GESU' EUCARISTIA
l’amico che ti aspetta sempre
Santa Micaela del S. Sacramento, chiamata la pazza dell’Eucaristia, dice che l’Eucaristia era la sua passione dominante, il suo delirio, la sua pazzia. Afferma nell’autobiografia: «Alcune volte, non so quante, vidi aprirsi il tabernacolo, mentre ero in preghiera, e uscire la pisside, qualche volta aperta, perché adorassi il Signore... Il Signore mi fece vedere le grandi e speciali grazie che dai tabernacoli sparge sulla terra e anche su ogni individuo secondo le disposizioni di ciascuno... Vidi uscire come un fumo dal tabernacolo, molto brillante e chiaro, come la luminosità della luna, che saliva al di sopra delle case e gli abitanti prendevano parte a questa luce, chi più chi meno, anche stando dentro. Vidi, come una gradazione, il passaggio di questa influenza di paese in paese e verso le città fino ad arrivare alle loro chiese o ai tabernacoli; e vidi che perfino quando il Santissimo viene portato fuori per gli ammalati, continua a spargere intorno a sé perle preziose di benefici; e, se questo si vedesse, la gente accorrerebbe per respirare quell’atmosfera che il Signore lascia tanto profumata nell’aria. Sì, io vidi senza che me ne restasse dubbio, il torrente di grazie che il Signore sparge su chi lo riceve con fede e amore, come se spargesse pietre preziose di ogni colore... Vidi come una persona resta impregnata e avvolta da quel fumo lucente e brillante di grazia e questa impressione non si cancella dal cuore...»
«Il curato d’Ars si lasciava rapire particolarmente davanti alla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Passava davanti al tabernacolo spesso lunghe ore di adorazione prima dell’alba o durante la notte; nelle sue omelie era solito indicare il tabernacolo, dicendo con emozione: Egli è lì... Si poté subito vedere il risultato: i fedeli presero l’abitudine di venire a pregare davanti al Santissimo Sacramento, scoprendo attraverso l’atteggiamento del parroco, il grande mistero della fede» (Giovanni Paolo II ai sacerdoti, 16 marzo 1986).
«E certamente egli lo amava e si sentiva irresistibilmente attratto verso il tabernacolo. In ogni occasione, egli inculcava nei suoi fedeli il rispetto e l’amore per la divina presenza eucaristica, incitandoli ad avvicinarsi con frequenza alla mensa eucaristica ed egli stesso dava esempio di questa profonda pietà. Per convincersene, riferiscono i testimoni, bastava vederlo celebrare la santa Messa e fare la genuflessione quando passava davanti al tabernacolo» (Enc. Sacerdotii nostri primordia, Giovanni XXIII, 1 agosto 1959).
Angel Peña
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