venerdì 21 maggio 2021

Lettere di Sant'Agostino

 

LETTERA 11 

Scritta dopo la precedente. 

Fra le tante questioni di Nebridio A. sceglie la più difficile (n. 1), il  rapporto fra Incarnazione e Trinità (n. 2-3). L'Incarnazione fu un  esempio di umiltà perché l'uomo ascenda a Dio (n. 4). 

AGOSTINO A NEBRIDIO 

Un quesito assai difficile. 

1. Mentre mi teneva in grande pensiero la questione, postami da te  già da un pezzo anche con un certo tono di amichevole rimprovero,  sulle misure da prendere per poter vivere insieme, e avevo deciso  di risponderti e di chiederti risposta solo su questo e di non usare la  penna per nessun altra cosa inerente ai nostri studi finché non  fosse risolto tra noi questo problema, mi ha tranquillizzato di colpo  un'osservazione brevissima e oltremodo rispondente a verità della  tua ultima lettera: cioè che non dobbiamo darci pensiero di questo,  perché o noi verremo da te sicuramente non appena ne avremo la  possibilità, oppure quando potrai verrai tu da noi. Perciò, reso  tranquillo, come ho detto, su questo punto, mi son messo ad  esaminare con attenzione tutte le tue lettere, per vedere a quante  io debbo ancora rispondere. Ma in esse ho trovato tante questioni che, se anche si potessero risolvere facilmente, per il loro stesso  cumulo sarebbero eccessive per l'ingegno e il tempo a disposizione  di qualsiasi individuo. E per giunta sono così ardue che, anche se  me ne fosse stata proposta una sola, non esiterei a dichiararmi  sovraccarico. Questa premessa mira a far sì che tu smetta per un  po' di tempo di pormi nuovi quesiti finché mi sia interamente  liberato del debito, e mi risponda soltanto per farmi conoscere il tuo  parere. E questo pur sapendo quale danno sia per me, che, sia pure  per questo breve periodo, cesso d'essere messo a parte dei tuoi  sublimi pensieri. 

L'Incarnazione. 

2. Ascolta dunque il mio pensiero sulla mistica Incarnazione, che la  religione cui siamo stati iniziati ci propone a credere e a conoscere  come avvenuta per la nostra salvezza. Questo quesito, cui ho scelto  di dare una risposta a preferenza degli altri, non è certo il più facile  di tutti, ma mi è parso più di ogni altro meritevole che vi dedicassi  l'attività del mio pensiero. Infatti le questioni che riguardano questo  mondo non mi sembrano abbastanza pertinenti al conseguimento  della felicità e, se pure procurano qualche soddisfazione quando  vengono esaminate, tuttavia c'è da temere che occupino del tempo  che dovrebbe essere impiegato per qualcosa di meglio. Perciò, per  quanto concerne il problema che mi son proposto di trattare  adesso, mi stupisco innanzitutto che ti colpisca il fatto che si dica  che l'Incarnazione appartiene non solo al Padre e al Figlio ma anche  allo Spirito Santo. Questa Trinità infatti dalla fede Cattolica viene  presentata e creduta talmente inseparabile (e tale viene compresa  anche da pochi santi e beati) che, qualsiasi cosa venga da Essa  compiuta, si deve ritenere compiuta insieme dal Padre, dal Figlio e  dallo Spirito Santo. E niente fa il Padre che non facciano anche il  Figlio e lo Spirito Santo, niente fa lo Spirito Santo che non facciano  anche il Padre e il Figlio, niente fa il Figlio che non facciano anche il  Padre e lo Spirito Santo. Ne consegue evidentemente che  l'Incarnazione appartiene a tutta la Trinità: infatti se si è incarnato  il Figlio ma non si sono incarnati il Padre e lo Spirito Santo, essi  fanno qualcosa di diverso e d'indipendente l'uno dall'altro. Perché  dunque nei nostri misteri e nei nostri riti sacri l'Incarnazione si  celebra attribuendola al Figlio? Questo problema nella sua totalità è  così arduo e verte su un argomento così importante che la sua  spiegazione non può essere qui abbastanza facile né la sua  dimostrazione abbastanza sicura. Ma, poiché scrivo a te, io oso ciononostante accennare, piuttosto che spiegare, il mio pensiero,  affinché tu possa ricavare il resto da solo, dato il tuo ingegno e la  familiarità che v'è tra noi, per la quale tu mi conosci a fondo. 

Le proprietà delle Persone divine. 

