«VOGLIO ESSERE COME UN BAMBINO PICCOLINO... »
"Voglio essere come un bambino piccolino... che tira la veste al suo Papà e con il sorriso gli chiede le cose più semplici, che al mondo possono sembrare le
più impossibili..."
La piccolina del Padre
Un esempio classico di "disperazione", "morte" e "resurrezione"
Per comprendere quale sarà questa "disperazione", leggiamo la descrizione che il Manzoni fa dello stato d'animo dell'Innominato nella famosa notte descritta
nel cap. XXI dei Promessi Sposi:
"Partito, o quasi scappato da Lucia, il signore s'era andato a cacciare in camera, s'era chiuso dentro in fretta e furia, come se avesse avuto a trincerarsi contro
una squadra di nemici.
Tutto gli appariva cambiato: ciò che altre volte stimolava più fortemente i suoi desideri ora non aveva più nulla di desiderabile. (... ) Sentiva una tristezza,
quasi uno spavento de' passi già fatti. Il tempo gli s'affacciò davanti vuoto di ogni intento, d'ogni occupazione, d'ogni volere, pieno soltanto di memorie intollerabili. (...)
A guisa di chi è colto da un'interrogazione inaspettata e imbarazzante d'un superiore, l'Innominato pensò a rispondere a questi (interrogativi) che s'era
fatto lui stesso, o piuttosto quel nuovo lui, che cresciuto terribilmente ad un tratto, sorgeva come a giudicare l'antico.
Il tormentato esaminator di se stesso, per rendersi ragione d'un sol fatto, si trovò ingolfato nell'esame di tutta la sua vita. Indietro, indietro, d'anno in
anno, d'impegno in impegno, di sangue in sangue, di scelleratezza in scelleratezza: ognuna ricompariva all'animo consapevole e nuovo, separata da' sentimenti che l'avevan fatta volere e commettere: ricompariva
con una mostruosità che que' sentimenti non avevano lasciato allora scorgere in essa. Eran tutte sue, eran lui: l'orrore di questo pensiero, rinascente ad ognuna di queste immagini, crebbe fino alla disperazione.
S'alzò infuria a sedere, gettò in furia le mani alla parete accanto al letto, afferrò una pistola, la staccò, e... al momento di finire una vita divenuta insopportabile, il suo pensiero, sorpreso da un terrore, da un'inquietudine, per dir così, superstite, si slanciò nel tempo che pure continuerebbe a scorrere
dopo la sua fine. S'immaginava copi raccapriccio il suo cadavere sformato, immobile, in balia del più vile sopravvissuto; la sorpresa, la confusione nel castello, il giorno dopo: ogni cosa sottosopra; lui, senza
forza, senza voce, buttato chissà dove. Immaginava i discorsi che se ne sarebber fatti lì, d'intorno, lontano; la gioia de' suoi nemici. Anche le tenebre, anche il silenzio, gli facevan veder nella morte
qualcosa di più tristo, di spaventevole; gli pareva che non avrebbe esitato, se fosse stato di giorno, all'aperto, in faccia alla gente: buttarsi in un fiume e sparire.
E assorto in queste contemplazioni tormentose andava alzando e abbassando, con una forza convulsiva del pollice il cane della pistola; quando gli balenò in mente un altro
pensiero. - Se quell'altra vita di cui m'hanno parlato quand'ero ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita non c'è, se è un'invenzione de' preti; che fo
io? Perché morire? Cos'importa quello che ho fatto? cos'importa? è una pazzia la mia... E se c'è quest'altra vita...!
A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera, più grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte. Lasciò cader
l'arme e stava con le mani ne' capelli, battendo i denti, tremando.
Tutt'a un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ora prima:
- Dio perdona tante cose per un'opera di Misericordia!"
L'angoscia dell'Innominato potrà essere placata solo dalle parole del cardinale Borromeo:
"«Voi mi domandate dov'è questo Dio? E chi più di voi l'ha vicino? Non ve lo sentite in cuore che v'opprime, che v'agita, che non vi lascia
stare, e nello stesso tempo v'attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d'una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l'imploriate? ...
» A misura che le parole uscivano dal suo labbro, il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo ascoltatore, di stravolta e confusa, si fece da principio attonita e attenta, poi si compose aduna
commozione più profonda e meno angosciosa, i suoi occhi che dall'infanzia più non conoscevano le lacrime, si gonfiarono: quando le parole furono cessate, si coprì il viso con le mani e diede in un
dirotto pianto, che fu come l'ultima e più chiara risposta".
Ma tutto ha un prezzo. Chi paga il prezzo di tale liberazione?
La povera Lucia che, terrorizzata in una buia stanza del castello, invoca Misericordia per sè e per l'Innominato:
"Lucia stava immobile in quel cantuccio, tutta in un gomitolo, con le ginocchia alzate, con le mani appoggiate sulle ginocchia, e col viso nascosto nelle mani. Non era il suo
né sonno né veglia, ma una rapida successione, una torbida vicenda di pensieri, d'immaginazioni, di spaventi. Ora, più presente a se stessa, e rammentandosi più distintamente gli orrori veduti
e sofferti in quella giornata, s'applicava dolorosamente alle circostanze dell'oscura e formidabile realtà in cui si trovava avviluppata; ... stette un pezzo in quell'angoscia... tutte le memorie dell'orribil
giornata trascorsa, tutti i terrori dell'avvenire l'assalirono in una volta: ... fu vinta da un tale affanno, che desiderò di morire. Ma in quel momento, si rammentò che poteva almeno pregare... prese
di nuovo la sua corona, e ricominciò a dire il rosario.... "
La grazia, partendo dal cuore ferito di Lucia, raggiunge il cuore dell'Innominato.
Padre Andrea D'Ascanio
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