19 settembre 1946, Nostra Signora de la Salette.
Recandosi all'orto degli Ulivi, Gesù previene tristemente i suoi discepoli che sarà loro di scandalo. Che significa? Che avranno vergogna del loro Maestro. Sarà l'occasione della loro caduta. Li tenterà, almeno indirettamente. Le circostanze in cui si troveranno saranno il colpo di sonda della loro fede, della loro devozione, del loro amore. E tutti... soccomberanno. Eppure credono a Gesù poiché hanno fatto anche miracoli in suo nome; gli sono anche devoti poiché l'hanno accompagnato a Gerusalemme malgrado i rischi da correre; lo amano perché hanno lasciato tutto per seguirlo. Tutto questo, e la lunga formazione di tre anni, sono tuttavia insufficienti ad assicurare la loro perseveranza.
Essi hanno creduto in Gesù a causa delle manifestazioni della sua potenza; l'hanno seguito perché ne attendevano una ricompensa, l'hanno amato per il suo fascino. Adesso bisognerà seguirlo nella decadenza, servirlo senz'altra ricompensa che il supplizio, amarlo, non più per sè, ma per Lui. Allora tutto quello che c'è ancora di umano nei sentimenti degli apostoli viene a galla e si mostra. Nessuno di loro ha ancora realizzato che, per seguire Gesù, bisogna prendere la croce come Lui. "Essi non compresero, dice il Vangelo, quando Gesù diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia crocifisso". Gesù non ha illusioni sulla solidità della loro attitudine, e li previene con questa parola della Scrittura: "Colpirò il Pastore e le pecore saranno disperse!". Bontà di Gesù! Egli vuole, con questo mezzo, non solo mostrar loro la loro debolezza, la loro incapacità a tenere se si staccano dall'albero della Vita, la necessità della forza divina nella perseveranza e nella santificazione, ma anche sbarazzarli del loro orgoglio, dei loro interessi affinché siano più forti di fronte alle avversità che li attendono nel corso e alla fine del loro apostolato.
É così che al presuntuoso Pietro, annunciandogli la sua caduta particolarmente incresciosa, che doveva umanamente farne l'ultimo degli apostoli, vicino quasi a Giuda, conferma in anticipo il suo primato: "E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli". Come!?.. lui, il più vile, confermare quelli che lo sono stati meno di lui!... Sì, e qui si rivela ancora la follia divina di fronte alla sapienza umana. Le decisioni di Dio che ci sembrano paradossali sono marcate dal conio della più profonda saggezza. Egli conosce la nostra natura decaduta. Sà che essa non può sollevarsi che quando ha toccato il fondo della sua miseria, prima, poi ricorrendo a Lui solo nel più umile e confidente abbandono. Si direbbe che Egli ci dà delle occasioni di peccare che per meglio elevarci e stringerci al Suo Cuore.
Oh! Andiamo dunque a Lui, come e meglio del figliol prodigo, come San Pietro, e ridiciamogli, come il capo del sacro collegio: "Signore, Tu sai tutto, Tu sai che sono un miserabile peccatore, ma sai anche che Ti amo con tutto il mio cuore, adesso che non amo più me perché giustamente mi disprezzo".
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
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