3. Non v'è, o mio Nebridio, nessuna natura e nessuna sostanza  assolutamente che non abbia in sé e non riveli questi tre elementi:  in primo luogo di essere; in secondo luogo di essere questo o  quello; in terzo luogo di rimanere per quanto può nello stato in cui  si trova. Il primo ci rivela il principio stesso della natura da cui  derivano tutte le cose; il secondo la forma in virtù della quale  vengono create e in certo modo plasmate tutte le cose; il terzo, per  esprimerci così, è il permanere di tutte le cose nello stato ad esse  proprio. Ora, se è possibile che esista qualcosa che non sia questo o  quest'altro e non conservi le proprie caratteristiche; o che sia  questo o quello senza avere l'esistenza e senza conservare le  proprie caratteristiche quanto più può; oppure che conservi le sue  caratteristiche per quanto lo concedono le potenze che ha in sé, e  ciononostante non esista e non sia questo o quello, è anche  possibile che nella Trinità una Persona faccia qualcosa  separatamente dalle altre. Ma se comprendi che qualunque cosa  esista deve necessariamente e al tempo stesso essere questo o  quello e mantenere la propria natura per quanto può,  evidentemente le tre Persone non fanno nulla indipendentemente  l'una dall'altra. Vedo che di questa questione io ho esposto finora la  parte per causa della quale la soluzione diventa difficile; ma ho  voluto soltanto farti vedere in poche parole (se pure ho realizzato il  mio proposito) con quanto acume e verità venga intesa nella Chiesa  Cattolica l'inseparabilità di questa Trinità divina. 

Perché il Verbo si è incarnato. 

4. Ora ascolta come la difficoltà che colpisce la tua mente possa  perdere la sua forza. La caratteristica che è attribuita in proprio al  Figlio si può estendere anche al metodo e a una certa tecnica (se  usiamo appropriatamente questo termine in cose di tal genere) e  all'intelligenza dalla quale la mente stessa è plasmata mediante la  conoscenza delle cose. Poiché dunque mediante l'Incarnazione si è  ottenuto l'effetto di suggerirci, sotto la maestà evidente di certi  principi, una norma di vita ed un esempio di adempimento dei  precetti, non senza ragione tutto questo è attribuito al Figlio. Infatti in molte cose (che io lascio alla tua considerazione e alla tua  prudenza di pensare), pur essendo insite molte qualità, tuttavia una  si distingue e in maniera tale che non senza ragione acquista la  denominazione di proprietà specifica di quell'oggetto. Ad esempio,  nei tre generi di questioni sopra accennate, anche se si domanda se  una cosa esiste, è implicita altresì la domanda: che cos'è? - giacché  certamente non può essere senza essere qualche cosa -; ed anche  la domanda se sia buona o cattiva: infatti qualsiasi cosa esista  merita una valutazione; perciò quando si domanda di un oggetto  che cosa sia, esso deve necessariamente esistere ed essere oggetto  di valutazione. Allo stesso modo quando si domandano le qualità di  una cosa, essa, evidentemente, è anche qualche cosa. Così, pur  essendo tutti i particolari indissolubilmente uniti fra di loro, tuttavia  la questione non prende il nome da tutti, ma a seconda  dell'intenzione di colui che pone il quesito. Era dunque necessaria  agli uomini una norma, dalla quale fossero permeati e formati come  si conviene. Tuttavia non possiamo dire che questo stesso effetto,  che si verifica negli uomini per mezzo di tale regola, non esista o  non si debba desiderare. Ma prima cerchiamo di apprendere i mezzi  per giungere alla conoscenza e per rimanerci. Bisognava dunque  prima additarci qualche norma e regola di vita. E questo si ottenne  attraverso il disegno divino dell'Incarnazione che si deve attribuire  propriamente al Figlio, in modo che, per mezzo del Figlio, derivasse  la conoscenza del Padre stesso (cioè dell'unico principio da cui  derivano tutte le cose), ed una certa soavità e dolcezza interiore e  ineffabile nel permanere in questa conoscenza e nel disprezzare  tutte le cose mortali: e questo è il dono e il compito che si  attribuisce propriamente allo Spirito Santo. Perciò, sebbene tutte le  cose vengano compiute in perfetta comunione ed unità [dalle tre  Persone], bisognava tuttavia farcele vedere separatamente, a causa  della debolezza di noi che siamo caduti dalla unità nella  molteplicità. Nessuno infatti riesce ad elevare un altro alla  condizione in cui egli si trova se non discende in qualche modo nella  situazione in cui si trova l'altro. Hai qui una lettera che non è tale  da aver posto fine alla tua inquietudine su questo argomento, ma è  forse tale da aver fornito un punto di partenza preciso per le tue  speculazioni; sicché tu possa col tuo ingegno, a me ben noto,  investigare il resto e giungere a darne una spiegazione con l'aiuto  della pietà, su cui bisogna soprattutto fondarsi. 

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