GESU' EUCARISTIA
l’amico che ti aspetta sempre
Tutti i santi, senza eccezione, hanno fatto di Cristo vivo, presente nell’Eucaristia, il centro della loro vita. La loro fede nella presenza reale era talmente forte che passavano ore e ore accompagnando, amando, adorando Gesù sacramento. Alcuni avevano il dono della hierognosi, cioè di poter distinguere gli oggetti benedetti da un sacerdote da quelli non benedetti e, specialmente, di riconoscere l’Ostia consacrata da quella non consacrata. In ciò si distinse ammirevolmente una religiosa agostiniana, la venerabile Anna Caterina Emmerick. Le fecero varie prove, portandole ostie non consacrate e immediatamente se ne rendeva conto. Qualche cosa di simile accadde a sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Era gravemente ammalato e gli portarono la comunione. Ma, una volta ricevuta l’ostia, incominciò a gridare: «Che cosa mi hanno fatto, mi hanno portato un’ostia senza Gesù, un’ostia non consacrata». Vennero fatte le verifiche del caso e si scoprì che il sacerdote che quella mattina aveva celebrato la Messa si era scordato della parte della consacrazione.
Alcuni santi avevano anche la grazia di vedere Gesù nell’Ostia. Santa Caterina da Siena vide un giorno Gesù tra le mani del sacerdote e l’Ostia le apparve come un grande fuoco raggiante d’amore. Santa Teresa di Gesù assicura: «Un giorno, durante la Messa, vidi il Signore glorificato nell’Ostia» (CC 14). «Varie volte il Signore si era degnato di apparirmi nel Santissimo Sacramento» (V 38, 19).
Santa Margherita Maria Alacoque dice nei suoi scritti che, in varie occasioni, quando si trovava in adorazione dinanzi al Santissimo, le si presentava Gesù con il suo divino Cuore, ardente fra le fiamme: «Davanti al Santissimo Sacramento mi trovavo così assorta che non provavo mai stanchezza. Avrei passato là giorni e notti intere, senza mangiare né bere e senza sapere quello che facevo se non consumarmi alla sua presenza come un cero ardente per rendere amore per amore. Non potevo rimanermene in fondo alla Chiesa e, per quanta confusione sentissi in me stessa, non tralasciavo di avvicinarmi il più possibile al Santissimo Sacramento».
Una volta il 16 giugno 1675 Gesù le disse: «Guarda questo Cuore che tanto ha amato gli uomini e, tuttavia, non riceve dalla maggior parte di essi che ingratitudine, con le loro irriverenze e sacrilegi, con la freddezza e disprezzo con cui mi trattano in questo sacramento di amore. Ma ciò che più mi addolora è che sono i cuori a me consacrati che mi trattano così». E Gesù, nella sua grande misericordia, le diede per tutti la GRANDE PROMESSA dei nove primi venerdì del mese: «Io ti prometto, nell’eccessiva misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno per i primi nove venerdì del mese di seguito, la grazia della penitenza finale, che non moriranno in mia disgrazia né senza aver ricevuto i sacramenti. Il mio Cuore sarà il loro rifugio sicuro negli ultimi momenti».
Lucia, la veggente di Fatima, riferisce nelle sue «Memorie» che l’angelo del Portogallo nella sua terza visita diede ai tre pastorelli la Comunione. L’angelo aveva nella mano sinistra un calice, sul quale era sospesa un’Ostia, da cui cadevano alcune gocce di sangue dentro il calice. L’angelo lasciò sospeso in aria il calice, si inginocchiò vicino a loro e fece ripetere tre volte la preghiera «Santissima Trinità»...
«Dopo si alza, prende nelle sue mani il calice e l’Ostia. Mi dà la santa Ostia e il Sangue del calice lo divide fra Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo: Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Cristo, orribilmente oltraggiato dall’ingratitudine degli uomini. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio. E, prostrandosi di nuovo a terra, ripeté altre tre volte con noi la stessa preghiera Santissima Trinità... poi scomparve».
Questo fu l’inizio di un amore straordinario di questi tre bambini per Gesù nascosto nel tabernacolo. Giacinta diceva a Lucia: «Amo tanto Gesù nascosto... In cielo non si fa la Comunione? Se ci si comunica, io mi comunicherò tutti i giorni». E quando era ormai malata e non poteva andare in chiesa a comunicarsi, le diceva: «Hai fatto la Comunione? Avvicinati bene a me, hai nel tuo cuore Gesù nascosto». Qualche cosa di simile avvenne a Francesco. Egli diceva a Lucia: «Vai in chiesa e saluta tanto da parte mia Gesù nascosto. Quello che più mi dispiace è non poter restare qualche momento con Gesù nascosto».
E non solo i bimbi innocenti ma anche i grandi sapienti si sentono sommergere da questo grande mistero di amore. San Tommaso d’Aquino, nel momento della consacrazione, aveva una devozione talmente intensa che scoppiava in pianto, assorto nel grande miracolo. Una volta, dopo aver scritto un trattato sull’Eucaristia, udì Gesù che gli diceva: «Hai scritto molto bene del Sacramento del mio Corpo». Per questo, nella Summa Theologica scrisse per ciascuno di noi: «Non interrogarti se Cristo è o non è nell’Eucaristia, ma accogli con fede le parole del Signore perché Egli, che è la Verità, non mente ed Egli disse: questo è il mio Corpo» (ST 3, 75, 1).
Santa Giuliana de Cornillon, religiosa belga, era tanto devota al Santissimo Sacramento che Gesù un giorno la premiò con una visione straordinaria. Vide la luna piena, con sopra una macchia scura. E Gesù le disse: «La macchia nera simbolizza l’assenza di una festa in onore del Santissimo Sacramento». Ella convinse il suo vescovo di Liegi (Belgio) ad istituire questa festa e, quando questi giunse ad essere papa con il nome di Urbano IV, la istituì per tutta la Chiesa, chiamandola Corpus Domini, convinto anche dal miracolo di Bolsena-Orvieto.
Angel Peña
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