro. Ma chi di voi sarà caritatevole al pargolo ed a Me che soffro per lui?». Gesù guarda la folla con occhi di mesta preghiera.  

In molti dicono: «Che vuoi? Però ricorda: è un bastardo». 

«A Cafarnao vi è una donna di nome Sara. È di Afec. Una mia discepola. Portatele il fanciullo e ditele: "Gesù di Nazaret te lo affida". Quando il Messia che attendete avrà fondato il suo Regno e messo le sue leggi, che non annullano la Parola del Sinai ma ne danno il compimento con la carità, i bastardi non saranno più senza madre, perché Io sarò il Padre di quelli che non hanno padre e dirò ai miei fedeli: "Amate questi per amore di Me". E altre cose saranno mutate, perché la violenza verrà sostituita dall'amore.  

Voi credevate forse che, interrogandomi, Io negassi la Legge. E per questo mi avete cercato. Dite a voi stessi e a chi vi ha mandato che Io sono venuto a perfezionare la Legge, non mai a negarla. Dite a voi e agli altri che Colui che predica il Regno di Dio non può certo insegnare ciò che nel Regno di Dio sarebbe orrore e non potrebbe essere accolto perciò. Dite anche a voi e agli altri di ricordare il Deuteronomio: "Il Signore Dio tuo ti susciterà della tua nazione, dei tuoi fratelli, un profeta. Ascoltalo. Così chiedesti al Signore Dio tuo presso l'Oreb e dicesti: 'Che io non senta più la voce del Signore mio Dio e non vegga più questo grandissimo fuoco e non muoia'. E il Signore mi disse: 'Hanno detto bene, ed Io susciterò loro, di mezzo ai loro fratelli, un profeta simile a te, e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello che Io gli avrò comandato. E se qualcuno non vorrà ascoltare le parole che egli dirà in mio nome, Io ne farò vendetta"'. Dio vi ha mandato il suo Verbo perché parlasse senza che la sua voce vi uccidesse. Tanto era stato già detto da Dio all'uomo, già più che l'uomo non meritasse di udire da Dio. Tanto con la Legge del Sinai e coi profeti. Ma tanto ancora andava detto, e Dio lo ha serbato per il suo profeta del tempo di Grazia, per il Promesso al suo popolo, nel quale è la Parola di Dio e nel quale sarà compito il perdono. Fondatore del Regno di Dio, Egli codificherà la Legge coi nuovi precetti di amore, perché il tempo dell'amore è venuto. E non chiederà vendetta all'Altissimo per chi non lo ascolta, ma solo che il fuoco di Dio sciolga il granito dei cuori e la Parola di Dio possa penetrarli e fondarvi il Regno, che è Regno dello spirito come il Re di esso è Re spirituale. A chiunque amerà il Figlio dell'uomo, il Figlio dell'uomo darà Via, Verità, Vita per andare a Dio, conoscerlo e vivere la Vita eterna. A chiunque accetterà la mia parola si apriranno in lui sorgenti di luce, per cui conosceranno il senso nascosto delle parole della Legge e vedranno che i divieti non sono minacce ma inviti di Dio, che vuole gli uomini beati e non dannati, benedetti e non maledetti.  

