mercoledì 19 agosto 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


La difesa di Maria Roncalli 

Il parroco di Ghiaie, il 23 novembre 1946, su richiesta di mons. Bramini, scrisse questa testimonianza: 
"In merito a quanto mi fu chiesto circa l'atteggiamento di  Maria Roncalli, cugina di Adelaide ed ora suora a Savona, presso  l'Istituto della Misericordia, ci tengo a dichiarare che la suddetta tenne sempre una condotta esemplare, fu seria e retta nel suo  operare; anche prima delle cosiddette apparizioni, aveva già  manifestato il desiderio di farsi religiosa, ma non potè allora  mettere in esecuzione il suo desiderio, perché impedita dal padre,  data la lontananza e le contingenze belliche. Affermo poi che  nessuna suggestione ebbe ad esercitare su Adelaide e che  l'accompagnò dovunque per mio incarico, perché la sorvegliasse  e sapesse quanto succedeva e dicesse poi, la cruda realtà. Ciò che  ha fatto e detto risulta da dichiarazioni già fatte da lei e da me, e  già in possesso di mons. vescovo e della commissione. 

Circa, poi, un fatto specifico, che in mano alla famosa  cricca (don Locatelli, parroco di Presezzo, don Paleni, parroco di  Bonate Sopra, don Bianchi, parroco di Madone, e Satelliti fra i  quali don Mapelli, curato di Bonate Sopra), servì come "casus  belli", e per dire che la megera dei fatti delle Ghiaie era la Maria  Roncalli del Gusto, come è riferito nella scandalosa e diffamatoria lettera di don Locatelli, parroco di Presezzo, è successo il 22  maggio 1944, dopo le undici di sera in casa Roncalli. Io ero  impegnato coi membri della commissione provvisoria, quando  venne in casa mia don Mapelli; avendo trovato Don Oldrati,  parroco di Gromo S. Marino e mio amico, lo invitò ad andare  con lui al Torchio, per parlare con Adelaide. L'uno e l'altro  rivolsero alla bambina delle domande. Adelaide ad una rispose in  un modo per loro non soddisfacente. La Maria la toccò sulla  spalla e le osservò che aveva sbagliato a parlare, e l'Adelaide si  corresse. Questo fatto servì alla cricca per dire che la bambina  era suggestionata dalla Maria e ne fecero un "casus belli". La  cosa fu riferita a me subito da don Oldrati. In seguito io ebbi ad  appurare la cosa e mi fu detto che la bambina era stanca e mezzo  addormentata, che non sapeva più che cosa dicesse. E come non  doveva essere così? Una bambina di appena sette anni, di  limitata capacità, abituata a dormire molto, dopo otto giorni di  continue interrogazioni, fino alle ore due o tre di notte, e senza poter mangiare con comodità, perché assillata da un  pubblico non sempre delicato per il soggetto, per l'orario. 
La mattina seguente, il 23 maggio, per le condizioni fisiche  della bambina che era diventata pallida e perché doveva  prepararsi alla la Comunione, credetti opportuno col permesso dei  genitori, di parlare con Mons. Vescovo, anche perché la bambina  aveva detto in presenza di Mons. Bignamini e di altri sacerdoti che  la Madonna sarebbe venuta ancora nei giorni di domenica, lunedi,  martedi, mercoledi: 28-29-30-31 (maggio, n.d.r.). 
Recatomi dal mio venerato superiore con lui si combinò di  portarla presso le Orsoline di Gandino in via Masone (città di  Bergamo, n.d.r.). Ciò che si fece nella medesima giornata. 
Ecco ciò che in coscienza ho creduto bene di esporre sulla  condotta della Maria Roncalli e del famoso "can can" prodotto  dall'episodio del 22 maggio 1944". 

Severino Bortolan 

Nessun commento:

Posta un commento