mercoledì 19 luglio 2023

LA SPOSA DEL SANGUE LA S. CHIESA

 


L'Opera di Gesù Cristo non poteva morire con lui. Il suo Sangue doveva continuare a scorrere nelle anime, attraverso i sacramenti. Il Vangelo doveva essere trasmesso a milioni di uomini e la verità difesa dai nemici di ogni tempo. Era perciò necessaria la Chiesa, una santa e universale, che potesse compiere questa missione di salvezza. Gesù la fondò su Pietro, roccia inespugnabile, ma la fece sgorgare dal suo Cuore tratto. «Quel Sangue che esce dal Cuore di Cristo, dice S. Ambrogio, è prezioso, perché ci dona la Chiesa». E S. Gregorio: «La Chiesa fu fondata col Sangue, crebbe col Sangue, fu nutrita col Sangue, il suo fine sarà dunque il Sangue!» Perciò, conclude S. Caterina: «Il Sangue di Cristo è il tesoro della Chiesa». Il Sangue di Gesù, dunque, anima tutta la Chiesa, perché da esso riceve i mezzi per la propria santificazione. La Chiesa non ne è soltanto la conservatrice eterna, ma la dispensiera, avendo avuto da Cristo il mandato di farlo scorrere per la salute di tutte le anime. Ella è la sposa del Sangue di Cristo e la Madre universale di tutti i redenti. Per lei non vi è distinzione di razze, di ceti e persone; tutti i suoi figli ricevono lo stesso battesimo, siedono alla stessa Mensa Eucaristica, ricevono la medesima Grazia nei sacramenti e sono oggetto delle sue materne premure. Eppure quante persecuzioni contro questa Madre santa e generosa! Quante volte noi pure ci siamo vergognati di dichiararci suoi figli, quante volte ci siamo rifiùtati di obbedire alle sue leggi! Amiamo la Chiesa, come un buon figliuolo ama la madre, perché fuori di essa non vi può essere salvezza.

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Un campione di eroica fedeltà alla Chiesa e al Papa fu S. Gaspare del Bufalo. Nel luglio del 1809, Napoleone, dopo aver occupato Roma, fece arrestare e trascinare in esilio Pio VII. Ai cardinali, vescovi, e sacerdoti fu imposto un giuramento di fedeltà all'imperatore. Quando Gaspare, da poco più di un anno sacerdote, fu chiamato dal magistrato e invitato a giurare, rispose con fermezza: «Non posso, non debbo, non voglio!». Né valsero le lusinghe più blande e le più terribili minacce. Le conseguenze di tanto coraggio furono l'esilio a Piacenza e le carceri a Bologna, in S. Giovanni in Monte, a Imola e a Lugo di Romagna. Le sofferenze e le privazioni subìte in quei luoghi di pena furono così gravi che lo condussero sull'orlo della tomba. Ma anche in quelle condizioni egli rimase irremovibile ogni qualvolta gli si ingiungeva di mancare di fedeltà al papa. Imitiamolo anche noi in tanta fortezza cristiana! Le persecuzioni più violente non sono riuscite e non riusciranno mai a distruggere la Chiesa, né a interrompere una serie così gloriosa e santa di pontefici. Il Papa è il Vicario di Cristo, il Successore di Pietro, il Maestro di verità.


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