martedì 13 febbraio 2024

I FIORETTI DI SAN GASPARE

 


Vedrà il danaro moltiplicarsi


La nuova Congregazione, benedetta dal Sangue Divino di Gesù, faceva grandi progressi. Gaspare, di tanto in tanto, era costretto a recarsi a Roma per disbrigare pratiche, provvedere fondi, cercare nuove reclute. Le richieste di Missionari in Umbria e altrove si moltiplicavano. La fama di quei santi sacerdoti ormai andava diffondendosi ovunque!

Non mancavano tribolazioni. Gaspare, quando doveva assentarsi, scriveva lettere per incoraggiare, spronare, consigliare. E, in esse, insisteva sempre:

«Uniti nella carità del Sangue di Cristo, zelanti per la sua gloria e la salute delle anime; poveri con Cristo sulla croce». «Siamo poveri, ma c'è sémpre chi èpiù povero di noi; i poveri sono i padroni dei nostri averi, guai a mandarli via senza almeno un piccolo aiuto». «Noi siamo stati mandati come Cristo ad evangelizzare i poveri, cioè le popolazioni umili e i ricchi, tanto poveri nell'anima!».

Sarebbe un errore pensare che Gaspare facesse soffrire fame e disagi ai suoi figli. Sorvegliava di persona a che la povertà non fosse scusa per la sporcizia e per far patire la fame. Cibo semplice, ma abbondante; casa e camere arredate del necessario per una vita tranquilla e la salute di chi l'abitava.

Egli dava in tutto il più luminoso esempio. Ecco cosa si legge nella cronaca di quella casa: «Quante volte il poverissimo Can. Del Bufalo si toglieva scarpe, biancheria, mantello ed altro per darlo ai poveri! Poi cercava di rientrare di soppiatto per non farsi vedere quasi spogliato!» In altra cronaca si legge:

«In tempo di pioggia non possono uscire più di due missionari, perché in casa c e un solo ombrello». S. Gaspare stesso, di suo pugno, annota: «Nella fondazione di questo Istituto assai vi fu da patire non soltanto per la mancanza di soggetti, ma del necessario sostentamento. I Missionari vanno a due a due, come gli Apostoli, a predicare la parola di Dio. Siano rese grazie alla Provvidenza e alle buone popolazioni, che mai ci hanno fatto mancare il pane quotidiano».

Non poche volte anche Gaspare si trovò a dover far fronte alle scadenze con i fornitori! Non esistevano cambiali ed essi furono sempre fiduciosi nella sua parola. Ma, a volte, anche i fornitori non navigavano in buone acque ed allora, in qualche caso, intervenne chiaramente la Provvidenza.

Avvenne che, nell' assenza del Fondatore, D. Biagio Valentini, economo della casa di S. Felice, era rimasto proprio al verde. Non avendo più coraggio di chiedere dilazioni e nuovi crediti al negoziante, scrisse al Santo che, con quei quattro baiocchi rimasti nel cassetto e senza alcuna probabilità di potersene procurare altri, non sapeva proprio dove battere la testa. La risposta di Gaspare fu immediata e precisa: «Abbia fede e vedrà il danaro moltiplicarsi nelle sue mani».

D. Biagio era anch'egli un Santo, conosceva bene S. Gaspare (poi ne divenne il primo successore) e la sua vocazione e l'ingresso nella Congregazione furono accompagnate da una sequela di circostanze che ebbero del miracoloso. Pensò: «Il Canonico è un santo e... se lo dice lui, così sarà! » Volle il caso - o il Signore? - che la lettera di S. Gaspare gli fosse recapitata proprio alla presenza del fornitore venuto da Giano a... bussare a danaro. Gli fece leggere il foglietto e quegli, tentennando il capo, osservò: «Senza dubbio il sig. Canonico è un santo e fa miracoli, ma se i soldi in quel cassetto Lei, Padre Biagio, non ce li ha messi, non vi possono essere nati da soli!»

D. Biagio si segnò, apri il cassetto e... uno, due, tre...

Quando raggiunse la cifra esatta da pagare, la ciotola rimase pulita pulita! Il volto di D. Biagio, mentre contava, era rimasto sereno, senza mostrar per nulla meraviglia, come fosse tutto più che naturale. Il creditore invece guardava trasecolato ed allegro: stava per avere tutto, fino all' ultimo baiocco!

Uscito dal convento, andò in giro mostrando il gruzzoletto, e dicendo: «Fate pure credito al Canonico Del Bufalo, tanto, se non paga lui, paga sempre il Signore!».


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