Qual è il grande segreto per riuscire nelle opere di apostolato, per ottenere dei risultati soddisfacenti nel nostro lavoro? Ogni arte ha il suo segreto. Voi, che andate a scuola e avete qualche nozione sull'arte, voi sapete che ogni scuola si differenzia da un'altra scuola. La scuola di Raffaello aveva un dato modo di foggiare le figure, aveva il suo segreto; e così quella di Giotto, di Michelangelo, di Leonardo da Vinci. E così direte anche dei condottieri; ciascuno aveva ed ha un suo segreto per riuscire, per vincere, per raggiungere la cima, per battere il record...
Ebbene, qual è il segreto per riuscire nell'apostolato dell'educazione cristiana, nel campo della carità cristiana? Ve lo insegnerò in questa sera il segreto. Questo segreto è: l'unione con Dio, vivere con Dio, in Dio, uniti a Dio, avere sempre lo spirito elevato a Dio. In altre parole, è l'orazione intensa, secondo la definizione di san Tommaso: essa è il grande segreto! San Tommaso definisce l'orazione "elevatio mentis in Deum": l'orazione è elevazione della nostra mente a Dio.
L'orazione è il grande mezzo per riuscire in tutto quel che spetta alla nostra vita religiosa; l'orazione è la grande forza che tutto vince, il grande mezzo per riuscire quoad nos et quoad alios, per perfezionare noi stessi e per diffondere il bene nelle anime altrui.
L'unione della nostra anima, del nostro spirito a Dio è il grande mezzo per riuscire, per impreziosire tutte le nostre azioni! Tutto quello che si fa si trasforma, così, in oro, perché tutto si fa per la gloria di Dio e tutto diventa orazione.
Noi, sebbene cresciuti, direi, nell'orazione, non sempre portiamo l'idea ed il concetto della preghiera, di ciò che sia veramente l'orazione. L'orazione è la più grande arma, la più grande forza morale, il più grande segreto per riuscire in tutti i sentieri della vita qualunque siano: questo grande segreto è l'unione con Dio; l'orazione che è elevazione, e non meccanismo, che deve essere quale è, una unione con Dio. Onde aveva ben ragione quel grande che disse: l'uomo tanto vale quanto prega; e voi tanto valete quanto pregate!
Quanto più noi ci sentiamo stretti a Dio, quanto più noi, deboli, stiamo attaccati al più forte, a Colui che tutto può, quanto più staremo uniti a Lui, tanto più diverremo forti nello Spirito. Quanto più saremo umili, tanto più la nostra preghiera sarà umile, che è la prima condizione. Non per nulla abbiamo, nell'Evangelo, la parabola del Fariseo e del Publicano.
Sappiamo qual era la preghiera del fariseo, tutto gonfio e pieno di sé: "lo non sono come gli altri... Ti ringrazio Signore!... ".
E conosciamo l'altra, quella del pubblicano: "Signore, abbi pietà di me".
Preghiera umile quella del pubblicano e confidente!
Bisogna aver fede! Bisogna aver fede!... Non per niente molte volte, Gesù Cristo nel Vangelo dice: "La tua fede ti ha salvato!".
La preghiera deve avere l'anima, e l'anima della preghiera è la fede: la fede, che tutto ottiene e che trascina le montagne; la preghiera, che non si limita ad un'ora, ma deve essere la lausperennis, la preghiera che non mette limiti, che lascia a Dio la sua libertà, che non vuol vincolare le mani di Dio... Voi avete presente il concetto della Provvidenza materna di Dio che vuol essere pregata, anche se conosce tutti i nostri bisogni, e li vuole soddisfare.
Bisogna pregare! Tanto si vale quanto si prega! Tanto si cresce quanto si prega! E, se molte volte avviene che si ottiene senza pregare, l'uomo allora edifica un sepolcro a se stesso. Dice il Tasso:
"Non edifica quei che vol gl'imperi su fondamenti fabbricar mondani... Ma ben move ruine, ond'egli oppresso sol costrutto un sepolcro abbia a se stesso!"
(TASSO, Gerusalemme liberata, c. 1, v. 25)
Questi versi del Tasso sono la traduzione del "Nisi Dominus aedificaveris domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam".
Non mettete il vostro primo impegno nego studio; non mettete il vostro primo impegno nelle lettere; non il vostro primo impegno nelle scienze, neppure nella filosofia né nella teologia come scienza a se stessa; ma il vostro primo impegno mettetelo nell'orazione, nella preghiera.
Che la nostra preghiera si elevi a Dio come nube d'incenso - per usare una espressione del Profeta Davide: "Dirigatur, Domine, oratio mea sicut incensum in cospectu tuo, elevatio manum mearum sacrificium vespertinum... ". Sia come l'incenso profumato che tutti i popoli bruciavano davanti ai tripodi e alle are delle loro divinità... La nostra orazione si deve innalzare a Dio, come il profumo dell'incenso. "Dirigatur, Domine, sicut incensum in cospectu tuo!... ".
S. Luigi Orione
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