giovedì 18 aprile 2024

DIO PUÒ FARE ANCHE IL MALE? Dio non può fare il male, perché non può volerlo; ma lo tollera per lasciar libere le creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male.

 


Gesù Cristo, come Dio, non poteva commettere i peccati che gli suggeriva il demonio che si provò a tentarlo (cfr. Mt 4, 1-10).  

 I. Dio non può commettere il male, perché non può volerlo. - Vi sono due specie di mali: il male fisico e il male morale. Il primo è la mancanza di perfezione fisica in un soggetto capace, che la deve possedere. Non è una colpa, cioè un vero male. La vista è una perfezione, un bene per l'occhio; la cecità, che è la mancanza di questo bene o perfezione, è un male fisico.  

 Il male morale è mancanza di un bene spirituale, la trasgressione della legge morale, che prescrive di fare il bene e di evitare il male. Il male morale è una colpa, cioè un peccato. L'onestà è un bene morale proprio dell'uomo: il ladro, che si appropria della roba altrui, manca di questo bene e commette un male morale, un peccato.  

 Il Catechismo nel numero precedente ci ha detto che Dio può fare tutto ciò che vuole. Ma Dio può fare anche il male? In altre parole, l'onnipotenza divina comporta in Dio anche la capacità di fare il male morale? No! Non può fare il male morale, perché non può volerlo.  

Ed ecco perché non può volerlo: perché è bontà infinita.  

Se volesse il male non sarebbe bontà infinita, perché in Lui ci sarebbe la malizia. Inoltre: perché il male è la mancanza del bene dovuto; in Dio però ci sono tutti i beni; Egli è infatti l'Essere perfettissimo e a Lui non può mancare nessuna perfezione.  

 II .... ma lo tollera per lasciar libere le sue creature. - L'ordine del mondo esige che tutte le cose materiali finiscano: il fiore deve perdere la sua bellezza e appassire, perché possa maturare ii frutto; questo deve marcire, per dar modo ai semi che racchiude di germogliare e dar vita alla nuova pianta. I mali fisici, nei disegni di Dio, sono destinati ad un bene e a uno scopo più alto; Gesù Cristo non   liberò i suoi apostoli dalla povertà materiale, e sottopone i suoi santi alle più dure prove morali e fisiche per renderli più simili a sé e degni della sua gloria.  

Dio invece non può volere il male morale, ma lo permette nelle creature alle quali ha dato la libera volontà, cioè la capacità di fare o non fare, fare una cosa a preferenza di un'altra. Io posso correre o star fermo, a mia libera scelta, posso pregare o leggere, benedire o maledire i miei fratelli, appunto perché sono libero.  

 Purtroppo la libertà, la più grande nostra ricchezza, è divenuta un'arma pericolosa nelle nostre mani: per il peccato noi abbiamo acquistato la tremenda possibilità di fare anche il male, cioè di abusare della libertà. La libertà, nei disegni del Creatore, doveva servire solo per fare il bene; l’uomo, peccando, ha sciupato il dono della libertà e si è reso capace di fare anche il male.  

 Dio tollera il male morale perché non vuole costringere la volontà dell'uomo, che Egli ha voluto creare libero, per il maggior bene di lui. Dio rispetta la libertà umana e sa trarre, nella sua infinita sapienza e con la sua infinita onnipotenza, il bene anche dal male.  

Dio non costringe la volontà umana. A un giovane ricco, che gli chiedeva che cosa dovesse fare per acquistare la perfezione, Gesù, rispose: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che hai, dallo ai poveri, e ne avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19,21). Il giovane non accettò l'invito e se ne andò afflitto. Gesù gli lasciò la libertà e non lo costrinse a seguire il suo consiglio.  

 Se Dio togliesse la libertà all'uomo questi diverrebbe un automa: ma Dio sa bene che vale di più un atto buono di libera volontà che un mondo pieno di perfettissime macchine.  

III. ... sapendo poi ricavare il bene anche dal male. - Il tradimento di Giuda, che consegnò il Redentore ai carnefici e la sentenza del Sinedrio che condannò a morte il Signore, furono grandi peccati, commessi liberamente: ma Dio seppe fare in modo che contribuissero indirettamente alla Redenzione dell'intera umanità. Dio lascia agire il peccatore finché vive su questa terra. Se, aiutato dalla grazia divina, si pentirà, il Signore farà trionfare la sua misericordia; se invece persisterà nel peccato, rifiutando gli inviti della grazia, farà trionfare la sua giustizia.  

Dal male che si commette nel mondo, Dio sa trarre innumerevoli benefici, molti dei quali ci sono ignoti. Uno dei principali è certamente quello di dare agli eletti occasione di rafforzare la loro virtù, di rendersi simili al Figlio di Dio, che volle soffrire e morire sulla croce e di acquistare maggior merito e un grado più grande di gloria in cielo.  

 Dalla crudeltà dei tiranni Dio seppe far nascere gli eroismi dei martiri cristiani; dalle calamità inenarrabili delle guerre, volute dalla iniquità umana per soddisfare innominabili interessi, Dio trae prodigi di rassegnazione, di virtù, di abnegazione e di eroismo. Dalle miserie morali e materiali gli eroismi sublimi della carità, come quelli ammirabili di San Giovanni Bosco e di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.  

 Riflessione. - Dio ci ha dato la libertà' perché ne facciamo buon uso. Ogni volta che ne abusiamo, scegliendo liberamente il male, andiamo contro la volontà divina e ci procuriamo la nostra rovina.  

 ESEMPI. – 1. Il re Manasse, castigato da Dio, si pente e fa penitenza dei suoi peccati (cfr. Prl.33, 9-18).  

2. Giuseppe l'Ebreo. - Come Dio sappia trarre il bene anche  dal peccato, risulta assai chiaramente dalla storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, narrata diffusamente nel libro della Genesi (cc. 37-50). Giuseppe fu venduto, dai fratelli che lo odiavano e condotto schiavo in Egitto. In casa di Putifar, dove viveva in dorata schiavitù, non avendo voluto commettere una turpitudine, cui lo invitava la padrona, fu da questa falsamente accusato e fatto cacciare in carcere. Ma il Signore non abbandonò il servo fedele. In prigione Giuseppe fu illuminato da Dio a interpretare alcuni sogni dei grandi della corte e dello stesso Faraone. Dalla prigione Giuseppe passò alla dignità di primo ministro dello stato. I fratelli di lui furono condotti dal loro paese in Egitto a fare acquisti di grano per fronteggiare la generale carestia che infieriva da diversi anni. - Fattosi riconoscere dai fratelli che lo avevano venduto schiavo, non solo non volle vendicarsi, ma li rassicurò e li consolò, dicendo: Non temete e non vi sembri duro l’avermi mandato venduto in questo paese, perché per la vostra salvezza Dio mi ha mandato innanzi a voi in Egitto... Rimangono ancora cinque anni in cui non vi sarà né aratura né messe. Or Dio mi ha mandato, innanzi a voi, perché siate conservati sulla terra e possiate aver cibo per vivere. ...Su, presto, andate da mio padre, e ditegli: «Vieni da me, senza indugio, e dimorerai nella terra di Gessen, e sarai vicino a me, tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, con le tue pecore, i tuoi armenti e tutto quello che possiedi. E io vi sosterrò» (Gn.45, 5-12 passim). Giacobbe scese in Egitto, dove i suoi discendenti vissero alcuni secoli e diventarono un grande popolo. 

Sac. C. T. DRAGONE, P. S. S. P. 

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