DIVINA AMICIZIA
L'uomo può vivere sopra tre piani: sotto-umano, umano, divino.
Piano sotto-umano.
Noi non possiamo dire a una scimmia che fa stupidaggini: «Non operare come una noce», perché la scimmia non può abbassarsi a diventare sotto-scimmia. A un uomo, invece, noi possiamo dire: «Non fare come una scimmia», perché un uomo, qualche volta, non fa quel che dovrebbe fare e quindi può abbassar se stesso a un livello sottoumano. Cadere da uno stato più alto non è possibile per la bestia; ma è possibile per l'uomo. Una scimmia non può diventare una noce; ma un uomo può diventare una bestia.
In tre modi, l'uomo può vivere a un livello sotto-umano:
1) Quando dice che non ha un'anima spirituale e in tal modo identifica se stesso con le bestie.
2) Quando afferma di non aver altro destino che quello di corrompersi nella polvere del sepolcro.
3) Quando si fonda sul principio che il solo scopo della vita è soddisfare gl'impulsi animali.
Piano umano.
L'uomo comincia a vivere l'esistenza umana, quando riconosce una differenza specifica fra sè e gli animali; quando, cioè s'accorge di possedere un'intelligenza capace di conoscere la verità e una volontà capace di scegliere il bene. E' veramente umano quando sottomette le cose sotto-umane alla sua volontà; per esempio, quando costringe il proprio corpo a servire la propria anima e costringe la propria anima a star soggetta a Dio. L'uomo sa d'essere più piccolo del cosmo; ma si rifiuta di essere spaventato dal cosmo, perché sa di essere « più grande del cosmo ». Egli, infatti, può mettere il cosmo dentro la propria testa, quando ne conosce le leggi. Ecco allora delinearsi il suo supremo compito: portare il capo nei cieli. Arrivato a questo livello, l'uomo sa che viene da Dio e deve ritornare a Dio. In tal modo l'universo prende l'aspetto quasi sacramentale: una realtà materiale, usata allo scopo di guidare al bene.
Piano divino.
Il vivere nel piano umano non soddisfa completamente, non soltanto perché la nostra ragione è limitata e la volontà è debole, ma anche perché nel piano umano, le nostre relazioni con Dio non sono chiare.
Com'è possibile per un uomo discendere sotto il piano umano, così è anche possibile per lui essere innalzato sopra il piano umano. Questo però non è nel suo potere. Come un cristallo non può diventare un fiore, così un uomo non può diventare figlio di Dio, con il suo sforzo non aiutato. Nessuno sforzo morale, nessun progresso evolutivo, nessuna filantropia intensificata può innalzare l'uomo a quel livello spirituale che lo renda partecipe della vita di Dio.
La pianta non può vivere di vita animale, se l'animale non la attira nel suo regno, In una maniera ancora più recisa, l'uomo non può vivere in Dio, se la vita divina non discende a lui e lo porta al suo piano. Come uno non può vivere una vita umana se non è nato per la vita umana, così uno non può vivere la vita divina, se non è nato alla vita divina. Fra il piano umano e il piano divino, c'è questa legge di gradazione: la vita viene dalla vita e la vita divina viene da Dio. « In verità, in verità, io ti dico : se l'uomo non nasce di nuovo per mezzo dell'acqua e dello Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio » (S. Giovanni, 3, 5). Questo nascere nel piano divino è opera del sacramento del battesimo.
Coll'essere nato di nuovo dallo spirito e non dalla carne, noi siamo innalzati al piano sopranaturale. Per salire su tale piano noi non abbiamo diritto, come una rosa non ha diritto di udire e un cane non ha diritto di parlare. Sul piano della natura, siamo creature di Dio, sul piano della sopra-natura, siamo figli di Dio. Nel piano naturale, Dio è creatore, provvidente e scopo dell'uomo. Nel piano sopra-naturale, Dio è padre, in quanto creatore, Dio è Figlio, in quanto Redentore e Dio è Spirito Santo in quanto Santificatore. Questa mistica unione con Dio che nasce nella nostra anima mediante il Battesimo, si esprime con la fede, con la speranza e con la carità; è accresciuta dai doni dello Spirito Santo e dai Sacramenti. Resta così evidente che, benché la nostra unione con Dio sia un libero dono, non può essere conservata o aumentata senza la nostra cooperazione. Supponiamo che io, svegliandomi al mattino, scopra d'aver ricevuto improvvisamente il dono infuso di suonare il piano. Se io non mi esercito a suonare, perdo anche il dono. Per analogia, il dono della Fede intanto si conserva in quanto si riproduce e lo si esercita.
FULTON J. SHEEN
Nessun commento:
Posta un commento