domenica 7 marzo 2021

La battaglia continua 3

 


Voglio ancora una volta sottolineare che, oggi, tutto è messo in dubbio, tutto viene discusso. Si rifriggono le vecchie eresie, le calunnie del Talmud contro il Cristianesimo, divulgandole quasi fossero frutti di studio serio e moderno. Ma noi identifichiamo il Cristianesimo con Gesù, e quindi, per noi, il Cristianesimo presenta caratteri di assoluta immutabilità. L’affermazione di Nostro Signore Gesù Cristo: «Io sono la Verità» (Giov. 14,6), la presenta come “persona” e, quindi, indistruttibile e immutabile, da manifestare e far conoscere sempre meglio quanto era già conosciuto e manifestato. Per questo, S. Vincenzo di Lerino (sec. V) definisce vero cattolico «colui che rifugge da ogni novità dottrinale» (cfr. Commonitorio, cap. XX), per cui è sempre vera la tradizionale definizione di Verità: “Veritas est adaequatio”. Dal secolo XVI il Trattato teologico sulla Chiesa fu più apologetico che di approfondimento della sua natura di “Corpo Mistico” e di “Popolo di Dio”, “notae” caratteristiche della vera Chiesa di Gesù. Perciò, rifiutare l’antica definizione della Verità per chiamarla “ricerca” significa voler distruggere il Cristianesimo.

Quindi, l’unione di tutti i cristiani non dipende dalla recita in comune del “Pater noster”, alla quale possono associarsi gli ebrei, i musulmani, i pagani, ma consiste nell’osservare tutto ciò che Gesù ha comandato e dal riconoscimento della “pietra” sulla quale Cristo ha edificato la sua Chiesa (Mt. 16,18) e dall’accettazione del “Primato di Pietro”, per il quale Gesù pregò, affinché non gli venisse meno la Fede, sì da poter confermare i suoi fratelli (Lc. 22,32). Infatti, se molti Vescovi resero dei servizi immensi e preziosi alla Verità, vi furono, invece, molti Autori di eresie che volevano distruggere la Chiesa, come, nei secoli III e IV, Melezio di Nicopoli e Paolo di Samosata, Eusebio di Cesarea, Apollinare di Laodicea. Anche del secolo VII, ricordiamo Sergio di Costantinopoli; ma anche alcuni Concilii parziali furono di grave danno per la Chiesa, come quello di Tiro, nel 335, quello di Rimini, nel 351, quello di Arles, nel 353, quello di Milano, nel 355, e anche il Concilio generale di Basilea del 1432, che si concluse con la ribellione ad Eugenio IV e l’elezione di un antipapa. Anche oggi, l’orgoglio e gli interessi umani si sono manifestati anche nel corso del Vaticano II, come la superbia, che hanno ribattezzata “libertà” e “rispetto per la personalità”, il malinteso “pluralismo”, l’invenzione della “Collegialità Episcopale”, hanno portato alla confusione delle idee, hanno lacerato la disciplina, hanno soffiato sul fuoco per darci lezioni, non per amore della verità, ma per condannarci per essere rimasti fedeli alla vera Fede della vera Chiesa di Cristo. “Nihil sub sole novi!”. Rileggendo la Storia della Chiesa, troviamo tanti avvenimenti simili ai nostri contemporanei che ci hanno portato a gravi e continue tempeste!

sac. Luigi Villa 

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