giovedì 17 novembre 2022

Se manca la giustizia, le opere, una condotta pienamente manifestativa della fede, della speranza, della carità, la parola perde di valore e di significato.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

12 Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. 

Chi è il giusto per l’empio? É la sua coscienza esterna. La sua giustizia rivela all’empio il materialismo, la sua malvagità, la sua assenza di trascendenza. 

Il giusto, non giustificando le azioni dell’uomo, è come se si opponesse ad esse. Per questo è di incomodo. L’empio non vuole alcuna coscienza. 

Il giusto con la sua giustizia è come se gli rimproverasse le colpe contro la legga e gli rinfacciasse le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. 

Indipendentemente dalla parola che dice, dal ricordo che fa della legge, il giusto, proprio perché giusto, è vera coscienza esterna dell’empio.  

È quella voce non udibile ma visibile che è dinanzi ai suoi occhi e che sempre gli ricorda che l’uomo non è solo materia. È altra cosa molto diversa. 

Questo è il vero cristiano: coscienza visibile e udibile del mondo. È però la coscienza visibile che dona verità alla coscienza udibile, di parola. 

Se manca la giustizia, le opere, una condotta pienamente manifestativa della fede, della speranza, della carità, la parola perde di valore e di significato. 

Si è in tutto come gli empi. L’empio non riceve alcun fastidio da un cristiano che compie le sue stesse opere. Di parole ne può dire quante ne vuole. 

Anche di liturgie ne può celebrare quante ne vuole. Il fastidio l’empio lo riceve dalle opere che sono in tutto contrarie e opposte alle sue. 

13 Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. 

Il giusto però non è solo coscienza visibile, esterna, è anche coscienza udibile. È coscienza che grida la sua verità. Lui conosce Dio. Lui di Dio è figlio. 

Questa coscienza udibile avvalorata dalla coscienza visibile, cioè dalle opere contrarie e opposte operate dal giusto, mette in crisi l’empio. 

È come se lui negasse la luce mentre viene accecato dal sole. Dicesse che il fuoco non esiste, mentre è immerso in esso a bruciare. 

Questo è il giusto per l’empio: fuoco, sole, verità, trascendenza, perfetta moralità, assenza di ogni dissolutezza.  

L’empio non sopporta che vi possa essere una vita diversa, una non materia, non violenza, non depravazione, non vizio, non immoralità. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


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