domenica 12 gennaio 2020

L'ultimo Papa canonizzato



TREPIDA ATTESA 

Compiuto nel 1850 il quarto corso ginnasiale, Giuseppe Sarto si presentava  nel Seminario di Treviso per subire gli esami finali, e, tra i 43 studenti  esterni, veniva classificato a pieni voti “eminente” in tutte le materie di studio  (21).  
Poteva, adunque, proseguire senza timore gli studi così felicemente iniziati e raggiungere il suo sogno di servire, come sacerdote, il Signore in qualcuna  delle Parrocchie della sua Diocesi. 
Aveva tutti i requisiti voluti. Ma come fare se il povero cursore di Riese con  tutte le sue risorse stentava a tirare innanzi la numerosa famiglia, mentre ad  ogni alba e ad ogni tramonto, con una preoccupazione che gli stringeva il  cuore, si poneva davanti il problema del come campare la vita? 
Impossibile, anche se gli avessero detto che il suo Bepi sarebbe un giorno  diventato Papa! 
Dunque quel germe di vocazione sacerdotale che Giuseppe confidava spesso  alla madre doveva irrimediabilmente morire? 
No: doveva germogliare rigoglioso come un granello di frumento gettato  nelle zolle di un campo fecondo. 
Sul fanciullo predestinato che nel cuore portava il mistero di una grande  chiamata vegliava la Provvidenza Divina. 
*** 
I Patriarchi di Venezia, per un antico testamento, avevano il diritto di  assegnare nel Seminario di Padova alcuni posti gratuiti a giovanetti poveri  della Diocesi di Treviso aspiranti al sacerdozio (22). 
Patriarca di Venezia era a quei giorni l'E.mo Cardinale Jacopo Monico, figlio  di un modestissimo fabbro di Riese (23) 
Il Parroco Don Tito Fusarini, che aveva meditato sul caso pietoso del suo Bepi e andava pensando come risolverlo, non stette in forse, e, per mezzo del  Vicario Capitolare di Treviso, Mons. Casagrande, si rivolse a lui,  raccomandando vivamente, con una commovente supplica, il giovinetto Sarto  per un posto gratuito net Seminario di Padova. 
Intanto nella povera casetta di Giovanni Battista Sarto si pregava, ma più di  tutti pregava Giuseppe, il quale vedeva il suo avvenire come sospeso ad una  bilancia. 
Tutte le sue più care speranze dipendevano dalla risposta del Patriarca. 
*** 
Dopo un mese di preghiere, di trepidazioni e di ansie, venne finalmente la  risposta. 
Il Canonico Casa Grande in data 28 Agosto 1850 così scriveva a Giovanni  Battista Sarto: 
"Le si comunica che l'E.mo Cardinale Patriarca di Venezia si è compiaciuto  di assegnare al figlio di Lei, Giuseppe, un posto gratuito nel Seminario di Padova, avvertendo che da Sua Eminenza Rev.ma fu raccomandato allo  speciale patrocinio di quel Mons. Vescovo, ottenendone graziosa adesione”  (24). 
Il giovanetto pio e studioso ebbe un lungo respiro di sollievo e la sua gioia si  accrebbe ancora di più, quando poco dopo — il 19 del successivo Settembre  — indossava la veste chiericale. 
In quel giorno la buona Margherita — donna semplice, ma di alto sentire —  misurando nella sua fede la distanza che ai suoi occhi separava il suo Bepi  dagli altri figlioli, comandava loro di non chiamarlo più con il “tu”  confidenziale, ma di dargli, per rispetto, del “voi” (25): sfumatura gentile di  una educazione che nessuno le aveva mai insegnato, ma che essa attingeva da  quel profondo sentimento cristiano, di cui integralmente e santamente ogni  giorno viveva. 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.

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