1 giugno 1946, apertura del mese del S. Cuore.
L'ora d'agonia di Nostro Signore è finita. Egli torna verso i suoi apostoli e li trova ancora addormentati; li risveglia con bontà. "Andiamo", dice, "Colui che mi tradisce è vicino". Gesù ha molto temuto, molto sofferto, molto lottato, ma ha finalmente vinto. Ha ritemprato il Suo coraggio. Ormai, non è nella paura, nell'abbattimento, o anche solo nella rassegnazione che il nemico lo troverà. Egli non solo lo aspetta con piede fermo; gli và davanti:
"Andiamo". Poiché Dio esige il sacrificio totale, Gesù non lo fa a metà: collabora pienamente: "Andiamo". Dove? Da quello che mi tradisce, che crede di tradire abilmente, cautamente; tutte le sue abilità non sono che rozze grossolanerie davanti all'ammirabile semplicità di Gesù: "Andiamo"; "Andiamo" al ripugnante bacio del traditore; "Andiamo", dove?.. alle manette dei soldati. Giuda aveva detto loro:
"Prendetelo, e portatelo via con buona scorta". Prudenza superflua! Gesù tende loro le mani, non senza averli prima fatti stramazzare a terra: "Andiamo". "Andiamo" dove? Ai colpi dei valletti armati di bastoni e di spade. Precauzioni inutili: Colui che comanda alle legioni d'angeli vuol'essere, davanti alla turba dell'umanità, senza difesa. Subito queste anime vili si accaniranno a suppliziarlo nella corte del gran-sacerdote; Lui, non distoglierà la sua Faccia da quelli che la insudiceranno, la depileranno, la schiaffeggeranno.
"Andiamo", dove? In mezzo ai peggiori nemici del Cristo, ai farisei, ai dottori della legge, ai prìncipi e ai sacerdoti. É l'Agnello in mezzo ai lupi. Le conosce bene quelle bestie crudeli che aspettano da lungo tempo l'ora per divorarlo. Non importa, Egli avanza davanti alle loro fauci aperte che bavano l'odio, le ingiurie, la gioia malvagia. Dove ancora? "Andiamo" alle umiliazioni, alle opposizioni, alle menzogne, alla curiosità malsana, alla stupidità popolare, alle beffe dei grandi, alle vigliaccherie, alle ingiurie, ai supplizi, ai peggiori dolori che si possano concepire, al disonore, all'incomprensione totale, all'insuccesso. "Andiamo" alla morte, all'annientamento, al trionfo del male. "Andiamo" senza voltare la testa, perché Dio lo vuole, semplicemente. "Ecco il mio Servitore", aveva detto di Gesù il profeta.
Il servitore che attende il suo Maestro, che non è trovato addormentato, che veglia, che guarda le mani del suo Maestro per indovinare quel che può fargli piacere. "Andiamo". Nostro Signore parla al plurale. Questa parola non si indirizza solo a Lui, ma anche agli apostoli e, dietro agli apostoli, a noi. Noi siamo tutti chiamati a seguire Gesù; Egli lo ha detto: "Colui che non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me". Come Lui dunque, noi dobbiamo andare incontro a prove, sacrifici, disillusioni, odii e ingratitudini, rovine e sofferenze, alla morte. Coraggiosamente "Andiamo". Fin dove andremo? Eh! Fino alla fine! "Colui che, avendo messo mano all'aratro si volta indietro, non è degno di Me".
"Andiamo" dunque. Perché c'è ricompensa finale? Oh! Certo che no! Perché Gesù lo desidera, ecco tutto! Egli è la Saggezza, Egli è l'Amore, è Tutto... E questo basta.
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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