Le monache riconciliate per mezzo del Sacrificio
Gregorio: Era difficile, Pietro, che anche il parlare ordinario del santo non fosse pieno di prodigiosa efficacia, perché il suo cuore era elevato a cose alte e quindi non c'era parola della sua bocca che cadesse invano. Anche quando gli capitò di pronunciare qualcosa anche di non decisivo ma di semplice minaccia, anche allora la sua parola aveva tanta forza, come se l'avesse pronunziata non con animo esitante o condizionato, ma come una vera espressione di volontà.
Non lontano dal suo monastero, due religiose, appartenenti a famiglie nobili, vivevano l'osservanza religiosa nella loro casa; per le cose necessarie all'esterno prestava loro servizio un buon uomo, molto religioso e zelante.
Purtroppo capita spesso che la nobiltà dei natali provochi in alcuni una specie di volgarità d'animo, forse perché ripensando che sono stati un po' più degli altri, più difficilmente disprezzano se stessi in questo mondo.
Queste due religiose insomma non ancora avevano stretto bene i freni alla propria lingua, anche portando l'abito monastico, e spesso con le loro sgarbate parole provocavano ad ira quel pio uomo che le serviva. Questi per un bel pezzo riuscì a tollerarle, ma alla fine si presentò all'uomo di Dio e gli raccontò le molte insolenze che doveva subire. L'uomo di Dio porse bene l'orecchio a quanto gli veniva narrato e immediatamente mandò a dire a quelle così: "Tenete un po' più a freno la vostra lingua, perché, se non vi emenderete vi tolgo la comunione". Certo non intendeva con queste parole di lanciare la scomunica, ma soltanto di minacciarla.
Quelle però continuarono, senza mutare affatto le vecchie abitudini. Di li a pochi giorni morirono e furono sepolte in chiesa.
Successe allora questo: tutte le volte che in quella chiesa si celebrava la Messa solenne, quando il diacono ordinava: "Chi è scomunicata esca!", la loro vecchia nutrice, che soleva offrire oblate in loro suffragio, le vedeva venir fuori dal loro sepolcro e uscire di chiesa. Avendo osservato più volte che proprio alla voce del diacono non potevano restare in chiesa, si ricordò del comando che l'uomo di Dio aveva loro mandato, mentre vivevano, e cioè che le avrebbe private della comunione se non si fossero emendate nei modi e nelle parole.
Informò allora addolorata il servo di Dio, il quale, proprio di sua mano le diede un'offerta dicendo: "Andate e fate offrire per loro al Signore questa oblazione e saranno sciolte dalla scomunica". Difatti, dopo che fu sacrificata per loro l'offerta, quando il diacono intimava agli scomunicati di uscir fuori, quelle non furon viste uscirsene mai più.
Da ciò apparve evidente che il Signore le aveva riammesse alla sua comunione per intercessione del servo di Dio, perché non lasciavano più il loro posto in chiesa, come persone scomunicate.
Pietro: a me pare proprio inverosimile che un uomo, per venerabile e santissimo che sia, ma ancora vivente in questa carne mortale, abbia potuto assolvere anime che si erano già presentate all'invisibile giudizio.
Gregorio: Pietro caro, e non era in questa vita colui che si sentì dire: "Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato in cielo, e quel che scioglierai sopra la terra, sarà sciolto anche nel cielo"? In questo ufficio di legare e sciogliere gli succedono ora coloro che degnamente e con fede sono costituiti nel sacro governo. Ma perché l'uomo terrestre potesse avere tanta potestà, il Creatore del cielo e della terra è disceso dal cielo in terra e fattosi uomo per gli uomini - egli che era Dio - si è degnato concedere all'uomo composto di carne la facoltà di giudicare anche sulle cose dello spirito. Nel momento stesso in cui la potenza di Dio scendeva fino a farsi debolezza, proprio in quel momento la nostra debolezza veniva elevata al di sopra di sé.
Pietro: i tuoi ragionamenti armonizzano perfettamente con i prodigi che mi hai raccontato.
tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno
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