"5. L'impurità, dice Sant'Agostino, è un vizio che fa guerra a tutti e che pochi vincono. "La lotta è comune, ma la vittoria rara". Quante anime miserabili sono entrate in gara con questo vizio, e sono state sconfitte! Ma per indurvi ad esporvi alle occasioni di questo peccato, il diavolo vi dirà di non aver paura di essere vinti dalla tentazione. "Non voglio", dice San Girolamo, "combattere con la speranza della vittoria, per non perdere talvolta la vittoria". Non voglio espormi al combattimento con la speranza di vincere; perché, impegnandomi volontariamente nella lotta, perderò la mia anima e il mio Dio. Per evitare la sconfitta in questa lotta, è necessaria una grande grazia di Dio; e per renderci degni di questa grazia, dobbiamo, da parte nostra, evitare le occasioni di peccato. Per praticare la virtù della castità, è necessario raccomandarsi continuamente a Dio: non abbiamo la forza di conservarla; quella forza deve essere il dono di Dio. "E siccome sapevo", dice il Saggio, "che non avrei potuto essere continente se Dio non me lo avesse dato, ... andai dal Signore e lo supplicai." (Sap. 8.21) Ma se ci esponiamo alle occasioni di peccato, noi stessi forniremo alla nostra carne ribelle le armi per fare guerra all'anima. "Né", dice l'Apostolo, "cedete le vostre membra come strumenti di peccato per l'iniquità". (Rom. 6.13) Spiegando questo passaggio, San Cirillo di Alessandria dice: "Tu stimoli la carne; la armi e la rendi potente contro lo spirito". San Filippo Neri era solito dire che nella guerra contro il vizio dell'impurità, la vittoria è ottenuta dai codardi - cioè da coloro che fuggono dalle occasioni di questo peccato. Ma l'uomo che si espone ad esso, arma la sua carne, e la rende così potente, che gli sarà moralmente impossibile resistere ai suoi attacchi.
"6. "Grida", dice il Signore a Isaia, "tutta la carne è erba". (Isa. 40.6) Ora, dice San Giovanni Crisostomo, se tutta la carne è erba, è tanto sciocco per un uomo che si espone all'occasione del peccato sperare di conservare la virtù della purezza, quanto aspettarsi che il fieno, in cui è stata gettata una torcia, non prenda fuoco.
"Metti una torcia nel fieno, e poi osa negare che il fieno bruci". No, dice San Cipriano; è impossibile stare in mezzo alle fiamme e non bruciare. "Impossibile est flammis circumdari et non ardere". (De Sing. Cler.) "Può un uomo", dice lo Spirito Santo, "nascondere il fuoco nel suo petto, e le sue vesti non bruciare? o può camminare sui carboni ardenti, e i suoi piedi non essere bruciati?" (Prov. 6.27, 28) Non essere bruciati in tali circostanze sarebbe un miracolo. San Bernardo insegna che conservare la castità e, allo stesso tempo, esporsi all'occasione prossima del peccato, "è un miracolo più grande che resuscitare un morto".
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