Apparizioni a Ghiaie
La difesa di Maria Roncalli
Il parroco di Ghiaie, il 23 novembre 1946, su richiesta di mons. Bramini, scrisse questa testimonianza:
"In merito a quanto mi fu chiesto circa l'atteggiamento di Maria Roncalli, cugina di Adelaide ed ora suora a Savona, presso l'Istituto della Misericordia, ci tengo a dichiarare che la suddetta tenne sempre una condotta esemplare, fu seria e retta nel suo operare; anche prima delle cosiddette apparizioni, aveva già manifestato il desiderio di farsi religiosa, ma non potè allora mettere in esecuzione il suo desiderio, perché impedita dal padre, data la lontananza e le contingenze belliche. Affermo poi che nessuna suggestione ebbe ad esercitare su Adelaide e che l'accompagnò dovunque per mio incarico, perché la sorvegliasse e sapesse quanto succedeva e dicesse poi, la cruda realtà. Ciò che ha fatto e detto risulta da dichiarazioni già fatte da lei e da me, e già in possesso di mons. vescovo e della commissione.
Circa, poi, un fatto specifico, che in mano alla famosa cricca (don Locatelli, parroco di Presezzo, don Paleni, parroco di Bonate Sopra, don Bianchi, parroco di Madone, e Satelliti fra i quali don Mapelli, curato di Bonate Sopra), servì come "casus belli", e per dire che la megera dei fatti delle Ghiaie era la Maria Roncalli del Gusto, come è riferito nella scandalosa e diffamatoria lettera di don Locatelli, parroco di Presezzo, è successo il 22 maggio 1944, dopo le undici di sera in casa Roncalli. Io ero impegnato coi membri della commissione provvisoria, quando venne in casa mia don Mapelli; avendo trovato Don Oldrati, parroco di Gromo S. Marino e mio amico, lo invitò ad andare con lui al Torchio, per parlare con Adelaide. L'uno e l'altro rivolsero alla bambina delle domande. Adelaide ad una rispose in un modo per loro non soddisfacente. La Maria la toccò sulla spalla e le osservò che aveva sbagliato a parlare, e l'Adelaide si corresse. Questo fatto servì alla cricca per dire che la bambina era suggestionata dalla Maria e ne fecero un "casus belli". La cosa fu riferita a me subito da don Oldrati. In seguito io ebbi ad appurare la cosa e mi fu detto che la bambina era stanca e mezzo addormentata, che non sapeva più che cosa dicesse. E come non doveva essere così? Una bambina di appena sette anni, di limitata capacità, abituata a dormire molto, dopo otto giorni di continue interrogazioni, fino alle ore due o tre di notte, e senza poter mangiare con comodità, perché assillata da un pubblico non sempre delicato per il soggetto, per l'orario.
La mattina seguente, il 23 maggio, per le condizioni fisiche della bambina che era diventata pallida e perché doveva prepararsi alla la Comunione, credetti opportuno col permesso dei genitori, di parlare con Mons. Vescovo, anche perché la bambina aveva detto in presenza di Mons. Bignamini e di altri sacerdoti che la Madonna sarebbe venuta ancora nei giorni di domenica, lunedi, martedi, mercoledi: 28-29-30-31 (maggio, n.d.r.).
Recatomi dal mio venerato superiore con lui si combinò di portarla presso le Orsoline di Gandino in via Masone (città di Bergamo, n.d.r.). Ciò che si fece nella medesima giornata.
Ecco ciò che in coscienza ho creduto bene di esporre sulla condotta della Maria Roncalli e del famoso "can can" prodotto dall'episodio del 22 maggio 1944".
Severino Bortolan
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