martedì 22 dicembre 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio

 


LA LIBERTA’ E LA CONCUPISCENZA 

Dio non si disdice nelle sue opere. Ma per aiutare l’uomo a ricuperare l’antica libertà gli ha dato alcune norme esplicite: 

« Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravi- danze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». «All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce della tua donna e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetta sia la terra per causa tua! Con lavoro faticoso ne trarrai cibo per tutti i giorni della tua vita; essa ti produrrà spine e triboli e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore della tua fronte mangerai il pane, finché ritornerai alla terra». 

Queste norme dovevano stabilire un ordine simile al primo, non uguale: la sussistenza dell’uomo non dipendeva più da Dio solo; egli doveva guadagnarsi il pane «con il sudore della sua fronte» e la donna doveva inoltre cooperare col suo dolore alla procreazione dei figli. Ogni coppia avrebbe formato una famiglia per la quale doveva assumere la respon- sabilità. L’uomo sarà tanto più uomo quanto meglio compirà il suo dovere di rappresentante di questa famiglia davanti a Dio e quanto più la sua volontà saprà dominare la sua concupiscenza entro questa famiglia. Era la prima fase della purificazione della carne. Oltretutto lo esigevano i figli nati nel peccato e più a lungo bisognosi dell’appoggio morale e materiale di una famiglia. Questa famiglia sarebbe stata come il clima spirituale che avrebbe accolto la Madre del promesso Messia e suo Figlio. 

Maria inaugurò una seconda tappa di purificazione facendo il voto di verginità; e nel contempo santificò la famiglia stessa. Le anime vergini, che hanno seguito il suo esempio, sono state un contributo santo alla purificazione per ricupera- re la libertà della carne, purificando la natura caduta. La nostra visione limitata – una delle tante conseguenze del peccato d’origine – ci impedisce di vedere la ripercussione sociale di quell’olocausto della concupiscenza, consumato da queste anime vergini. 

Il “nemico” ha tentato di ricavare la sua parte anche da questa seconda fase di purificazione: quella lotta contro la concupiscenza ha generato un’inconscia avversione al sesso, come se esso fosse opera del peccato. Ci fu perfino una setta che considerò il matrimonio come un’invenzione del diavolo. 

Per controbattere questo, basterebbe dire che il patto dell’antica alleanza, stipulato da Dio con Abramo, fu fatto per mezzo della circoncisione, prevenendo così quel che il demonio poteva suggerire molto più tardi. 

È certo che l’uomo, dopo il peccato d’origine, ha perduto quella serenità che proviene da una volontà soggetta a Dio, libera da sé stessa e dagli appetiti della carne. Tutto l’ordine “naturale”, che risiedeva nell’interno dell’uomo, dipendeva dall’ordine “soprannaturale della grazia”. Era questa la causa e il fondamento di quell’ordine “naturale”. Se si vuole ritornare a quell’equilibrio, in cui la volontà sia libera da ogni schiavitù, è necessario l’ordine soprannaturale della grazia, perché Dio volle l’uomo in questo stato e da esso dipendeva quell’equilibrio “naturale”. È la grazia, pertanto, quella che darà all’uomo quella “naturalezza” e spontaneità nel capire e nel parlare del sesso. Quanto più questa grazia va penetrando nell’anima, tanto più la va restituendo a quell’infanzia raccomandata dal Maestro. E quando mai i bambini hanno pensato che il sesso è qualcosa di misterioso? L’espressione “mistero della vita” è stata opera della concupiscenza disordi- nata. Per i bambini il sesso è qualcosa di tanto naturale come le mani, la testa e gli occhi. A questa naturalezza si può arrivare con l’aiuto della grazia. Ma lo stato attuale della società deve far ugualmente conservare il riserbo a coloro che l’hanno raggiunta. 

Bisogna notare che l’uomo di cuore puro ha un’ingenuità che può essere giudicata come mancanza di personalità. Questo crede l’uomo che ha messo la personalità in cose che non lo sono. Ciò si deve al fatto che egli non ha un cuore puro, ma macchiato; e quella macchia, che è cecità, non gli permette di vedere la realtà del piano divino. Perché la vera personalità si deve mettere in ciò che di più elevato possiede l’uomo: l’immagine che Dio ha impresso di Sé in lui: «Faccia- mo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza». L’uomo di cuore puro va acquisendo quella “somiglianza” divina, che è la sua vera personalità. 

Il santo è colui che ha raggiunto quella vera libertà divina, che Dio ha voluto per l’uomo come una partecipazione della Sua, e che niente ha a che vedere con l’indurimento che proviene dalla schiavitù della concupiscenza. 

JOSÉ BARRIUSO 

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