sabato 4 aprile 2020

La Corredentrice



Gesù parla della Corredentrice negli scritti di Maria Valtorta

Non dimentichiamo, poi, il discorso che Gesù tiene nella sinagoga di Nazareth sul  testo biblico di Isaia, 61,1-3. I nazarethani, punti sul vivo, tumultuano e infuriati lo  cacciano fuori della città, lo inseguono fin sul ciglio di un monte…, ma Gesù passa  incolume in mezzo a loro. Anche questo fatto penoso fu certamente una spada per il  Cuore di Maria, a Nazareth, dove erano maldisposti verso di Lui persino i parenti che lo  giudicavano un pazzo, un attaccabrighe… 
Quando pensiamo a Maria, meditiamo il suo dolore di 34 anni, culminato ai piedi  della croce. Ella l’ha sofferto, per noi! Per noi, le derisioni della folla che la giudicava la  madre di un pazzo.. Per noi, i rimproveri dei parenti e delle persone notabili. Per noi,  l’apparente sconfessione di Gesù: “Mia Madre e i miei fratelli sono coloro che fanno la  Volontà di Dio”. Ma chi più di Lei la faceva, ed una Volontà tremenda che le imponeva la  tortura di vedere suppliziare il Figlio? Per noi, le fatiche di raggiungere Gesù qua e là. Per  noi, i sacrifici: da quello di lasciare la sua casetta e mescolarsi alle folle, a quello di  lasciare la sua piccola patria per il tumulto di Gerusalemme. Per noi, il dover essere a  contatto con colui che covava nel cuore il tradimento. La pura, l’umile, la distaccata dalle  ricchezze terrene non poteva non avere ribrezzo di quel serpe, come del resto lo ebbe  Gesù per quasi tre anni. 
Altra fonte copiosa di pene per il Cuore della Corredentrice era costituita dall’ostilità  dei sacerdoti, scribi e farisei, volpi astute che cercavano di spingere Gesù nella loro tana  per sbranarlo. Per noi, il dolore di Maria di vedere accusato il Figlio suo di possessione diabolica e di eresia. Tutto, tutto per noi!… Quanto ha sofferto Gesù di veder soffrire sua  Madre, di doverla condurre, come agnella mansueta, al supplizio, di doverla straziare con  tanti adii: a Nazareth, prima dell’evangelizzazione; nell’imminenza della Passione; prima  della Cena pasquale; in quello atroce sul Calvario.  (“Poema”, vol. IX, p. 16-17).

Pablo  Martín  Sanguiao 

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