Commento teologico
Anche il profeta Osea drammatizza questo amore, rivelandoci la soluzione pensata dal Signore per ricondurre la sposa alla fedeltà: un duro deserto in un lungo esilio.
Parola del Signore rivolta a Osea, figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele.
Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse: «Va’, prenditi in moglie una prostituta, genera figli di prostituzione, poiché il paese non fa che
prostituirsi allontanandosi dal Signore».
Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: ella concepì e gli partorì un figlio. E il Signore disse a Osea: «Chiamalo Izreèl, perché
tra poco punirò la casa di Ieu per il sangue sparso a Izreèl e porrò fine al regno della casa d’Israele. In quel giorno io spezzerò l’arco d’Israele nella valle di Izreèl».
La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: «Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele,
non li perdonerò più. Invece io amerò la casa di Giuda e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l’arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri».
Quando ebbe svezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio. E il Signore disse a Osea: «Chiamalo
Non-popolo-mio, perché voi non siete popolo mio e io per voi non sono (Osa 1,1-99.
Il numero degli Israeliti sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. E avverrà che invece di dire loro: “Voi non siete popolo
mio”, si dirà loro: “Siete figli del Dio vivente”.
I figli di Giuda e i figli d’Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dalla terra, perché grande sarà il giorno di Izreèl!
Dite ai vostri fratelli: “Popolo mio”, e alle vostre sorelle: “Amata”. Accusate vostra madre, accusatela, perché lei non è più mia moglie
e io non sono più suo marito!
Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto; altrimenti la spoglierò tutta nuda e la renderò simile a quando nacque,
e la ridurrò a un deserto, come una terra arida, e la farò morire di sete. I suoi figli non li amerò, perché sono figli di prostituzione. La loro madre, infatti, si è prostituita, la loro
genitrice si è coperta di vergogna, perché ha detto: “Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande”.
Perciò ecco, ti chiuderò la strada con spine, la sbarrerò con barriere e non ritroverà i suoi sentieri. Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà,
li cercherà senza trovarli.
Allora dirà: “Ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso”. Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio, e la coprivo
d’argento e d’oro, che hanno usato per Baal. Perciò anch’io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione; porterò via la mia lana e il mio lino,
che dovevano coprire le sue nudità. Scoprirò allora le sue vergogne agli occhi dei suoi amanti e nessuno la toglierà dalle mie mani. Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati,
tutte le sue assemblee solenni. Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui ella diceva: “Ecco il dono che mi hanno dato i miei amanti”.
Li ridurrò a una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici. La punirò per i giorni dedicati ai Baal, quando bruciava loro i profumi, si adornava di anelli e di
collane e seguiva i suoi amanti, mentre dimenticava me! Oracolo del Signore.
Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acor in porta
di speranza. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: “Marito mio”, e non
mi chiamerai più: “Baal, mio padrone”.
Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal e non saranno più chiamati per nome. In quel tempo farò per loro un’alleanza con gli animali selvatici e gli uccelli
del cielo e i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese, e li farò riposare tranquilli. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore
e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.
E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà al grano, al vino
nuovo e all’olio e questi risponderanno a Izreèl. Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata, e a Non-popolo-mio dirò: “Popolo mio”, ed egli mi dirà: “Dio
mio”» (Os 2,1-25).
Il Signore mi disse: «Va’ ancora, ama la tua donna: è amata dal marito ed è adultera, come il Signore ama i figli d’Israele ed essi si rivolgono ad
altri dèi e amano le schiacciate d’uva».
Io me l’acquistai per quindici pezzi d’argento e un homer e mezzo d’orzo e le dissi: «Per molti giorni starai con me, non ti prostituirai e non sarai di alcun
uomo; così anch’io mi comporterò con te». Poiché per molti giorni staranno i figli d’Israele senza re e senza capo, senza sacrificio e senza stele, senza efod e senza terafìm.
Poi torneranno i figli d’Israele, e cercheranno il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni (Os 3,1-5).
Cosa fa allora il Signore? Non manda zolfo e fuoco su Gerusalemme e sulle città di Giuda. Neanche manda il diluvio universale per distruggere tutta la terra di Canaan. Manda invece
il suo profeta, Geremia, perché dica al suo popolo tutti gli orrendi misfatti, invitando Gerusalemme e tutto il popolo di Giuda alla conversione, ritornando nella piena osservanza della Legge dell’alleanza, il
cui primo comandamento condanna ogni forma di idolatria.
Il profeta viene e svela al popolo tutti i suoi misfatti, i suoi orrendi peccati, i suoi molteplici tradimenti, il suo abbandono del Signore. Gli annunzia che per tutte queste nefandezze
da esso commesse ci sarà la distruzione di Gerusalemme e di tutte le città di Giuda assieme a quattro flagelli che si abbatteranno sugli abitanti del paese: la fame, la peste, la spada, l’esilio. Tutti
sono avvisati. La fine è questa. Il popolo ritorna al suo Dio? Questi flagelli scompariranno. Il popolo non ritorna a Dio? Vi sarà in terra di Giuda devastazione, desolazione, distruzione, fuoco, peste, fame,
spada, esilio.
Lo stesso tempio di Gerusalemme, che è la gloria del regno, perché la casa del Signore sulla terra, sarà profanato, incendiato, spogliato, depredato. Di tutta la
sua ricchezza nulla resterà. Ogni cosa sarà portata a Babilonia. Di esso resterà solo qualche rudere e così anche avverrà per Gerusalemme. Diverrà la città rifugio di sciacalli
e altri animali selvatici.
Tutto dipende dalla conversione, dal ritorno al Signore. Non è Dio che manda la sciagura. Non è Lui che opera la distruzione. Lui avverte il suo popolo dei frutti che produce
l’idolatria e di quelli che nascono dall’osservanza della legge del Signore. La logica del Signore è una, una sola. Essa è la stessa che troviamo all’origine del tempo e della storia, non appena
l’uomo è stato creato: “Se ne mangi, muori”.
Quello del Signore è un processo senza sentenza, poiché la sentenza è già stata pronunciata il giorno dell’Alleanza stipulata tra Lui e il suo popolo.
La pena è già sentenziata così come anche il premio. Ma tutta la Scrittura procede per “latae sententiae”, per sentenza emessa nell’atto stesso di iniziare la vita o ricominciare a ripartire, dopo il disastro degli inizi che ha portato la rovina nell’umanità.
Ma anche nel Vangelo troviamo la stessa logica dell’Antico Testamento. Tutti i giudizi e i processi a cui il Vangelo ci fa assistere, non sono forse tutti di “latae sententiae”? Non rivelano già quale sarà la nostra fine, qualora il patto non sia osservato? Non sappiamo già che Gesù non ci conosce? Che Lui, Lui in persona, ci dirà: “Non vi conosco. Allontanatevi da me voi, operatori di iniquità?”.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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