Una volta di più, di una cosa ormai risolta, come la santità non l'avrebbe risolta, voi avete fatto strumento inquisitore per cogliermi in peccato. Ma Io so di non peccare. E non temo dicendo il mio pensiero che è questo: l'uomo omicida ha scontato, con il disonore prima e la morte poi, l'aver fatto del guadagno la mèta della sua vita. La donna ha scontato con la morte il suo peccato e - ciò vi farà stupore ma così è - e la sua confessione, nell'intento di piegare il marito a pietà per l'innocente, ha diminuito il suo peso presso Dio. Gli altri - tu e tu, e chi è fuggito senza pietà neppure per la sua creatura - siete maggiormente colpevoli dei due primi. Mormorate? Voi non avete espiato con la morte, e in voi non erano le attenuanti del marito tradito e non sono le attenuanti dell'essere trascurata e della confessione della donna. E tutti avete un peccato, tutti meno la nutrice dell'innocente. Quello di respingere questo innocente come un male vergognoso. Avete saputo uccidere l'omicida. Avreste saputo uccidere anche gli adulteri. Ciò che è giustizia severa l'avete saputo fare e l'avreste saputo fare. Ma non uno ha saputo e sa aprire le braccia alla pietà per l'innocente. Ma non siete responsabili completamente. Non sapete... Non sapete mai di preciso quello che fate e quello che andrebbe fatto. E in ciò è la vostra scusante.  

Quando questo discepolo di Gamaliele è venuto a Me, mi ha detto: "Vieni. Ti vogliono interrogare su un fatto di cui durano le conseguenze". Le conseguenze sono l'innocente. Ebbene? Ora che sapete il mio pensiero, mutate forse il vostro giudizio là dove ancora è mutabile? A costui Io ho detto: "Io non giudico. Io perdono". Gamaliele ha detto: "Solo Gesù di Nazaret giudicherebbe con giustizia qui". Io, come ho detto a costui, avrei consigliato tutti, dico tutti, di attendere a colpire dopo un attento esame e dopo che le passioni fossero calmate. Molte cose potevano essere mutate senza offendere la Legge. La cosa è avvenuta, ormai. E Dio perdoni a chi si è pentito o si pentirà di essa. Non ho altro da dire. Ossia ho ancora una cosa: Dio vi perdoni una volta ancora di aver tentato il Figlio dell'uomo».  

«Non io, Maestro! Non io! Io... Amo rabbi Gamaliele come un discepolo deve amare il suo maestro: più di un padre. Più, perché un rabbi forma l'intelletto, che è più grande cosa della carne. E... non posso lasciare il mio rabbi per Te. Ma ecco. Per salutarti non trovo che le parole del cantico di Giuditta. Fioriscono dal fondo del cuore, perché ho sentito giustizia e sapienza in tutte le tue parole. "Adonai, Signore, Tu sei grande e magnifico nella tua possanza. Nessuno può superarti. Nessuno può resistere alla tua voce. Quelli che ti temono saranno innanzi a Te in tutto!” 174 …Signore, io scenderò a Cafarnao dalla donna che Tu dici... E tu prega per me, perché il mio granito si sciolga e vi penetri la Parola che fonda il Regno di Dio in noi... Ora ho capito. Noi ci inganniamo. E noi discepoli siamo i meno colpevoli...».  

«Che dici, o stolto?», interrompe violento l'Anziano di Giscala volgendosi al discepolo di Gamaliele.  

«Che dico? Dico che ha ragione il mio maestro. E chi tenta Costui al regno temporale è un satana, perché Costui è un vero Profeta dell'Altissimo e la Sapienza parla sulle sue labbra. Dimmi, Maestro, che devo fare?».  

«Meditare».  

«Ma...».  

«Meditare. Sei un frutto acerbo. E vai innestato anche. Pregherò per te. Venite voi...».  

E, con gli apostoli carichi delle sacche, inizia il suo cammino lasciando dietro Sé i commenti.  

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Certo che da quanto abbiamo appena letto, comprendiamo ora molto bene quanto sia difficile per l’uomo giudicare i suoi simili con giustizia, emettendo cioè un giudizio veramente giusto. Ed ecco perché Gesù è sempre stato severo nei confronti di chi imprudentemente giudica senza aver ben riflettuto su tutta la vicenda o avendo prove poco sicure. Soprattutto perché noi non possiamo leggere nei cuori degli uomini e quindi conoscere la Verità tutta intera che solo Dio conosce. Per questo Egli ci chiede di “Non giudicare”, lasciando a Dio il giudizio e la “vendetta”.  

a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini 


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